L’osteocondrosi è una patologia che va a intaccare le ossa, come fa anche la molto più conosciuta osteoporosi. In questo caso siamo di fronte a una sindrome degenerativa che interessa soprattutto le estremità, frammentandole. Di solito, è localizzata attorno alle articolazioni. La parziale buona notizia è che il decorso di questa malattia, così come l'insorgere dei sintomi, è lento. Per questo motivo è possibile intervenire anche in modo non invasivo.
Se il tuo corpo soffre di osteocondrosi, significa che purtroppo alcune estremità delle ossa si frammentano in numerosi piccoli pezzi. Si tratta di una patologia degenerativa che va a colpire principalmente le articolazioni (soprattutto se hanno parti cartilaginee). Più nello specifico, le giunture articolari che soffrono in modo più massiccio per l'osteocondrosi sono localizzate a livello di:
Tieni presente che è a rischio di soffrirne soprattutto una persona giovane e sportiva, o chi ha messo a dura prova le ossa e le articolazioni nel corso degli anni, magari a causa del proprio lavoro.
Sulle cause dell'osteocondrosi vi sono stati diversi anni di studi, ricerche e dibattiti. Alla fine, si è giunti alla conclusione che l'origine del problema sia la degenerazione di tipo necrotico della cellula. In altre parole, un processo di morte dei tessuti. All’origine della necrosi molto probabilmente c'è un’interruzione del flusso sanguigno che può avere varie cause:
Possiamo parlare di un processo lento che si può dividere in 4 stadi (di cui i primi due hanno una prognosi migliore e un decorso più stabile):
I sintomi principali dell'osteocondrosi sono:
Inizialmente i sintomi, per esempio il dolore, sono leggeri e intermittenti, quindi molto tollerabili, e la mobilità è intaccata in minima parte. Il dolore intenso inizia quando i frammenti si staccano e, viaggiando nell’arto, provocano la sofferenza che in questa fase è continua e non più momentanea.
Il primo esame consigliato per arrivare a una diagnosi di osteocondrosi è quello della motilità articolare, che serve per verificare l’estensione massima dell’articolazione (che di norma con questa patologia è inferiore alla norma). Ci sono poi radiografia e TAC, ma l’esame più importante è probabilmente la risonanza magnetica che permette di vedere e capire la serietà del problema e di calibrare così la cura.
Una volta accertata la diagnosi di osteocondrosi, la terapia consigliata sarà differente a seconda della gravità della lesione. Infatti nei primi due stadi si richiede più che altro il riposo e, se necessario, la fisioterapia con aggiunta di farmaci per dolore e gonfiore (al bisogno). Quando, invece, il trattamento conservativo non è più efficace, si deve procedere con l’intervento chirurgico con artroscopia per rimuovere i frammenti che vagando procurano dolore. Infine, esiste il trapianto di condrociti per stimolare le cellule a produrre cartilagine laddove mancante.
Fonte|Mayo Clinic