Morbillo in gravidanza: ecco perché è meglio che la mamma faccia prevenzione

Sottoponendosi a un semplice esame del sangue una donna che desidera una gravidanza può sapere se è immune o meno dal virus del morbillo. Un atto molto importante per salvaguardare la salute non solo della futura mamma, ma anche del neonato in arrivo.
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Gaia Cortese 6 Luglio 2019
* ultima modifica il 06/07/2019

In gravidanza le malattie infettive possono essere particolarmente rischiose sia per la mamma che per il neonato. Tra queste il morbillo è sicuramente una patologia da tenere sotto controllo. Il morbillo, infatti, per quanto non sia causa di malformazioni fetali, può rappresentare comunque un rischio di aborto spontaneo, di parto pretermine e di mortalità intrauterina (questo rischio sembra essere più elevato in caso di infezione nel primo e secondo trimestre di gravidanza).

Come sottolinea su Medicitalia il Dottor Nicola Blasi, medico specialista in Ginecologia e Ostetricia "a differenza dell'infezione da virus della Rosolia, in cui è presente un ritardo di crescita intrauterina, la prematurità provocata dal morbillo si associa ad un normale sviluppo del feto, ma ad una sua prematura espulsione. La presenza di malformazioni congenite in neonati da madri che avevano contratto l'infezione nel primo trimestre di gravidanza non è documentata in letteratura, se non in casi eccezionali".

Il morbillo mette a rischio anche la futura mamma, potendole provocare una polmonite o un’encefalite come complicanze più comuni di questo virus.

Morbillo neonatale

Il neonato rischia di essere contagiato dal morbillo solo se la futura mamma si ammala nelle ultime tre settimane di gravidanza; prima di questo periodo è difficile che il virus superi tutte le barriere fisiologiche esistenti fino a raggiungere il bambino. In prossimità del parto l'infezione può aumentare il rischio di morbillo neonatale, una condizione grave che si accompagna talora ad alcuni casi di mortalità.

Terapia in caso di morbillo in gravidanza

In caso di contagio, sia la mamma che il neonato vengono trattati con immunoglobuline (per via endovenosa in ospedale) entro 72 ore dal contagio; se poi la mamma partorisce nel periodo di incubazione della malattia o nella fase conclamata della malattia, il neonato che non evidenzia segni di eruzione cutanea deve essere comunque allontanato temporaneamente dalla mamma.

Vaccino per il morbillo in gravidanza

Se sei una donna che desidera avere un figlio dovresti eseguire un esame del sangue per verificare se sei ‘coperta’, ossia se hai già contratto questa patologia nell’infanzia o se magari sei già stata vaccinata. Eventualmente, se non sei coperta, puoi decidere di sottoporti alla vaccinazione 6 mesi prima di iniziare la gravidanza. Il Ministero della Salute raccomanda che il vaccino contro MPR (morbillo, parotite, rosolia), contenendo vaccini a virus vivi attenuati, non venga somministrato in gravidanza; in casi accidentali in cui la vaccinazione è stata fatta a donne che non sapevano di essere in gravidanza, non è stato comunque evidenziato un aumento di aborti o malformazioni fetali.

Morbillo e Morbo di Chron

Alcuni studi recenti pubblicati sull'autorevole testata The Lancet hanno poi dimostrato che il morbillo in gravidanza può far sorgere nel bambino il Morbo di Crohn, un'infiammazione intestinale che non si manifesterà prima dei vent'anni e che porta con sé problematiche non troppo rimarchevoli, ma comunque fastidiose.

Fonte| Ministero della SaluteOspedale Bambino Gesù

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