Mascherine al chiuso, sì o no? Per il prof. Bruno “serve prudenza, forse conviene tenerle almeno per un altro mese”

Ci avviciniamo al 30 aprile, data in cui finiranno praticamente tutte le restrizioni e diremo addio al Green pass. Prima di allora il Governo dovrà decidere cosa fare riguardo l’obbligo di coprire naso e bocca negli spazi pubblici al chiuso e sui mezzi di trasporto.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Aprile 2022
* ultima modifica il 23/04/2022
In collaborazione con il Prof. Raffaele Bruno Direttore del Reparto di Malattie infettive dell’Ospedale San Matteo di Pavia

È una questione di centimetri. Pochi, per fortuna. Lo stato di emergenza è decaduto e se oggi ti fermi e alzi lo sguardo, puoi distintamente intravedere all’orizzonte la fine del delicato e tortuoso percorso iniziato ormai più di due anni fa.

Con l’inizio del mese di maggio cadranno anche le ultime restrizioni messe in campo per arginare la pandemia ma tra pochi giorni potremo soprattutto dire definitivamente addio al Green pass per accedere ai bar, ai ristoranti o ai posti di lavoro.

I centimetri che ci separano dal ritorno totale alla normalità sono pochi: tuttavia, serve farli. E come spesso succede, gli ultimi passi di un percorso così lungo sono i più duri e difficili. O, come nel nostro caso, i più ricchi di insidie.

Se c’è stata subito unanimità di consensi sull’abbandono della certificazione verde o lo stop all’isolamento per i contatti stretti, restano invece da scogliere ancora diversi dubbi sull’utilizzo della mascherina. Uno su tutti: possiamo davvero permetterci di toglierla negli ambienti chiusi?

mascherine-ffp2-obbligatorie

Per coprire quei centimetri e muovere il passo decisivo verso la vita come la conoscevamo prima servono attenzione e soprattutto cautela. È di quest’avviso il professor Raffaele Bruno, direttore del Reparto di Malattie infettive dell’Ospedale San Matteo di Pavia: “Credo che i dati degli ultimi giorni e quelli immediatamente successivi alle giornate di Pasqua dimostrino che abbandonare le mascherine al chiuso oggi sia prematuro”. 

Il 30 aprile è sempre più vicino e sulla base dell’ultimo decreto, dal 1 maggio l’obbligo di coprirsi naso e bocca sui mezzi di trasporto o negli spazi pubblici al chiuso sarebbe destinato a decadere. Nelle prossime settime il Governo dovrà dunque decidere cosa fare e tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di non prorogare tale obbligo, trasformandolo piuttosto in una raccomandazione.

L’ha confermato anche il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, convinto che “passare da un obbligo di mascherina al chiuso a una raccomandazione possa essere la scelta giusta, magari mantenendole in alcuni luoghi come i mezzi di trasporto. Ma oggi credo ci siano le condizioni per procedere con il togliere l'obbligo di mascherine al chiuso”.

Prima di prendere qualunque decisione e abbassare le difese, secondo il professor Bruno, serve tuttavia tenere bene a mente quanto facilmente Sars-CoV-2 (e le sue varianti) si propaga nella popolazione. “Le goccioline respiratorie se non bloccate dalle mascherine possono raggiungere un metro di distanza se emesse da una persone che parla, arriva do poi fino a 3 metri se emesse con un colpo di tosse e fino a 7 metri con uno starnuto. Il rischio di contagio, al chiuso, oggi resta elevato”.

I dati degli ultimi giorni dicono che abbandonare le mascherine al chiuso oggi è prematuro 

Prof. Raffaele Bruno, direttore Malattie Infettive San Matteo di Pavia

Non sarebbe ancora ora, insomma, di mettere nel cassetto o in tasca la mascherina, specialmente la FFP2. “Le chirurgiche hanno una protezione in uscita ma non in entrata le FFP2, invece, filtrano in media il 94% degli aerosol ha spiegato il direttore del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale pavese, sottolineando quindi un concetto tanto semplice quanto decisivo: “Se una persona indossa in modo corretto la FFP2 e ha un contatto con un positivo, avrebbe un rischio di contagio dello 0,1%, dunque molto basso”. 

Il momento arriverà. Ma quando? E come lo capiremo? “La stella polare che deve guidare ogni nostro comportamento sono i dati epidemiologici – ha continuato il professor – Servirà un numero di casi basso che non gravi sull’ospedalizzazione”. 

Come ci aveva già spiegato anche il virologo Fabrizio Pregliasco, nei prossimi mesi-anni la pandemia continuerà a compire e a far registrare un discreto numero di contagi. A fare la differenza, insomma, sarà la risposta del sistema sanitario: se la diffusione del virus non impatterà significativamente sull’ospedalizzazione allora sì, potremo davvero pensare di togliere le mascherine anche al chiuso.

Le chirurgiche hanno una protezione in uscita ma non in entrata le FFP2, invece, filtrano il 94% degli aerosol

Prof. Raffaele Bruno, direttore Malattie Infettive San Matteo di Pavia

L’ideale oggi, per il professor Bruno, sarebbe posticipare l’abbandono almeno di 30 giorni, “navigare a vista e valutare mese per mese l’andamento epidemiologico”. Un altro mese di mascherine – e quindi di cautela, prudenza e buon senso – potrebbe quindi darci tempo e modo di affacciarci all’estate (e poi al successivo periodo invernale) con una maggior sicurezza: “anche perché non si chiede di indossare una cintura troppo stretta ma di utilizzare un dispositivo che abbiamo usato e che crea più benefici che disagi”. 

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