
Ci sono varie ragioni per cui il melanoma è considerato il più letale tumore della pelle, su tutte l’elevata eterogeneità di questa neoplasia e la rapidità con cui può dare origine a metastasi.
Secondo un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Biologia dell'Università di Padova, oggi tuttavia porremmo aver compiuto un passo in avanti verso una potenziale cura.
Sulla rivista Cell Death and Disease, il team ha infatti descritto la scoperta di un nuovo e finora sconosciuto meccanismo implicato nella formazione delle metastasi. Sono convinti si tratti di una promettente strada per la cura del melanoma metastatico.
Per capire meglio il risultato devi partire da una nozione di base, ovvero che le cellule di questo particolare tumore della pelle sono estremamente eterogenee e, appunto, possono presentarsi in almeno due stati diversi.
Uno stat più differenziato, in cui sono caratterizzate da una miglior capacità di proliferare all’intento dell’organismo ma in maniera meno invasiva. Un altro, invece, indifferenziato, in cui a una maggior invasività corrisponde una maggior aggressività.
Tra queste due forme c’è parecchia “plasticità” come hanno spiegato i ricercatori in una nota: significa in sostanza che una stessa cellula neoplastica può passare da uno stato all’altro in maniera abbastanza facile.
Questa abilità dipende dall’espressione della proteina MITF, un fattore di trascrizione conosciuto per il suo ruolo nella microftalmia, una malformazione congenita dell’occhio.
Alti livelli della proteina MITF stimolano favoriscono uno stato più differenziato; spingono cioè lo sviluppo di cellule tumorali più specializzate, ma con minore capacità metastatica. Bassi livelli, al contrario, favoriscono invece la proliferazione di cellule immature e non ancora specializzate e con una maggiore propensione a formare metastasi.
A svolgere un ruolo chiave nella regolazione dell’espressione e dell’attività del MITF c’è una particolare proteina detta Transglutaminasi di tipo 2 (o TG2). Ecco, il team di scienziati ha dimostrato che la presenza di questa proteina, che tra l’altro è nota per il suo coinvolgimento nella celiachia, è associata a una minore capacità delle cellule di formare metastasi.
“In particolare – ha spiegato Luigi Laenza, professore del dipartimento di Biologia dell’Università di Padova – abbiamo osservato che TG2 è in grado di interagire con MITF, sostenendo così la capacità di quest'ultima di attivare geni coinvolti sia nel differenziamento, sia nella pigmentazione tramite la produzione della melanina. La conseguenza è una minore capacità di formare metastasi. In assenza di TG2, MITF non è infatti in grado di funzionare e ciò causa una riduzione sia della pigmentazione, sia del differenziamento, e un aumento di dimensione delle metastasi”.
Le future applicazioni dei risultati di questo studio potrebbero dunque traghettarci verso nuove potenziali cure questa questa complicata neoplasia.
Fonte | "Transglutaminase Type 2-MITF axis regulates phenotype switching in Skin Cutaneous Melanoma" pubblicato il 28 ottobre 2023 sulla rivista Cell Death and Disease