Dall'inizio di giugno 2024, l’India sta tenendo monitorate le segnalazioni che arrivano dai propri ospedali riportanti casi di sindrome da encefalite acuta (AES) in bambini di età sotto i 15 anni.
Tirando una riga e facendo i calcoli, al 31 luglio ne risultavano 148: 140 provenivano da 24 distretti del Gujarat, 4 dal Madhya Pradesh, 3 dal Rajasthan e 1 dal Maharashtra. Tra questi, vi erano 59 decessi.
Allora gli epidemiologi indiani hanno messo a fuoco gli obiettivi dei loro microscopi spinti da un sospetto che ha tutte le carte in regola che trasformarsi in preoccupazione.
E alla fine, purtroppo, sembrano aver avuto ragione: in 51 di queste persone era stata confermata la presenza del virus Chandipura. Martedì 6 agosto, secondo il quotidiano The Hindu, i casi erano saliti a 53 casi, con 19 morti. Neanche il tempo di scriverlo che l’allarme si è subito diffuso in tutto il Paese, e non solo.
Identificato per la prima volta nel 1965, Chandipura (o Chpv) è un agente virale tropicale emergente che prende il nome dal villaggio del Maharashtra dove è stato scoperto, ha una forma a bastoncino e come la rabbia e gli altri membri della famiglia dei virus Rhabdoviridae può colpire l’essere umano provocando febbre, dolori articolari e anche una forma encefalite (nota come sindrome di Reye) unita anche alla paralisi cerebrale. Sfortunatamente, può anche condurre alla morte.
Il virus Chandipura viene trasmesso da insetti pappataci e zecche e colpisce principalmente bambini di età inferiore ai 15 anni.
Fu isolato per la prima volta dal sangue di due adulti colpiti da una malattia febbrile in un villaggio nella contea di Nagpur, nello stato del Maharashtra e l’unico altro caso umano risale al 1980, nel Madhya Pradesh, in un paziente con encefalite acuta.
Indagando, gli epidemiologi indiani sospettarono potesse trattarsi di virus dell’encefalite giapponese ma i sintomi, dai dolori addominali alla nausea e vomito, non combaciavano molto con questo tipo di infezione e alla fine sono riusciti a identificare il colpevole nel virus Chandipura.
Per decenni resto silente e nascosto poi nel 2003 diede origine a una rossa epidemia che nel giro di 3-4 mesi nello stato dell'Andhra Pradesh (uno stato nel sud dell’India) colpì 329 bambini tra 9 mesi e 14 anni che svilupparono encefalite: 183 di loro poi morirono.
Con la maggior parte dei casi limitata al subcontinente indiano, per lungo tempo si è pensato che Chandipura non rappresentasse una potenziale minaccia globale. In realtà però la sua diffusione geografica ha oltrepassato i confini indiani: negli anni ’90, per esempio, è stato identificato nei pappataci dell'Africa occidentale nel 1991, nei ricci del Senegal e nelle scimmie selvatiche dello Sri Lanka.
Come riferisce AdnKronos, non è da escludere che anche questo virus stia ampliando il proprio raggio d’azione grazie all’azione dei cambiamenti climatici. Una geografia delle malattie rivoluzionata di cui ti abbiamo già parlato diverse volte come nel caso, per esempio, della dengue.
Nonostante questo, timori e preoccupazioni alle nostre latitudini per ora vanno contenute. A confermarlo sempre ad Adn è stato l'epidemiologo Giovanni Rezza, professore straordinario di Igiene presso l'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, secondo cui “nel nostro Paese e, più in generale, in Europa "non c'è allarme. Fino ad oggi il patogeno è rimasto confinato in poche aree geografiche”.
Fonte – Ministero della Salute e del Benessere della Famiglia – India