L’Unione europea prevede di esportare 700 milioni di vaccini entro il 2022 verso i Paesi in via di sviluppo

L’annuncio è stato fatto dalla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen in un video messaggio. Ma il problema non sono solo le quantità: se le dosi arrivano troppo tardi, rischiano di scadere prima ancora di essere distribuite. Eppure la variante Omicron dovrebbe averci fatto capire quanto sia importante raggiungere una copertura vaccinale globale.
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Giulia Dallagiovanna 15 Gennaio 2022
* ultima modifica il 15/01/2022

In un video messaggio diffuso sui canali social della Commissione europea, la presidente Ursula von der Leyen ha annunciato che l'Europa "prevede di condividere" 700 milioni di dosi di vaccino Covid entro la fine del 2022. Si intende naturalmente a beneficio dei Paesi in via di sviluppo, rimasti praticamente esclusi dalla corsa al farmaco preventivo, e che oggi contano meno del 9% di popolazione con almeno la prima dose. Lo squilibrio è evidente, se conti che in Italia ci sono già 23 milioni di persone che hanno ricevuto il booster (il 74,76 % della popolazione potenzialmente oggetto di dose addizionale). Dunque dopo esserci assicurati una quantità anche eccessiva di flaconi, è il momento di mostrare al mondo la nostra generosità. D'altronde, l'arrivo della variante Omicron ha mostrato con chiarezza come non saremo davvero al sicuro fino a quando non ci saremo vaccinati tutti.

"L'Ue è il maggior donatore di vaccini per il Covid-19 – ha proseguito von der Leyen. – Abbiamo superato il nostro obiettivo di condivisione nel 2021, con 380 milioni di dosi condivise. E faremo di più". Il problema, però, è come lo faremo. In Africa, ad esempio, oltre alla questione approvvigionamento esiste anche quella trasporto e della distribuzione, che diventa vitale quando le dosi in arrivo sono già prossime alla scadenza. Lo scorso 23 dicembre è ad esempio giunta la notizia che in Nigeria sono stati buttati un milione di vaccini AstraZeneca perché non più utilizzabili. Il governo ha dunque deciso di non accettare più donazioni di questo genere.

La Nigeria ha dovuto scartare 1 milione di vaccini perché già scaduti

Intanto i Paesi occidentali stanno affrontando un incremento esponenziale dei contagi causato dalla variante Omicron, che è stata ritrovata proprio in Sudafrica e che probabilmente è emersa per la prima volta in Botswana. Come diversi esperti e ong avevano previsto, la scarsa copertura vaccinale permette al virus di circolare liberamente, mutare e dare vita a nuove varianti. E con la B.1.1.529 possiamo quasi ritenerci fortunati, dal momento che è sì più contagiosa, ma allo stesso tempo meno pericolosa delle precedenti. Cosa sarebbe accaduto se ci fossimo trovati davanti a un virus più aggressivo? Secondo le previsioni, è un pericolo che forse possiamo lasciarci alle spalle: il SARS-Cov-2 starebbe mutando seguendo proprio la direzione tracciata da Omicron e potrebbe essere addirittura il segnale della fine della pandemia. Ma tentare la sorte non è un atteggiamento consigliabile.

Per fortuna, l'Africa sembra essersela cavata anche senza di noi. Secondo un'analisi elaborata da The Economist, nel continente non sembrerebbe essesi verificata la strage che si temeva. Bisogna però tenere in considerazione l'età media della popolazione che si attesta attorno ai 23 anni, quando in Europa è di 46. Una conferma dunque di come il Covid sia più benigno con i pazienti giovani. Ma questa rassicurazione non basta a frenare il possibile emergere di nuove varianti e non può certo essere una scusa per dimenticarci di vaccinare i Paesi in via di sviluppo.

Fonti| Ansa; Our World in Data

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