Per chi soffre di emicrania sono in arrivo due notizie importanti. Due studi infatti avrebbero individuato altrettanti approcci terapeutici e non farmacologici che possono aiutare a lenire i sintomi di questo fastidioso disturbo, che in alcune persone è addirittura cronico. Un gruppo di ricercatori Centro Cefalee dell'Istituto Carlo Besta di Milano ha scoperto come la mindfulness funzioni anche a distanza e sia in grado di dimezzare gli attacchi di cefalea forte, mentre le Università dell’Arizona e del Minnesota hanno messo a punto una luce verde che potrebbe aiutare a superare la fotofobia che peggiora il mal di testa.
Lo studio italiano presentato durante il Congresso "Le cefalee nell’evoluzione delle neuroscienze", organizzato da Anircef (Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee), ha mostrato non solo l'efficacia delle pratiche di mindfulness sulle forme croniche di emicrania, ma anche come queste funzionino a distanza. Se insomma non è possibile incontrare di persona lo specialista che ti segue in questo percorso, potrai ricorrere a videochiamate attraverso il tuo smartphone. Gli attacchi sono infatti risultati inferiori addirittura del 50%, così come si è ridotta della metà la necessità di far ricorso a farmaci.
Naturalmente è sempre fondamentale che tu sia seguito da un medico e valutare assieme a lui i medicinali che dovresti assumere, ma sembra che questi esercizi possano abbassare i marker di stress che sono coinvolti nel meccanismo che scatena il dolore.
Lo studio pubblicato sulla rivista Cephalalgia ha dimostrato come l'esposizione a una fonte di luce verde per un paio di ore al giorno possa aiutare a ridurre il fastidio provocato dai raggi di luce e quindi il dolore ad esso connesso. Non è la prima volta che si studia il legame tra colorazioni particolari e l'emicrania, ma in questo caso è stato possibile chiarire come fossero necessarie sedute da 1 0 2 ore, per 10 settimane consecutive. Alla fine del trattamento, sono stati registrati miglioramenti anche del 60%, persino in pazienti che non avevano avuto beneficio dalle terapie tradizionali.
Questo non significa che potrai metterti da solo a fissare una luce verde nella speranza che il dolore diminuisca. Serve infatti la supervisione di uno specialista e una luce con una lunghezza d'onda compresa tra i 446 e i 447 nanometri. In questo modo vengono colpite le cellule ipRGCs della retina e attivato il fotopigmento che riesce a tradurre quelle onde in impulsi per regolare il ritmo sonno veglia e il sistema neuroendocrino. La corteccia cerebrale visiva non viene più iperattivata e sparisce dunque la fotofobia, con un miglioramento del benessere del paziente.
Fonti| "Le cefalee nell'evoluzione delle neuroscienze", pubblicato da ANIRCEF a dicembre 2020;
"Evaluation of green light exposure on headache frequency and quality of life in migraine patients: A preliminary one-way cross-over clinical trial", pubblicato su Cephalalgia il 9 settembre 2020