Le trasfusioni di sangue: da sapere c’è molto più di quanto immagini

Le trasfusioni di sangue consistono semplicemente nel trasferimento di una porzione di sangue da un donatore a un ricevente. Ma non è tutto qui, ci sono diversi controlli che devono essere effettuati prima e alcune controindicazioni a cui potresti andare incontro in seguito. Vediamole allora più nel dettaglio.
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Giulia Dallagiovanna 25 Ottobre 2019
* ultima modifica il 12/10/2020

Le trasfusioni di sangue consistono nel traferire una certa quantità di sangue da un donatore a un ricevente, come probabilmente già saprai. Naturalmente, per endovena. E fin qui, nulla di nuovo. Ma conosci di preciso come avvengono e quando devono essere effettuate? Di norma, ricorre periodicamente a questa procedura chi ha un organismo che non riesce a produrre sangue a sufficienza, perché, ad esempio, soffre di una malattia specifica, come l'anemia o la talassemia. Ma può diventare anche una procedura d'emergenza quando perdi troppo sangue durante un intervento chirurgico o per un incidente grave. Infine, anche alcune forme di tumore, come la leucemia, richiedono un costante apporto di siero dall'esterno.

Il percorso che fa il sangue dal donatore al ricevente è costantemente monitorato e le sacche sono sottoposte a diversi controlli per ottenere un prodotto sicuro al 100%. Forse non sapevi però che non è solo il sangue intero a poter essere trasfuso, ma anche alcune frazioni di cui questo è composto, come cellule oppure plasma. Cerchiamo allora di vedere più nel dettaglio come avviene una trasfusione.

Cosa sono

Per prima cosa, vediamo insieme cosa sono le trasfusioni di sangue. Si tratta di prelevare parte del fluido da una persona che ha scelto di essere donatore per infonderlo in un paziente che lo necessita, il ricevente appunto. Può aver bisogno del prodotto intero, oppure di alcune sue componenti in base al suo problema di salute specifico. Inoltre, può accadere che queste due persone, donatore e ricevente, combacino.

Come? Attraverso le trasfusioni autologhe: accade soprattutto prima di un intervento chirurgico dove già si intravede la possibilità di dover ricorrere a questa procedura d'emergenza e il sangue viene raccolto prima di procedere all'operazione, in modo che poi sarà già pronto per essere trasferito. Questo meccanismo si differenzia da quello delle trasfusioni omologhe, dove vengono coinvolte due persone, il cui siero deve essere compatibile o il ricevente potrebbe soffrire di complicanze anche gravi.

Da dove viene il sangue

Per ogni trasfusione in cui un ricevente beneficia di una sacca di siero, è necessario un donatore di sangue che abbia permesso la raccolta del prezioso liquido. In Italia queste figure sono tutte volontarie e lo fanno in modo gratuito come ti avevamo già spiegato su Ohga, quando avevamo raccontato le storie di un donatore e di un ricevente. Questa situazione è fondamentale per garantire la sicurezza di quello che viene poi raccolto e distribuito a chi ne fa richiesta.

La donazione avviene in un centro trasfusionale nazionale, dopo che il volontario è stato sottoposto a tutti i controlli necessari. Su Ohga ti avevamo inoltre spiegato come si diventa donatore di sangue. Ci sono diverse associazioni che raccolgono i volontari e alle quali puoi rivolgerti se vuoi qualche informazione in più su questa possibilità. La più grande è sicuramente l'Avis, ma esistono anche altre realtà più piccole come la Fratres, oppure l'Associazione amici del Policlinico e della Mangiagalli.

il sangue raccolto viene poi recapitato alla struttura sanitaria che ne ha fatto richiesta, oppure conservato sotto forma di scorte presso le banche del sangue, che hanno il compito di controllarlo e conservarlo in modo che non si alteri e possa essere disponibile in caso di necessità.

Da cosa è composto il sangue

Ma forse un passo indietro può esserti utile. Sai già, di preciso, da cosa è composto il tuo sangue? E a cosa serve la distinzione in gruppi sanguigni o capire se il tuo è positivo o negativo? Procediamo per gradi. Prima di tutto, quel fluido rosso che scorre nelle tue vene ha una porzione liquida e una corpuscolare. La prima ha un colore giallastro ed è il plasma, la seconda invece è un insieme di cellule e prende il nome di ematocrito. In particolare, qui si trovano globuli rossi, che conferiscono proprio la sua tinta tipica al sangue, e in percentuale molto più ridotta globuli bianchi e piastrine.

