L’ONU ha riconosciuto ufficialmente la cannabis a scopo terapeutico

La Commissione delle Nazioni Unite per i narcotici ha votato a favore della rimozione dalla cannabis dalla tabella IV, ovvero quella che prevedeva le regole più restrittive. Nell’elenco sono inserite sostanze pericolose come oppiacei, eroina e cocaina. Ora dovrebbe diventare più semplice procurarsela sia per i pazienti che per i ricercatori.
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Giulia Dallagiovanna 3 Dicembre 2020
* ultima modifica il 22/02/2021

L'Onu ha riconosciuto il potenziale terapeutico della cannabis: da questo momento non è più considerata tra le sostanze più pericolose. Una svolta importante, ottenuta con tanta fatica e soprattutto grazie all'aiuto di associazioni civili che hanno sostenuto la ricerca sulle proprietà di questa pianta. La Commissione delle Nazioni Unite sui narcotici l'ha rimossa dalla Tabella IV, la più restrittiva, dove era stata inserita nel 1961. Per farti capire meglio di quale elenco stiamo parlando, è lo stesso di oppioidi, cocaina ed eroina. Hanno preso parte alla votazione i 53 stati membri della commissione e il risultato finale è stato di 27 pareri a favore, 25 contrari e un astenuto.

A favore e contro

L'Italia è tra i Paesi che hanno votato a favore dell'eliminazione della cannabis terapeutica dalla famosa tabella, sebbene negli anni i vari governi non hanno fatto molto per agevolarne la disponibilità per i pazienti e per la ricerca. Non solo, è di poco più di un mese fa il decreto firmato dal ministro della Salute Roberto Speranza che inserisce nella tabelle della sostanze stupefacenti e psicotrope le composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto dagli estratti di cannabis.

Ancora una volta, dunque, emerge come il pregiudizio nei confronti di questa sostanza sia un ostacolo fondamentale da superare: il CBD, l'altro principio attivo della cannabis assieme al THC, non può essere considerato uno stupefacente perché non provoca un'alterazione della percezione di sé o dell'ambiente in cui ci si trova, come ci aveva spiegato il professor Gabriele Costantino, Docente di Chimica Farmaceutica e direttore del dipartimento di Scienze degli Alimenti e del Farmaco dell'Università degli Studi di Parma.

Gli altri Paesi a favore del riconoscimento del valore della cannabis terapeutica erano tutti quelli che fanno parte di America del Nord e Sudamerica, assieme all'Europa. Unica eccezione, l'Ungheria. I voti contrari sono arrivati invece dai rappresentati di Asia e Africa.

Cosa cambia adesso

Da quando la cannabis veniva considerata alla stregua di una droga pesante, era stato imposto un controllo strettissimo sulla sua circolazione e sulla disponibilità della pianta. Naturalmente, è ancora illegale lo spaccio di erba per scopo ricreativo con un contenuto di Thc superiore allo 0,2%. Dovrebbe invece diventare più semplice procurarsi il materiale necessario per proseguire con studi e ricerche sull'argomento. Le nuove conoscenze potrebbero sfociare in risultati importanti per quanto riguarda la cura o la riduzione dei sintomi di patologie come il parkinson, l'epilessia, la sclerosi multipla e gli effetti collaterali delle terapie contro il cancro.

Ora dovrebbe diventare più semplice procurarsi la cannabis per proseguire in studi e ricerche, o per le necessità dei pazienti

E proprio per i malati arriva la novità più grande. O meglio, la speranza che in un futuro prossimo la cannabis terapeutica sia più facilmente reperibile. Ti avevamo già raccontato le storie di chi non riesce a trovarla in commercio, perché al momento in Italia esiste un solo stabilimento che la produce e la restante viene importata dall'Olanda. Ma l'offerta non riesce comunque a soddisfare in pieno le necessità di tutti quelli che ne fanno richiesta. Oggi, forse, potrebbe diventare più semplice anche avviare nuove piantagioni in Italia.

Fonte| UN News

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