L’influenza aviaria è una malattia infettiva contagiosa causata da un virus che colpisce diverse specie di volatili, sia selvatici che domestici, e che, in determinate condizioni, può colpire anche l’uomo o altri animali. I ceppi che prenderemo in considerazione sono quelli zoonotici, vale a dire quelli che si trasmettono da animale a uomo. Il virus dell’influenza aviaria appartiene al genere Orthomyxovirus (virus a RNA, influenzale di tipo A) e presenta un involucro esterno, chiamato envelope, da cui sporgono delle proteine di superficie (H = emagglutinina, 16 tipi diversi e N = neuraminidasi, 9 tipi diversi) che si possono combinare tra loro dando vita a diversi sottotipi denominati con la sigla H(n) N(n).
È utile, innanzitutto, suddividere i ceppi in 2 grandi gruppi in base alla patogenicità :
La maggior parte dei virus è a bassa patogenicità ma ha la capacità di potersi trasformare in virus ad alta patogenicità se le condizioni lo permettono. Nell’uomo, dopo un periodo d’incubazione che va da 1 a 7 giorni, nella maggior parte dei casi, i sintomi sono simil-influenzali:
Qualcuno può sviluppare anche congiuntivite o sintomi riconducibili a infezione cerebrale. La malattia potrebbe complicarsi sviluppando complicanze che possono portare all’insorgenza di:
Si trasmette attraverso il contatto con feci e secrezioni (nasali, orali e oculari) di volatili infetti. Potendo essere trasmessa anche solo con il contatto con superfici contaminate, si diffonde facilmente nei mercati di animali vivi dove le condizioni igieniche sono scarse e vi è un sovraffollamento. Va evitato anche il consumo di carne (pollame) cruda o poco cotta, visto che il calore uccide il microrganismo.
Esistono dei farmaci antivirali utilizzati nel trattamento come ad esempio il Tamiflu (Oseltamivir) o il Relenza (Zanamivir) ma il modo migliore di far fronte a queste infezioni è e rimane sempre la prevenzione:
Il rischio esiste e dipende dalla condizione del sistema immunitario dell’individuo contagiato, dall’eventuale presenza di patologie concomitanti, dal ceppo che ha determinato l‘infezione e da numerosi altri fattori che potrebbero aggravare il quadro.
Esiste un piano di vaccinazione d'emergenza come forma di profilassi indiretta.