L’ibuprofene interferisce con l’infezione da Coronavirus?

Nelle ultime ore sui social e tra i cittadini si è diffuso il dubbio se i farmaci antinfiammatori non steroidei, come l’ibuprofene, fossero compatibili o meno con l’infezione da Coronavirus. L’allarme era stato lanciato dal ministro della Salute francese che sconsigliava di assumerlo e di ripiegare sul paracetamolo. Sul caso è intervenuta anche l’Agenzia Europea del farmaco.
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Kevin Ben Alì Zinati 18 Marzo 2020
* ultima modifica il 07/01/2021

Ibuprofene sì o ibuprofene no in caso di infezione da Coronavirus? Nella ultime ore è l'ennesimo dubbio sorto sulla nuova Sars-Cov-2 e che in tempo record ha fatto il giro dei social arrivando fino sinistri smartphone. Ma la domanda resta sempre una: dove sta la verità?

Il ping pong è partito da una dichiarazione del Ministro della Salute francese che sconsigliava l'utilizzo di farmaci antinfiammatori non steroidei, i cosiddetti Fans, per curare i primi sintomi da infezione da Coronavirus. Questi farmaci, come l'ibuprofene, scrive il ministro, possono anche peggiorare le condizioni di salute.

A ribadire la raccomandazione ci ha pensato anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità. Durante una conferenza stampa a Ginevra il portavoce dell’Oms Christian Lindmeier l'aveva riconfermato: "Raccomandiamo il paracetamolo, non l'ibuprofene, per l'automedicazione". Avvertimento che trovava anche altri riscontri sia dall’Ospedale Universitario di Losanna, che sconsiglia anch'esso l’uso di antinfiammatori in caso di positività al Coronavirus sia da uno studio pubblicato su The Lancet in cui venivano evidenziate le possibili complicazioni da ibuprofene per i pazienti con Covid-19 già colpiti da ipertensione o diabete.

Visti il panico e la confusione nati nei cittadini, è intervenuta anche l'Ema, l'Agenzia Europea del Farmaco che in un comunicato, ripreso poi anche dal nostro Ministero della Salute, ha voluto mettere la propria pietra sulla questione: "Non ci sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19″.

L'EMA (Agenzia Europea del Farmaco)

Nelle ultime ore molte erano state le segnalazioni giunte all'Ema che mettevano sollevavano dubbi su una potenziale interferenza tra i farmaci antinfiammatori non steroidei e le infezioni da Coronavirus: in caso di infezione, secondo molti, questi farmaci non era da assumere perché potevano anche peggiorare la condizioni di salute. In alternativa, si consigliava il paracetamolo.

Proprio su spinta dell'Agenzia del Farmaco francese, l'Ema già nel 2019 aveva avviato un'indagine per verificare l'eventualità di un contrasto tra questi farmaci e le infiammazioni batteriche. Si stanno ancora aspettando i risultati per riflettere su ulteriore misure ma il fatto che i Fans possano nascondere i sintomi di un'infezione in peggioramento, scrive l'Ema, era già nota e soprattutto è un'informazione presente nelle avvertenze.

Siccome quindi al momento non ci sono prove scientifiche che dimostrino un incompatibilità tra i Fans, come l'ibuprofene, e il Coronavirus, secondo l'Ema, nella fase iniziale dell'infezione, "i pazienti e gli operatori sanitari devono considerare tutte le opzioni di trattamento disponibili, inclusi paracetamolo e FANS. Ogni medicinale ha i suoi benefici e rischi che si riflettono nelle informazioni sui suoi prodotti e che dovrebbero essere considerati insieme alle linee guida di trattamento nazionali dell'UE". Per questo, ribadisce l'Agenzia, in linea con le direttive europee, "i pazienti e gli operatori sanitari possono continuare a utilizzare i FANS (come l'ibuprofene) secondo le informazioni sul prodotto approvato". 

