
Finita. L’epidemia di Ebola da virus Sudan che aveva preso d’assalto l’Uganda è terminata e oggi non fa più paura. Il paese africano è riuscito a bloccarne l’avanzata a meno di 4 mesi dal primo caso registrato nel distretto centrale di Mubende, il 20 settembre 2022.
La fine dell’epidemia è stata dichiarata lo scorso 11 gennaio dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha sottolineando come quella appena eradicata sia stata la prima grande diffusione di Sudan ebolavirus riscontrata nell’ultimo decennio e la quinta in assoluto per questo tipo di virus.
“Due mesi fa sembrava che l'Ebola avrebbe gettato un’ombra oscura sul paese fino al 2023. Questa vittoria inizia l'anno con una nota di grande speranza per l’Africa” ha ammesso con entusiasmo il dottor Matshidiso Moeti, direttore regionale per l’Africa dell’Oms.
Il virus Sudan dell’Ebola è stato individuato per la prima volta nel Sudan meridionale nel giugno 1976 e da allora ha fatto registrare sette focolai, quattro in Uganda e tre in Sudan, con tassi di letalità che oscillavano tra il 41% e il 100%.
Ebola si trasmette dagli animali selvatici all’uomo e il contagio tra individui avviene attraverso il contatto diretto con il sangue o altri fluidi corporei di persone infette. Una volta contratta, questo tipo di infezione provoca sintomi come febbre e vomito unite ad emorragie interne ed esterne: ancora oggi, però, non abbiamo a disposizione terapie o vaccini per contrastarla.
Quest’ultimo focolaio, in Uganda, ha provocato 164 casi (142 confermati e 22 probabili), 55 morti e 87 guariti mentre il tasso di letalità, (il rapporto fra decessi e infezioni) si è aggirato intorno al 47%.
L’Oms ha spiegato poi che oltre 4mila persone entrate in contatto con casi confermati sono state monitorate per 21 giorni e che l’ultimo paziente è stato dimesso il 30 novembre scorso, facendo partire il conto alla rovescia di 42 giorni per la dichiarare la fine ufficiale dell’epidemia.
Il paese africano è riuscito a porre fine all’epidemia di Ebola da virus Sudan puntando forte su azioni di sorveglianza, tracciamento, prevenzione e controllo anche se “la bacchetta magica sono state le nostre comunità che hanno compreso l'importanza di fare ciò che era necessario per porre fine all'epidemia e hanno agito” ha affermato la dottoressa Jane Ruth Aceng Acero, ministro della Salute dell’Uganda.
La collaborazione con l’Oms ha garantito anche un supporto pratico che ha incluso la costruzione di centri di isolamento e trattamento e la fornitura di kit per test oltre al dispiegamento di esperti, la formazione sulla ricerca dei contatti e ovviamente la cura dei pazienti.
Anche senza vaccini o terapie, insomma, l’Uganda è stata in grado di utilizzare comprovati strumenti di sanità pubblica per contenere l'epidemia.
“L'Uganda ha dimostrato che l'Ebola può essere sconfitta quando l'intero sistema lavora insieme, dall’avere un sistema di allerta in atto, alla ricerca e alla cura delle persone colpite e dei loro contatti, per ottenere la piena partecipazione delle comunità colpite nella risposta”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, che in questi mesi ha fornito oltre 6 milioni di dollari per la gestione dell’epidemia.
Fonte | Organizzazione Mondiale della Sanità