L’efficacia del vaccino? Uno studio dell’Iss e della Fondazione Kessler: “Fino a giugno ha permesso di evitare oltre 12mila decessi”

Il lavoro al momento è disponibile in formato preprint ma è già revisionato e in attesa di pubblicazione su una rivista scientifica e mostra anche che la campagna vaccinale ha compensato l’ondata di contagi causati dalla variante Delta, più contagiosa e diffusiva.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Novembre 2021
* ultima modifica il 17/11/2021

“Quanto è efficace il vaccino?”. Apri un giornale, scorri un qualsiasi sito di informazione e nel giro di due, tre articoli troverai la stessa domanda declinata in forme diverse.

È inevitabile. La capacità del vaccino di proteggerci da una forma grave di Covid-19 è di fatto la bussola che sta guidando la nostra strategia politico-sanitaria.

Per compensare il calo dell’efficacia, certificata già dopo 6 mesi, anche in Italia per esempio abbiamo dovuto dare avvio alla campagna delle terze dosi di vaccino, prima prioritarie solo per gli immunocompromessi e i fragili e ora disponibili anche per la fascia dai 40-60 anni.

La durata dell’efficacia vaccinale in queste ore sta poi portando il Governo anche ripensare il Green pass e alla possibilità di ridurne la validità dagli attuali 12 mesi ai “vecchi” 9 mesi oppure se dare un giro di vite più stretto e scendere addirittura fino a 6 mesi.

È importante però riflettere sulla “efficacia” intesa anche come la capacità di un’azione, un provvedimento, un piano di produrre i risultati sperati.

Serve dunque guardare al reale impatto che il vaccino ha avuto sulla sanità e sulla vita economica e sociale del nostro paese per rendersi conto delle bontà delle scelte fatte, mettere a tacere dubbi e scetticismi sulla sua reale utilità e provare a guardare al futuro con più razionalità e fiducia.

Il risultato di questa operazione l’ha rivelato uno studio firmato, tra gli altri, del presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, dal direttore della Prevenzione della Salute Gianni Rezza e da Stefano Merler, epidemiologo matematico della Fondazione Bruno Kessler.

Secondo le loro analisi, dallo scorso 27 dicembre 2020, inizio della campagna vaccinale, al mese di giugno di quest’anno la vaccinazione anti-Covid ci ha permesso di salvare la vita di 12.100 italiani.

Il lavoro, al momento disponibile in formato preprint sulla piattaforma Medrxiv ma già revisionato e in attesa di pubblicazione su una rivista scientifica, mostra quanto abbiano inciso positivamente i primi sei mesi di campagna.

Prima di tutto in termini di mortalità. Tra dicembre e giugno i decessi per Sars-CoV-2 hanno ammontato a oltre 56mila ma secondo i ricercatori italiani, se non ci fosse stato il vaccino avremmo potuto registrare un aumento del 27% provocato chiaramente dalla maggiore circolazione del virus tra i più fragili non protetti.

La copertura vaccinale dell’oltre 50% nella popolazione over12 raggiunta tra aprile, maggio e giugno ha permesso anche l’allenamento delle misure di restrizione.

Come hai potuto notare sulla tua pelle con bar e ristoranti riaperti, regioni bianche e non più colorate, eventi e viaggi riammessi, ci hanno quindi dato la possibilità di riprendere circa metà dei contatti sociali registrati prima della pandemia: se le cose fossero andate diversamente le limitazioni sarebbero state necessariamente più rigide e ci saremmo ripresi soltanto un terzo della nostra normalità.

Da dicembre a giugno i morti per Covid sono stati oltre 56mila: senza vaccino sarebbero stati oltre 12mila in più

Il peso dell’ampia diffusione vaccinale però si è fatto sentire anche nella gestione della variante Delta, la forma del virus più pericolosa e contagiosa ad oggi nota.

Secondo gli esperti, anche se il vaccino “probabilmente ha soppresso le residue possibilità di eliminare Sars-Cov-2 attraverso la sola immunità di gregge, l’effetto negativo della diffusione della variante Delta registrato lo scorso luglio “è stato stato interamente compensato dalle vaccinazioni nei mesi di luglio e agosto 2021”. 

Partendo dall’osservazione del passato, l’analisi ha poi provato a proiettare l’efficacia del vaccino nel futuro, per calcolare quale copertura ci garantirebbe il ritiro a una vita pre-pandemia. La previsione, stimata e non certa, proposta dai ricercatori accende la speranza: “Stimiamo che un completo ritorno alla vita pre-pandemia potrebbe essere raggiunta in sicurezza solo se oltre il 90% della popolazione, compresi i bambini dai 5 anni in poi, sarà vaccinato utilizzando vaccini mRNA”.

L'impatto negativo della variante Delta è stato stato interamente compensato dalla campagna vaccinale tra luglio e agosto

Traguardo oggi ancora distante dal momento che oggi siamo a poco più dell'84% della sola popolazione over12 e in attesa, previsto per il 29 novembre, dell’ok di Ema per il vaccino 5-11 anni.

Eppure, la strada è tracciata e una volta che l’avremo confermata con tanto numeri e risultati scientifici, non ci resterà che percorrerla tutta. Fino alla fine.

Fonti | Ansa; Medrxiv; Ministero della Salute

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