Sono gli antigeni sui globuli rossi a determinare il tuo gruppo sanguigno

Prendi ora i globuli rossi, quelli che in Esplorando il corpo umano portavano l'ossigeno nei loro marsupi posteriori. Queste cellule, che in realtà sono più simili a caramelle alla frutta, presentano alcune molecole sulla loro superficie, che vengono chiamate antigeni. Ogni antigene viene definito da una lettera o da un numero: A,B,0. Esatto, è proprio dalla loro combinazione che si può capire a quale gruppo sanguigno appartieni tra i quattro esistenti: A, B, AB, 0.

C'è poi un altro elemento che può essere presente, oppure no, sulla superficie di queste cellule, ovvero il Rhesus D. In altre parole, il fattore Rh. Se lo hai, sarai Rh positivo, in caso contrario il tuo fattore sarà negativo.

La compatibilità fra gruppi sanguigni

La compatibilità fra gruppi sanguigni è fondamentale perché la trasfusione sia efficace e soprattutto per evitare complicazioni di salute gravi per il ricevente. Per individuare persone compatibili tra loro è necessario prendere in considerazione sia i gruppi sanguigni che il fattore Rh. In questo modo:

  • Gruppo A: può ricevere solo dai gruppi A e 0.
  • Gruppo B: può ricevere solo dai gruppi B e 0.
  • Gruppo AB: può ricevere da tutti i gruppi (A, B, AB e 0), per questo viene definito ricevente universale.
  • Gruppo 0: può ricevere sangue solo dal gruppo 0, mentre può donare a tutti e infatti viene chiamato donatore universale.

Una volta stabilita la compatibilità tra gli antigeni, bisogna guardare al fattore Rh:

  • Rh negativo: può ricevere solo da Rh negativo (la presenza di questo fattore verrebbe infatti considerata una minaccia esterna e l'organismo del donatore produrrebbe degli anticorpi per attaccare il sangue che è stato infuso).
  • Rh positivo: può ricevere sia da Rh positivo che da Rh negativo.

Dopo aver fatto tutti i calcoli del caso, siamo pronti a procedere con la trasfusione. Ma quale tipo di preciso?

I tipi di trasfusione di sangue

Come ti ho già accennato, esistono diversi tipi di trasfusioni di sangue che rispondono a necessità precise del ricevente. Alcuni hanno bisogno del sangue intero, così gli viene infusa la classica sacca rossa, così come te la immagini. Altri pazienti potrebbero invece aver bisogno degli emocomponenti, cioè di una specifica porzione di sangue che viene ottenuta attraverso un frazionamento. Questa suddivisione può essere fatta attraverso macchine dal funzionamento piuttosto semplice, una volta prelevato il siero dal donatore. Esiste però anche una tecnica, chiamata aferesi, che consente di prelevare solo quegli elementi richiesti dal ricevente e di ottenere: plasma fresco concentrato, crioprecipitati, concentrati piastrinici, emazie concentrate (composta da globuli rossi, leucociti e piastrine) e così via.

Infine, è possibile che una persona, ad esempio un emofilico o chi soffre di un'altra malattia emorragica, abbia necessità di integrare degli emoderivati che il suo corpo non produce. In questo caso si deve lavorare il plasma in modo industriale e si devono produrre specifici farmaci, chiamati plasmaderivati. Di solito comprendono diversi elementi, come albumina, immunoglobuline, fattori della coagulazione.

Come si effettuano

Ormai abbiamo tutto, rimane da capire come si effettuano, nella pratica, le trasfusioni di sangue. Come tutte le procedure medico sanitarie, si dividono in un prima, cioè nella fase di preparazione, il momento preciso dell'infusione e un dopo. Proviamo a guardare questi passaggi più da vicino.