In Francia

A dare il via al caso era stato Oliver Veran, Ministro della Salute francese, con una dichiarazione fatta attraverso i propri account Facebook e Twitter. Da qui  sconsigliava l’utilizzo dell’ibuprofene e di tutti gli altri farmaci antinfiammatori nel caso in cui ci fossero i primi sintomi dell’infezione da Covid-19.

Siccome pososno mascherare l’infezione aggravando così le condizioni di salute dei contagiati “In caso di febbre, assumere paracetamolo. Se sta già assumendo farmaci antinfiammatori o in caso di dubbio, chiedi consiglio al tuo medico”. 

La raccomandazione era arrivata anche dall’Ospedale Universitario di Losanna che ha sconsigliato l’utilizzo di antinfiammatori o di farmaci che contengono ibuprofene, ketoprofene, naprossene, diclofenac e i derivati del cortisone. Una scelta presa “sulla base dello stato attuale delle conoscenze”.

Dopo le parole del ministro francese, una delle misure che il governo francese ha messo in atto per contrastare la diffusione del Coronavirus ha riguardato proprio l’attività delle farmacie. La vendita di paracetamolo (Dafalgan, Doliprane, Efferalgan, Geluprane, generici) è stata limitata: in assenza di prescrizione medica, chi non presenta sintomi può avere una sola scatola, chi invece dovesse avere febbre e tosse ha diritto a due confezioni.

La vendita online di farmaci con paracetamolo o ibuprofene invece è stata sospesa fino al 31 maggio 2020.

In seguito alle misure adottate dalla Francia e alle parole del ministro Veran, anche l'Oms aveva ribadito la raccomandazione. "Nonostante non ci siano studi scientifici che confermino la combinazione di questi farmaci con l'aumento della mortalità da Covid-19, raccomandiamo il paracetamolo, non l'ibuprofene, per l'automedicazione" aveva dichiarato il portavoce Lindmeier.

Lo studio

Anche uno studio pubblicato su The Lancet, infatti, seppur non accennando alla mortalità, evidenziava i rischi potenziali dei farmaci a base di ipubrofene utilizzati dai pazienti con già altre patologie presenti, come il diabete e l'ipertensione.

Questo perché i Coronavirus si legano alle cellule attraverso un enzima di conversione dell'angiotensina chiamato ACE2. Questo enzima è espresso dalle cellule epiteliali del polmone, dell'intestino, dei reni e dei vasi sanguigni, e nei pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2 o con l’ipertensione è presente in quantità maggiori.

L’aumento di questo ormone dipende anche dall'assunzione di sostanze come appunto l'ibuprofene. È chiaro quindi che nei pazienti che sono già sottoposti a queste cure, l'ibuprofene può far aumentare le "vie" di accesso dell'infezione da Covid-19, facilitandole l'ingresso nell'organismo.

Qual è la situazione ad oggi?

Aggiornamento del 7-1-2021

Gli studi in corso per capire come si evolva il virus, a che terapia possa rispondere e quindi come combatterlo sono all'ordine del giorno. L'ibuprofene è stato tra i fans, come abbiamo visto, messi in discussione. Gli ultimi studi pubblicati hanno confermato la sicurezza dell'ibuprofene, poiché non è in grado di indurre un aumento del rischio da infezione da SARS-CoV-2. Inoltre, si è visto come nei pazienti che avessero assunto FANS prima del ricovero per infezione da coronavirus non abbia influenzato il periodo di degenza in ospedale o la mortalità. E' emerso come l'ibuprofene non rappresenti un fattore di rischio associato alla progressione della malattia bensì sia in grado di svolgere effetti benefici sia per contrastare la febbre che i dolori di entità lieve e/o moderata.

Fonti | "Are patients with hypertension and diabetes mellitus at increased risk for COVID-19 infection?" pubblicato su The Lancet l'11 marzo; Facebook – Olivier Veran; Twitter – Ospedale Universitario di Losanna; AdnKronos; Ema

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