Lo Sputnik V poi quelli di Novavax e Johnson & Johnson: a che punto siamo con gli altri vaccini anti-Covid?

Dopo quello di Pfizer BioNTech, Moderna e la recente approvazione da parte di Ema e Aifa al farmaco di AstraZeneca, le autorità sono al lavoro per dare luce verde ad altri vaccini. Oltre al composto russo, tra i candidati più papabili per un arrivo rapido sul mercato in Europa e in Italia ci sarebbero anche altri due vaccino “americani”. Ora si attendono ulteriori dati sulla loro efficacia.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Febbraio 2021
* ultima modifica il 24/02/2021

Sputnik V, Novavax e Johnson&Johnson. Sono i nuovi alleati che nelle prossime settimane potresti vedere tra le fila dei vaccini anti-Covid approvati anche in Europa e in Italia.

Fino ad oggi, mercoledì 3 febbraio 2021, nel nostro Paese sono state "punte" oltre 2 milioni di persone e più di 800mila hanno già ricevuto la seconda dose di richiamo. Nella stragrande maggioranza dei casi si sono visti inoculare il farmaco di Pfizer-BioNTech che, secondo i dati finora diffusi, garantirebbe una protezione del 95% dopo 12 giorni dalla seconda dose. Solo una piccola percentuale, per ora, avrebbe invece ricevuto quello di Moderna.

In aggiunta, entro la metà del mese dovrebbero arrivare anche le prime dosi del vaccino di AstraZeneca, che raggiungerebbe un'immunità del 60% e di cui l’Aifa ha autorizzato l’uso preferenziale per la popolazione tra i 18 e i 55 anni.

Da tre vaccini, quindi, in poco tempo potremmo arrivare a sei. Ma che cosa sai dei nuovi potenziali nuovi alleati?

Sputnik V

Il vaccino Gam-COVID-Vac è stato sviluppato nel maggio 2020 dal Centro Nazionale Gamaleya per l'Epidemiologia e la Microbiologia del Ministero russo della sanità ed è stato simbolicamente ribattezzato Sputnik V. Se il nome ti suona familiare è perché si rifà proprio a lui, al vero Sputnik (1), il primo satellite della storia lanciato dall’Unione Sovietica alla fine anni ’50, in piena Guerra Fredda.

A diffrerenza di quello Pfizer-BioNTech e di Moderna, che utilizzano la tecnologia con l’Rna messaggero, il vaccino Sputnik V si basa su due vettori composti da adenovirus (l’Ad26 e l’Ad5): modificati in modo da esprimere la proteina Spike di Sars-Cov-2 e somministrati in due dosi a 21 giorni di distanza, gli adenovirus del vaccino russo provocherebbero una risposta immunitaria più forte rispetto alla doppia inoculazione dello stesso vettore.

Ti avevamo raccontato l’inizio della sperimentazione del vaccino russo nell'estate del 2020 e ora sulla rivista The Lancet sono stati pubblicati i risultati preliminari della fase 3. Su quasi 20.000 partecipanti, sembra che il vaccino abbia un’efficacia del 91,6% contro le forme sintomatiche di Covid-19. Più nel dettaglio, sarebbero stati riscontrati 16 casi Covid sintomatici nel gruppo di pazienti vaccinati (quindi lo 0,1%), 62 in quello trattato con il placebo (dunque l’1,3%) e solo 6 partecipanti su 342 non avrebbero avuto alcuna risposta immunitaria.

In quanto agli effetti collaterali, non ne sono stati registrati di gravi. Tra le reazioni più comuni i ricercatori russi hanno osservato sintomi lievi (nel 94% dei casi) come quelli parainfluenzali, dolore nel punto dell’iniezione e uno stato di malessere generale. Secondo i dati, ci sarebbero stati 23 casi di reazione avverse su 5435 nel gruppo placebo e 45 casi su 16.427 in quello dei vaccinati.

