
Un neonato che nuota in una piscina piena d'acqua, un'acqua formulata apposta per lui. Bottiglie da un litro vendute in farmacia a peso d'oro perché "ideali per preparare gli alimenti per i lattanti". Solo che l'acqua per i lattanti, in realtà, non esiste. O meglio, non si tratta di una bevanda speciale, ma di una formulazione con caratteristiche che si possono rintracciare in quelle già in commercio.
Ma partiamo dalle basi e da un ripasso generale che può essere utile a tutti: "Per l'alimentazione del lattante, il latte materno è l’ideale. Se si deve ricorrere a quelli in polvere, invece, consiglio di acquistarne di già diluiti e già pronti all’uso. È una scelta pratica e talvolta anche la più economica”, spiega la dottoressa Maria Rosaria Marchili, responsabile della UO Pediatria ad Alta Complessità Assistenziale presso l'IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. Un bambino, poi, inizia a bere attorno ai 6 mesi, quando entra nella fase dello svezzamento: "Nel momento in cui si introduce la dieta complementare, si può cominciare anche con l'acqua. È importante che non sia aromatizzata, come una tisana, né tantomeno che si tratti di bevande zuccherate, perché in questo modo viene sfavorito il consumo di acqua normale nelle età successive".
La scritta "acqua potabile" riferita a una fontana pubblica contiene tutta una serie di informazioni che vanno oltre il semplice "si può bere". Quel liquido con il quale riempiamo ad esempio le nostre borracce può provenire da una sorgente, da una falda sotterranea o anche da un grande bacino di raccolta. Se sei adulto e non hai particolari problemi di salute, la potrai tranquillamente utilizzare per le tue necessità quotidiane. Ma nel caso di un bambino, e ancor più di un neonato, si dovrebbe prestare attenzione.
"Potrebbe aver subito alcune contaminazioni mentre confluisce nel punto di raccolta o lungo il percorso per arrivare fino a noi – avverte la dottoressa Marchili, – derivate ad esempio dall'ambiente esterno e dall'uso di fertilizzanti e pesticidi. Inoltre, durante i processi di potabilizzazione, i batteri vengono eliminati con il cloro, che può finire nell'acqua. Ma dobbiamo anche tenere conto di possibili problemi nella rete di distribuzione, come la presenza di rotture e infiltrazioni o di materiale usurato nel rivestimento dei tubi".
Al contrario di quelle potabili, le acque minerali devono sottostare a una regolamentazione più stringente. Prima di tutto, l'origine è sorgiva e meno a rischio contaminazioni esterne. Le piogge inoltre non influiscono sulla loro composizione, proprio perché non provengono da bacini superficiali. "Potremmo dire che sono più pure da un punto di vista igienico: la fonte di approvvigionamento è una differenza fondamentale", precisa la dottoressa. L'altra è il residuo fisso – ovvero, quello che rimane di soluto dopo che è stato evaporato a secco un litro di liquido – che non può superare i 1.500 mg/l.
Scendiamo ancora più nel dettaglio e proviamo a capire un'altra differenza, quella tra minerali e oligominerali. Dovremo prestare attenzione soprattutto alla concentrazione di tre sali, che contribuiscono al diverso grado di durezza dell'acqua e hanno un effetto diretto sulla nostra salute: sodio, magnesio e calcio.
La durezza dell'acqua si misura, appunto, attraverso il residuo fisso: per le minerali è tra i 500 e i 1.500 mg/l, mentre per le oligominerali è molto più basso e rimane tra i 50 e i 500 mg/l. Esistono infine le "acque ricche", dove il residuo fisso supera i 1.500 mg/l, e risultano di conseguenza aromatiche.
"Vi sono poi altri sali che danno luogo ad acque particolari, come le acque bicabonate e naturalmente effervescenti, le acque sulfuree, le acque calciche, quelle ferrose e così via. Ma per i bambini queste formulazioni non sono assolutamente indicate".
Quindi, quale acqua è più adatta per diluire il latte in polvere o per i primi sorsi di un neonato? "Chi segue un'alimentazione con latte di formula, dovrebbe diluirlo con acque oligominerali. Devono essere assolutamente evitate le acque minerali gassate, anche se effervescenti naturali – risponde l'esperta. – Un residuo fisso tra i 50 e i 500 mg/l è consigliato per evitare il sovraccarico del rene. Anche perché dobbiamo considerare che un lattante ha un fabbisogno idrico molto elevato, nutrendosi quasi completamente di liquidi".
Con l'arrivo dell'adolescenza le caratteristiche della persona cambiano e i bisogni si modificano. Un ragazzo che pratica sport, in particolare, perde molti sali minerali e può quindi essere utile per lui passare alle acque minerali.
La parola d'ordine è: povera di sodio. Ma ricca di magnesio e calcio. Il 90% della massa ossea si forma entro i 18 anni di età ed è quindi importante fornire al corpo adeguati quantitativi di calcio. Allo stesso tempo, il magnesio è fondamentale per processi come l'omeostasi cardiaca o la funzionalità delle articolazioni.
"Nella nostra dieta assumiamo già molto sodio attraverso formaggi, insaccati e alimenti già pronti. Mentre la maggior parte del calcio che il nostro corpo assimila proviene da latte, latticini e acqua. Quello presente nei vegetali ha una biodisponibilità inferiore".
L'acqua del rubinetto è potabile e dunque adatta per l'uso quotidiano da parte di persone adulte. Non è invece raccomandata per lattanti e bambini piccoli. Tanto per cominciare, la composizione è variabile e ciascun cittadino dovrebbe conoscere quella della sua zona. "A Roma, ad esempio, l'acqua è molto ricca di calcio – fa notare la dottoressa – ed è quindi adatta a partire dal secondo anno di età". Ma aggiunge: "Deve essere sempre verificata l'intera filiera". Brocche filtranti e depuratori domestici sono la soluzione? Non proprio: "Bisognerebbe analizzare il filtrato e non so quanto sia fattibile questo tipo di controllo in ogni casa".
L'acqua per neonati e lattanti si trova tranquillamente al supermercato, basta leggere con attenzione le etichette. E poi avere qualche accorgimento: "Consiglio di prediligere la bottiglia di vetro rispetto a quella in plastica, perché il vetro si pulisce, si sterilizza e si ricicla. Inoltre, una volta aperta, dovrebbe essere consumata nelle successive 24 ore. Dopodiché, è meglio se la bevono solo mamma o papà".