L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di soffrire di malattie autoimmuni, secondo uno studio italiano

L’Università di Verona ha individuato una relazione tra la qualità dell’aria e il rischio di diagnosi di artrite reumatoide, malattia infiammatoria cronica dell’intestino oppure di una patologia del tessuto connettivo. Un’ulteriore dimostrazione di come l’inquinamento rappresenti un problema serio anche per la tua salute.
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Giulia Dallagiovanna 17 Marzo 2022
* ultima modifica il 17/03/2022

L'inquinamento atmosferico aumenterebbe anche il rischio di sviluppare malattie autoimmuni. Non è certo una novità che le polveri sottili e lo smog in generale abbiano conseguenze sulla tua salute. Questo nuovo studio, però, è stato effettuato proprio in Italia, dall'Università di Verona. I risultati non dimostrano un esatto legame di causa-effetto, ma una relazione molto stretta tra pessima qualità dell'aria e crescita nelle diagnosi. Da non dimenticare poi che secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, l'inquinamento outdoor rappresenta uno dei maggiori rischi per la nostra salute.

Le persone coinvolte in questo studio sono state in tutto 81.363, mentre le sostanze inquinanti prese in considerazione sono state soprattutto PM10 e PM2,5. Ne è emerso che la lunga esposizione a concentrazioni eccessive di queste polveri sottili aumentava del 40% il rischio di comparsa di artrite reumatoide, del 20% quello di una malattia infiammatoria intestinale (come il Crohn o la colite ulcerosa) e del 15% le probabilità di insorgenza di patologie al tessuto connettivo, ad esempio il lupus. Più in generale, nel periodo compreso tra giugno 2016 e novembre 2020, il 12% dei partecipanti ha ricevuto una diagnosi di malattia autoimmune.

Il superamento di limiti di PM10 e PM2,5 nell'aria è associato a un aumento del 12% del rischio di soffrire di malattie autoimmuni

Gli autori hanno messo in relazione le condizioni di salute dei volontari con la qualità dell'aria misurata nella zona in cui vivevano. Il risultato è che il superamento della soglia di tolleranza (30 microgrammi per metro cubo nel caso delle PM10 e 20 microgrammi per metrocubo per le PM2,5) è associato al 12-13% di probabilità in più di una delle patologie elencate sopra.

Non si tratta comunque di una ricerca esaustiva, come lo stesso team specifica. Macano ad esempio informazioni su quando sono insorti i primi sintomi e soprattutto, indipendentemente dalla zona in cui vivi, non è facile calcolare con precisione quale sia la tua precisa esposizione agli agenti inquinanti che si trovano nell'aria. Per questo motivo, lo scopo del lavoro è quello di sottolienare una volta di più come l'esposizione a polveri sottili e smog possa avere un impatto davvero negativo non solo per l'ambiente, ma anche per la tua salute.

Fonte| "Association between long-term exposure to air pollution and immune-mediated diseases: a population-based cohort study" pubblicato su RMD Open,  il 15 marzo 2022

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.