Prima

Prima della trasfusione vera e propria, si eseguono quelle che vengono chiamate le indagini pretrasfusionali, il suo scopo è evitare i possibili pericoli e le eventuali complicanze che potrebbero derivare da questa operazione. Per prima cosa, dunque, verrà determinato il tuo gruppo sanguigno e il fattore Rh, attraverso la puntura di un dito o un piccolo prelievo, in modo da capire quale tipo di donatore è necessario. Poi dovrai sottoporti a un test per individuare la presenza di malattie infettive, anche perché non di rado queste sono asintomatiche e tu potresti non sapere di averle contratte.

A questo punto si fa richiesta di quello che serve, che sia sangue, emocomponenti  o emoderivati. Qualsiasi prodotto venga rilasciato, viene registrato alla partenza e all'arrivo, in modo che ogni sacca sia tracciata e venga garantita la sicurezza per il ricevente. Dopodiché si ricercano gli anticorpi irregolari nel paziente e alla fine si fa una sorta di prova generale di compatibilità in laboratorio, chiamata cross-match.

La trasfusione

Ora è il momento di preparare il braccio, perché il sangue del donatore compatibile verrà ufficialmente infuso nel tuo organismo per via endovenosa. E questa è la fase della trasfusione vera e propria, che può essere effettuata in un reparto o nella sala operatoria di una struttura ospedaliera, così come in terapia intensiva. È però anche possibile, soprattutto in caso di patologia cronica, che la trasfusione sia effettuata direttamente a domicilio, se vi sono tutte le condizioni perché questo sia fattibile.

Quando si ricorre a una trasfusione

Una trasfusione si effettua principalmente in due casi: quando si vuole prevenire una grave carenza di sangue o di un suo componente, ad esempio prima di un intervento chirurgico, o per intervenire a scopo terapeutico una volta che si è verificata questa mancanza. Si tratta comunque di una pratica più frequente di quello che potresti immaginare e che può essere eseguita su pazienti di ogni età, dai bambini agli anziani.

Ci si sottopone quindi a questo trattamento quando subisci un grave incidente o riporti lesioni molto serie per una qualunque ragione, in seguito a un avvelenamento o a un'ustione, nel corso di un operazione chirurgica dove hai perso una grande quantità di sangue, se soffri di un'emorragia improvvisa e che ti priva di troppo liquido. Ma le trasfusioni di sangue, emocomponenti o emoderivati servono soprattutto per chi soffre di malattie emorragiche, come la talassemia o l'emofilia, oppure per chi ha sviluppato un tumore come la leucemia o, ancora, in caso di anemia grave.

In generale, ogni qualvolta il tuo corpo registra una mancanza grave di sangue o di uno qualunque dei suoi preziosi componenti, sarà necessario ricorrere a una trasfusione per incrementarlo di nuovo.

La trasfusione in caso di anemia

L'anemia si verifica quando hai una grave carenza di globuli rossi nel sangue. O meglio, quando hai l'emoglobina bassa. L'emoglobina è la molecola contenuta in queste cellule e che conferisce loro il tipico colore rosso. È proprio lei infatti a legarsi al ferro e a trasportare questo sale minerale all'interno del tuo organismo. Non solo, ma si occupa anche di garantire la corretta ossigenazione di organi e tessuti, se quindi viene a mancare è un problema serio per tutto il corpo. E questo problema diventa grave quando i i livelli di emoglobina scendono molto al di sotto della soglia consentita: 13 g/dl nell’uomo e a 12 g/dl nella donna. A questo punto potrebbe rendersi necessaria una trasfusione per reintegrare le componenti perse del sangue.

La trasfusione in caso di leucemia

La leucemia è un tumore del sangue che si verifica quando il tuo midollo osseo inizia a produrre globuli bianchi in eccesso e li immette in circolo prima del tempo, quando non sono ancora perfettamente funzionanti. Ma queste cellule di troppo, impediscono a globuli rossi e piastrine di crescere come dovrebbero e quindi l'intero sistema del sangue e poi del tuo corpo in generale viene messo a repentaglio in modo grave. La cura per questa forma di cancro è, come spesso accade, la chemioterapia, che mirerà a distruggere le cellule malate nel sangue. I farmaci però non sono del tutto in grado di operare una distinzione precisa e potrebbero decimare anche le componenti sane. Per questo motivo si ricorre alle trasfusioni come terapia di supporto, per evitare gravi carenze nel paziente.