Lo Sputnik V avrebbe funzionato anche negli anziani e contro le nuove varianti del virus e, ad oggi, è approvato in 16 paesi. L’ultimo, in ordine di tempo, è stato il Messico, dove il sottosegretario alla Salute Hugo López-Gatell ne ha annunciato l’impiego d’emergenza.

Visti i risultati molto promettenti, la possibilità di una valutazione rapida anche da parte dell'Agenzia Europea per i Medicinali sembra, oggi, ancora più concreta.

Novavax

Il vaccino anti-Covid dell’azienda americana Novavax è stato sviluppato con una tecnologia che potresti definire “più tradizionale”. Diversamente da quello russo e dai composti di Pfizer e Moderna, il vaccino di Novavax è costituito da proteine Spike del Coronavirus unite a degli adiuvanti necessari a stimolare il tuo sistema immunitario. Anche questo farmaco prevede un richiamo e può essere conservato a temperature più agevoli, tra i 2 e gli 8°C.

Quanto è efficace? Novavax ha organizzato la propria sperimentazione in luoghi diversi. Nel Regno Unito, per esempio, sono state coinvolte oltre 15mila persone tra i 18 e gli 84 anni e il vaccino è stato efficace all’89,3%. I risultati giunti dal Sudafrica, invece, sono stati meno incoraggianti: su 4.160 partecipanti, l’efficacia ha raggiunto solo il 60,1% con un totale di 44 infezioni sopraggiunte, 15 tra i vaccinati e 29 nel gruppo sotto placebo.

Per raggiungere i livelli di protezione simili a quelli ottenuti contro la variante inglese, l’azienda sarebbe già al lavoro per sviluppare un vaccino specifico per la variante originaria del Sudafrica.

Johnson&Johnson

Ultimo, ma solo in ordine di narrazione, è il vaccino dell’azienda Johnson&Johnson. Anche questo si basa su un adenovirus all’interno del quale è stato inserito un gene con le “istruzioni” necessarie per produrre la proteina Spike del virus.

Funziona così: una volta iniettati, gli adenovirus del vaccino spingono il tuo organismo a produrre copie della proteina Spike in modo che il tuo sistema immunitario possa imparare a conoscerla e a riconoscerla, combattendola. Se quindi dovessi entrare in contatto con Sars-CoV-2, le tue difese sarebbero già pronte e addestrate.

L'efficacia del vaccino Johnson&Johnson è del 66% dopo 28 giorni dalla somministrazione anche se, ad oggi, i dati cambiano a seconda dei paesi in cui sono state effettuate le sperimentazioni e quindi in base alle varianti che predominano. Dai risultati dello studio di fase 3 appena resi noti, negli Usa il livello di protezione contro l'infezione sarebbe stato del 72%, percentuale ottenuta su una coorte di pazienti pari al 44% dei 44.000 partecipanti totali.

In America Latina è stato coinvolto il 41% dei pazienti e l’efficacia sarebbe scesa al 66% fino ad arrivare al 57% in Sud Africa, dove è stato “punto” il restante 15% dei partecipanti. Secondo quanto reso noto dall’azienda, il livello di efficacia salirebbe comunque all'85% in tutte le aree geografiche del trial nei casi gravi della malattia.

Se anche i riflettori sono fortemente concentrati su tutti e tre i composti, qualche speranza in più ricade proprio sul vaccino di Johnson&Johnson, e non solo perché anch’esso potrebbe essere conservato a temperature più accessibili rispetto a quello di Pfizer. Il vaccino potrebbe dare una grossa mano a ricacciare indietro la pandemia perché, a differenza degli altri, non ha bisogno del richiamo: una sola dose e un mese potrebbero dunque bastare per essere protetti.

Fonti | "Sputnik V COVID-19 vaccine candidate appears safe and effective" pubblicata il 2 febbraio 2021 su The Lancet; Johnson&Johnson; Ministero della Salute

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