Malattie reumatiche: prevenirle è possibile? Ne abbiamo parlato con il professor Luigi Sinigaglia

Oggi è la Giornata mondiale delle malattie reumatiche, eppure sembra che in Italia ci sia poca informazione su patologie croniche che colpiscono ben 5 milioni di persone solo nel nostro Paese. Per capire quali siano le false credenze legate a questi disturbi e come sia possibile cercare di contrastarne l’insorgenza abbiamo rivolto tutte le nostre domande al presidente di SIR (Società italiana di Reumatologia).
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Giulia Dallagiovanna 12 Ottobre 2020
* ultima modifica il 13/10/2020
Intervista al Prof. Luigi Sinigaglia Presidente di SIR (Società italiana di Reumatologia)

Le malattie reumatiche colpiscono circa 5 milioni di italiani, eppure esiste un 15% della popolazione che non ne ha mai sentito parlare, mentre il 50% non sa che esistono delle cure efficaci. E questa scarsa informazione porta con sé anche una serie di false credenze, come il fatto che si tratti di patologie legate esclusivamente agli anziani o che il clima e l'umidità possano favorirne l'insorgenza. Per fare chiarezza su problemi così diffusi e soprattutto capire come e quanto si possano prevenire, ne abbiamo con il professor Luigi Sinigaglia, presidente di SIR (Società italiana di Reumatologia).

Professor Sinigaglia, ogni anno in Italia si spendono 4 miliardi per la cura dei malati reumatici, è corretto?

Non è facile fare una stima globale dei costi delle malattie reumatiche ma è ragionevole pensare che questa somma sia corretta. Le malattie reumatiche hanno costi diretti (legati cioè ai ricoveri, interventi chirurgici e ai farmaci che vengono impiegati), ma soprattutto costi indiretti correlati ad esempio alla perdita di produttività. Questo aspetto è molto importante anche per giustificare la spesa farmaceutica.

Il professor Luigi Sinigaglia, presidente di SIR

I farmaci oggi utilizzati in molte malattie reumatologiche hanno costi relativamente elevati, ma risultano, se opportunamente utilizzati, estremamente efficaci tanto da offrire al paziente una prospettiva se non di guarigione, almeno di remissione della malattia. In queste condizioni il paziente viene restituito al suo ruolo sociale e lavorativo e questo aspetto è fondamentale quando si parla di costi. È quanto è stato recentemente dimostrato in uno studio condotto in Italia su un centinaio di pazienti affetti da artrite reumatoide: prima del trattamento una elevata percentuale di pazienti non era più in grado di svolgere alcuna attività lavorativa, ma dopo un anno di opportuno trattamento quasi tutti i pazienti hanno ripreso a lavorare riassumendo una adeguata funzione sociale.

Resta però un’importante fetta di popolazione, il 15%, che non ne ha mai sentito parlare, mentre la metà non sa che si possano prevenire. Come mai si è creata questa situazione?

In effetti la cultura sulle malattie reumatologiche è abbastanza lacunosa. Questa situazione dipende dal generale scarso interesse per condizioni caratterizzate da un decorso cronico e progressivo, e dal fatto che la disabilità derivante dalle malattie reumatologiche non colpisce l’immaginario collettivo. Esistono poi dei falsi convincimenti sulle malattie reumatologiche che contribuiscono a renderle poco attraenti dal punto di vista dell’informazione. Ad esempio la convinzione che si tratti di malattie fatali, legate all’invecchiamento quando invece si tratta di malattie che colpiscono soggetti in età fertile e lavorativa, spesso colpiscono addirittura i bambini. Un’altra mancata percezione è quella sulla mortalità: la maggior parte delle malattie reumatologiche comporta una riduzione della aspettativa di vita legata alla malattia in sé, specie se non si mettono in atto le opportune strategie terapeutiche.

Si pensa che le malattie reumatiche siano legate all'invecchiamento, invece possono colpire anche i bambini

Infine un’altra convinzione errata sta nel ritenere che le malattie reumatologiche non abbiano soluzione e che un paziente debba necessariamente convivere con dolori e disabilità. Questo paradigma è totalmente cambiato negli ultimi anni perché abbiamo a disposizione trattamenti di formidabile impatto che possono cambiare integralmente il decorso di malattia, restituire al paziente un’ottima qualità di vita e prevenire i danni a carico dell’apparato locomotore.