I sintomi dopo una trasfusione

Se la trasfusione è andata a buon fine, non dovresti avvertire nessun sintomo. Proprio come se non fosse mai accaduto nulla di nuovo. Anzi, dovresti prestare attenzione a ogni strano segnale che ti invia il tuo corpo in quel momento. Un po' di mal di testa, una sensazione di nausea, difficoltà a respirare potrebbero indicare che si è verificato un problema, nonostante tutti i controlli fatti prima. Tieni presente però che si tratta di una pratica utilizzata ormai da secoli nella medicina e che nel tempo è stata perfezionata e resa sempre più sicura: è quindi abbastanza raro che vi siano errori di valutazione.

Cosa mangiare dopo una trasfusione

Dopo una trasfusione puoi mangiare quello che vuoi. Chiedi pure un consiglio al medico, se vuoi sentirti più sicuro, ma non esiste una dieta specifica da mantenere una volta ricevuto del sangue nuovo. Tieni però presente che se soffri di altre patologie che prevedono un regime alimentare particolare, dovrai continuare a seguirlo.

Le controindicazioni e i pericoli

Rare, sì, ma non rarissime: durante una trasfusione è possibile che si verifichi una complicanza o che la situazione presenti una controindicazione a tutta o parte della procedura. Vediamo allora quali sono i possibili rischi o pericoli a cui potresti andare incontro.

Il più frequente è una reazione allergica al sangue del donatore. Per quanto la sostanza possa essere compatibile con il tuo organismo, si tratta pur sempre di un nuovo arrivato che il tuo corpo potrebbe non gradire. In questo caso, avvertirai i sintomi tipici di questa problematica, come: febbre, difficoltà respiratorie, tachicardia, mal di stomaco e nausea. Ma anche brividi alternati a vampate di calore, dolore alla schiena oppure al torace. Di solito, ti rendi conto subito che il siero viene rigettato e dovrai quindi avvertire il medico in modo che la trasfusione venga sospesa all'istante.

Un'altra complicazione molto comune è la febbre. Non un'influenza vera e propria, ma un modo che il tuo corpo utilizza per reagire ai globuli bianchi presenti nel sangue del donatore e che spesso e volentieri non piacciono a quello del ricevente. Per questa ragione, il più delle volte le banche del sangue eliminano preventivamente i leucociti, in modo da evitare qualsiasi problema. Naturalmente questa cautela non è possibile, se il paziente ha proprio bisogno di quelle cellule. Ad ogni modo non spaventarti se subito dopo la trasfusione o passato qualche giorno la temperatura corporea si alza: parlane con il medico che ti segue in modo che ti prescriva qualche farmaco per risolvere il problema.

Al di là di quelle più classiche e, soprattutto, poco prevedibili, ci sono altre possibili conseguenze che vengono però ridotte al minimo grazie a controlli specifici e dettagliati. Prima fra tutte, il contagio da infezioni virali come Hiv, epatite B o epatite C. Si tratta infatti di virus che vengono trasmessi anche attraverso il sangue infetto, ma è praticamente impossibile che in Italia si verifichi questa eventualità, grazie a tutte le verifiche che vengono fatte e al sistema della donazione gratuita, dove nessuno ha interesse a nascondere un'eventuale malattia solo per ricevere denaro.

Le complicanze sono in realtà piuttosto rare, ma dovresti comunque far caso a ogni sintomo che avverti dopo la trasfusione

Altri rischi sono poi quello del sovraccarico di ferro, al quale sono esposti soprattutto coloro che devono ricevere periodiche trasfusioni, come i talassemici o chi è affetto da una patologia emorragica. Decisamente rare sono invece le lesioni ai polmoni, che non è del tutto chiaro come mai ogni tanto si verifichino, ma che si manifestano con difficoltà respiratore e, in alcuni casi, possono anche non risolversi e portare a conseguenze più serie. Oppure le reazioni emolitiche, che si presentano solo quando donatore e ricevente non sono compatibili: un'eventualità quasi impossibile, per fortuna.

Fonte| Istituto superiore di sanitàAvis

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