Le tre ricercatrici che hanno isolato il coronavirus cinese

Allo Spallanzani di Roma, dopo 48 ore dalla diagnosi di Coronavirus cinese su due turisti cinesi, un team di ricercatrici italiane ha isolato il virus e i dati sono già stati depositati nel database delle sequenze genetiche NIH. Il successo si deve alle dottoresse Maria Rosaria Capobianchi, alla guida del team, Concetta Castilletti e Francesca Colavita.
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Valentina Rorato 3 Febbraio 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Grande successo per l’Italia e per le donne della ricerca medica italiana. Ieri un team, tutto al femminile, all’istituto Spallanzani di Roma ha isolato il coronavirus cinese. Perché è importante?  Perché questo risultato, arrivato a meno di 48 ore dalla diagnosi di positività per due pazienti in Italia, permetterà di conoscere meglio il coronavirus, i suoi comportamenti, e potrebbe aprire la strada allo sviluppo di un vaccino, per quello che attualmente nella provincia di Wuhan ha causato 361 morti e almeno 17mila contagi confermati. La squadra di ricerca è composta da Maria Rosaria Capobianchi, alla guida del team, Concetta Castilletti e Francesca Colavita. Scopriamo insieme chi sono queste tre scienziate, eccellenza della ricerca medica italiana.

Maria Rosaria Capobianchi

La dottoressa Maria Rosaria Capobianchi è laureata in scienze biologiche e specializzata in microbiologia, ha 67 anni ed è nata a Procida. Dal 1977 al 1999 è stata ricercatrice universitaria presso l’Università “La Sapienza di Roma”e dal 2000, quindi quest’anno sono 20 anni, lavora all’istituto Spallanzani come Direttore del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive e dal 2015 è anche Direttore del Dipartimento di Epidemiologia, Ricerca Preclinica e Diagnostica Avanzata dell’Istituto. È una virologa di grande talento e competenza. È particolarmente attenta ai meccanismi di difesa antivirale innata e adattativa, alle infezioni emergenti, proprio come quella in corso attualmente, e alle patogenesi.

Concetta Castilletti

La dottoressa Concetta Castilletti è laurea in Biologia e  Microbiologia e Virologia, con un Dottorato di ricerca in "Immunobiologia dei Virus". Ha 56 anni ed è nata a Ragusa; lavora all’istituto Spallanzani come dirigente all’interno del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive ed è responsabile della Unità dei virus emergenti. È stata spesso in Africa e ha potuto maturare la sua esperienza con le grandi epidemie di Sars, Ebola, Influenza suina e chikungunya.

Francesca Colavita

La dottoressa Francesca Colavita è la più giovane della squadra. Ha 30 anni ed è di Campobasso. È laureata in Biologia con una specializzazione in Microbiologia e Virologia. Lavora, con contratto di collaborazione coordinata e continuativa, all’interno del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive dell’Istituto Spallanzani da 4 anni dopo diverse missioni in Sierra Leone, nel laboratorio installato presso il ‘Princess Christian Maternity Hospital' di Freetown, per fronteggiare l'emergenza Ebola.

Le tre dottoresse si sono avvalse della collaborazione di Fabrizio Carletti, esperto nel disegno dei nuovi test molecolari, e Antonino Di Caro che si occupa dei collegamenti sanitari internazionali.

Perché è importante l'isolamento del nuovo coronavirus?

Il nuovo coronavirus, denominato 2019-nCoV/Italy-INMI, è stato isolato nel laboratorio di ricerca dell'Istituto Spallanzani, sempre in prima linea in casi come questi, ed è già stato depositato nel database delle sequenze genetiche NIH, GenBank. La scoperta permette di sequenziare il virus e confrontarlo con i ceppi già isolati anche in Cina e al di fuori della Cina, in Paesi come Francia, Giappone e Australia, per valutare eventuali mutazioni. Conoscere il meccanismo della malattia e avere a disposizione il virus in un sistema di coltura consente di provare farmaci in vitro, ma anche sviluppare un potenziale vaccino. Ovviamente, ciò non vuol dire che l’Italia ha il vaccino pronto. Gli esperti sostengono che ci vorranno almeno sei mesi per ottenere un risultato di questo genere, risultato non garantito, se consideriamo che la grande epidemia di Sars risale al biennio 2002-2003 e il vaccino non è ancora stato preparato. Detto ciò le nuove informazioni ottenute dall’isolamento del 2019-nCoV saranno fondamentali per nuove soluzioni terapeutiche.

Fonte| Unicamillus; NCBI

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