Quali sono i fattori di rischio per le malattie reumatiche e quindi chi dovrebbe sottoporsi a controlli frequenti in un'ottica di prevenzione?

Parlare di prevenzione in ambito reumatologico è difficile in quanto la maggior parte delle malattie reumatologiche ha cause sconosciute e quando non si conosce la causa primaria di un evento è difficile mettere in atto strategie preventive. Tuttavia certamente esistono diversi fattori di rischio che hanno importanza in singole condizioni patologiche. Per l’artrite reumatoide, ad esempio, il fumo di sigaretta e una cattiva igiene odontoiatrica possono rappresentare un rischio aggiuntivo. In altre patologie sistemiche, come il lupus, l’assunzione di estrogeni (la cosiddetta “pillola” o la terapia ormonale sostitutiva) e l’esposizione al sole possono rappresentare fattori di rischio non per la comparsa ma per le riacutizzazioni di malattia. Altre malattie croniche, come l’osteoporosi, annoverano diversi fattori di rischio come la carenza in estrogeni, la menopausa precoce, la magrezza eccessiva, la scarsa attività fisica, lo scarso apporto di calcio con la dieta. In questa patologia è possibile fare una prevenzione mediante test di screening che comportano una semplice misurazione della densità minerale ossea (la cosiddetta MOC) che tutti dovrebbero fare almeno all’età di 65 anni.

Per quanto riguarda le altre malattie il miglior modo di attuare una prevenzione consiste nel valorizzare sintomi precoci: gonfiori alle piccole articolazioni delle mani, rigidità mattutina, dolori articolari diffusi associati a condizione di stanchezza eccessiva, febbricola, secchezza orale o agli occhi, impallidimento delle dita delle mani dopo esposizione al freddo, comparsa di eritemi cutanei e così via. La diagnosi precoce in questi casi finisce per essere una vera prevenzione in quanto oggi abbiamo a disposizione terapie che sono tanto più efficaci quanto più precocemente vengono applicate.

Quali sono i fattori ambientali che possono favorire l’insorgere di una malattia reumatica?

In realtà, a differenza di quanto si crede, il clima e l’umidità non sono fattori favorenti. Le malattie reumatologiche a impronta infiammatoria sono diffuse a ogni latitudine e non risentono di questi fattori. In generale c’è una maggior prevalenza di patologie reumatologiche in condizioni di affollamento relativo, come l’ambiente urbano, rispetto all’ambiente rurale, ma non si tratta di una legge assoluta. L’inquinamento atmosferico è stato messo in relazione alla insorgenza di artrite reumatoide in quanto fattore in grado di promuovere l’autoimmunità a livello delle vie aeree e dare così seguito alla possibile comparsa della malattia.

Dal punto di vista dello stile di vita, quali comportamenti è bene adottare per prevenire l’insorgenza di malattie reumatiche?

Anche qui è bene dare regole generali che possono aiutare se non a prevenire almeno a ritardare o a mitigare gli effetti delle malattie reumatologiche. Astenersi dal fumo e dall’alcool, mantenere una buona efficienza muscolare tramite l’attività fisica, cercare di preservare un peso corporeo equilibrato perché sia la magrezza sia l’obesità sono nocive per le malattie reumatologiche. Se la patologia in questione poi è l’artrosi, la malattia più frequente in assoluto che interessa oltre l’80% della popolazione sopra i 70 anni, una buona norma è quella di risparmiare le articolazioni malate, evitando un lavoro eccessivo. Cercare di non sovraccaricare un ginocchio o un’anca artrosica significa rallentare la progressione del danno e dilazionare un eventuale intervento chirurgico. Per quanto riguarda invece la fragilità ossea si deve mantenere anche una dieta ricca in calcio, un elemento fondamentale per lo scheletro, ricorrendo a prodotti caseari e ad acqua minerale ricca in calcio.

Detto questo resta tuttavia cruciale una buona aderenza del paziente al programma terapeutico che in reumatologia spesso coincide con l’utilizzo di alcuni farmaci che hanno notevoli potenzialità nel trattamento di queste patologie e che nella maggior parte dei casi riescono a contrastarle efficacemente.

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