Mal di testa: ora la scienza ha scoperto perché spesso provoca anche l’ipersensibilità alla luce

Un team di ricercatori italiani ha scoperto che nonostante l’emicrania riduca l’attività di neuroni, c’è un sottogruppo che è comunque in grado di sincronizzare gli stimoli visivi trasmettendoli più velocemente di quanto non succeda senza il mal di testa, provocando la fotofobia. Questo meccanismo determina una trasmissione delle informazioni visive troppo efficace: da qui, l’ipersensibilità alla luce.
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Kevin Ben Alì Zinati 6 Ottobre 2022
* ultima modifica il 06/10/2022

Quando arriva, non è mai da solo. Il mal di testa quando ti prende può portarsi dietro sintomi come la nausea e il vomito ma anche vertigini e irritabilità oltre a una forte sensazione di dolore, che può variare da forme lievi a gradi anche decisamente pensati.

ll mal di testa colpisce circa 26 milioni di italiani e anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha inserito al terzo posto nella classifica delle malattie invalidanti in grado di limitare o compromettere la vita quotidiana.

Anche perché tra i suoi numerosi e già diffusi contraccolpi in cui potresti incappare c’è l’ipersensibilità alla luce, una condizione che determina un’intolleranza anormale alla luce in grado di provocare fastidio o dolore agli occhi e contro cui c'è ben poco da fare.

Se ne hai mai sofferto sai bene che l’unica che che vorresti, in quel momento, è rintanarti al buio cercare di passare più tempo possibile lontano dalle fonti luminose.

Questa fotofobia connessa al mal di testa è sempre stata un mistero per la scienza: se, come sappiamo, il mal di testa comporta una diminuzione dell’attività dei neuroni nella corteccia visiva, come fanno questi a portare a una trasmissione maggiore, addirittura eccessiva, degli stimoli visivi?

Se lo sono chiesti a lungo i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Pisa e del Dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Padova. E ora con i risultati di un recente studio pubblicato sulla rivista Journal of Headache and Pain, il team avrebbe trovato la risposta.

Secondo i dati raccolti, durante l’emicrania i neuroni sarebbero sì meno attivi a uno stimolo visivo a causa di un potenziamento dei cosiddetti  neuroniinibitori”. Il loro ruolo è appunto quello di diminuire l’attività cerebrale.

Meno attività però non significa automaticamente che i neuroni siano spenti e che le informazioni non viaggino: i ricercatori hanno scoperto che i neuroni continuano a comunicare tra di loro e quelli “inibitori” sono in grado paradossalmente di sincronizzare le comunicazioni impacchettandole più velocemente di quanto non succeda senza il mal di testa.

Questo meccanismo determina una trasmissione delle informazioni visive troppo efficace: da qui, l’ipersensibilità alla luce.

Nicolò Meneghetti, primo autore del lavoro e studente PhD dell’Istituto di BioRobotica. Photo credit: Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna

Questa scoperta, hanno spiegato i ricercatori, può portare allo sviluppo di cure mirate proprio contro gli effetti visivi del mal di testa, ma può anche contribuire alla comprensione dei meccanismi di altre patologie responsabili dell’ipersensibilità alla luce. “L’emicrania condivide alcune caratteristiche comuni con altre malattie, come ad esempio l’epilessia. Il nostro modello potrebbe quindi aiutare a spiegare alcune caratteristiche di queste patologie e a trovare nuove soluzioni per combatterle” ha spiegato Nicolò Meneghetti, primo autore del lavoro e studente PhD dell’Istituto di BioRobotica.

Fonte | "Synaptic alterations in visual cortex reshape contrast-dependent gamma oscillations and inhibition-excitation ratio in a genetic mouse model of migraine" pubblicato il 29 settembre 2022 sulla rivista Journal of Headache and Pain

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