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Long Covid, un terzo dei pazienti dopo le dimissioni ha bisogno di riabilitazione

I postumi del Covid, anche dopo una completa guarigione, possono essere lunghi e faticosi da superare. Il 30 percento delle persone dimesse hanno bisogno di fare riabilitazione, ma l’accesso a queste terapie in Italia è spesso complicato e soprattutto ci sono grandi diversità da Regione a Regione.
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Valentina Rorato 5 Maggio 2022
* ultima modifica il 05/05/2022

Riprendersi dal Covid 19 non è tutti semplice. Dopo due anni di pandemia e moltissima ricerca scientifica, che ha cambiato sicuramente l’approccio terapeutico e preventivo, sono ancora tante le incognite, soprattutto legate al Long Covid. Un documento pubblicato sul European Respiratory Society (Ers) sottolinea che la riabilitazione sia fondamentale e che debba essere precoce, personalizzata e coinvolgere esperti di diverse aree.

Come mai? Circa un paziente su tre ricoverato per Covid, infatti, necessita di cure riabilitative dopo le dimissioni dall'ospedale, siano queste di tipo respiratorio, neurologico o psicologico per affrontare anche ansia e depressione. Un quadro complicato, che si aggrava perché la percentuale delle persone che riesce ad accedere a queste terapie di riabilitazione sono pochissime.

"In due anni di pandemiaha spiegato Mario Melazzini, amministratore delegato di Istituti Clinico Scientifici Maugeri- abbiamo accolto circa 8.000 pazienti in tutta Italia e abbiamo visto che circa il 30% di coloro che erano stati ricoverati continuavano a presentare problemi di salute dopo le dimissioni".

Il Long Covid lascia postumi che possono durare anche per mesi, dopo la fase acuta. E i sintomi non sono solo polmonari, possono riguardare il cuore, il sistema neuromuscolare. “Molto spesso include anche depressione e ansia, la cui frequenza vediamo essere altissima in questi pazienti, ben oltre il 10%", spiega Antonio Spanevello, direttore dell'Irccs Maugeri di Tradate (Va), ordinario di Malattie respiratorie all'Università Insubria di Varese. "Età avanzata, la presenza di più comorbidità e gravità con cui si presenta l'infezione da Sars-Cov-2 sono fattori predittivi del Long Covid. Ma difficoltà respiratorie, debolezza e abbassamento di qualità di vita possono riguardare anche pazienti che hanno avuto un'infezione non severa".

Si tratta quindi di un problema di salute globale, che deve essere affrontato. La riabilitazione descritta della European Respiratory Society (Ers) deve prevedere il coinvolgimento di diverse figure professionali, dal pneumologo al radiologo, dall’ infettivologo al neurologo, ma anche fisioterapista e psicologo. Inoltre, evidenzia come la telemedicina possa "aiutare a superare le difficoltà di spostamento per i follow-up".

Purtroppo, è complicato attivare protocolli di questo genere, ben funzionanti in tutte le regioni. Per superare la disomogeneità che esiste tra pazienti di diverse regioni, conclude Melazzini, "servono documenti ratificati a livello di Conferenza Stato-Regioni. Solo così potremo far fronte alla sfida che il Long Covid rappresenterà per i prossimi mesi e anni".

Fonte | "Clinical characteristics with inflammation profiling of long COVID and association with 1-year recovery following hospitalisation in the UK: a prospective observational study" pubblicato su Lancet il 23 aprile 2022

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.