Nel sangue e nelle urine: ecco dove sono i segreti per trattamenti più efficaci contro il tumore delle vescica e dei nervi periferici

Due nuovi studi avrebbero dimostrato che le analisi di sangue e urine attraverso la biopsia liquida potrebbero aiutare a monitorare con più efficacia l’avanzamento del tumore della vescica e dei nervi periferici favorendo così approcci meno invasivi e più efficaci.
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Kevin Ben Alì Zinati 8 Settembre 2021
* ultima modifica il 08/09/2021

Nell’esame del sangue e delle urine si nasconderebbero trattamenti più rapidi e decisamente meno invasivi affrontare particolari forme di tumore.

Le biopsie liquide, infatti, potrebbero aiutare a diagnosticare e monitorare accuratamente l’avanzamento delle malattia legata al cancro della vescica e a quello che colpisce invece i nervi periferici.

Lo suggeriscono due nuovi studi della Washington University School of Medicine di St. Louis pubblicati nel numero di agosto di Plos Medicine.

Il tumore delle urine 

Sfruttare la biopsia liquida per tenere sotto controllo l’avanzata del tumore della vescica potrebbe potenzialmente ridurre potenzialmente l’invasività del trattamento cui vengono sottoposti i pazienti migliorandone quindi la qualità di vita.

Chi soffre di un tumore della vescica che ha invaso il muscolo sottostante, infatti, viene tendenzialmente prima sottoposto alla chemioterapia per ridurre la massa e poi un intervento chirurgico per la rimozione della vescica.

Operazione che, per scongiurare recidive, può comportare anche la rimozione della prostata e delle vescicole seminali per gli uomini o l’asportazione dell’utero e delle ovaie per le donne.

Riuscire a determinare se il trattamento inizialmente mirato contro il tumore abbia funzionato o meno, però, è una discriminante decisiva che potrebbe evitare a molti pazienti interventi chirurgici non necessari.

Perché alcuni possono rispondere bene alla chemioterapia e non aver dunque bisogno dell’intervento: oggi tuttavia non esiste ancora un metodo preciso per identificare quali pazienti potrebbero non doversi sottoporre alla rimozione della vescica.

La biopsia delle urine descritta di ricercatori americani, invece, potrebbe diventare il primo modo per riuscire a  determinare quali pazienti possono evitarla.

Nello studio, infatti, i ricercatori hanno analizzato il DNA trovato nelle urine di persone sane e di pazienti con cancro alla vescica trattati con chemioterapia. E analizzando le urine dei pazienti oncologici che avevano ottenuto risposte complete alla chemioterapia non hanno rintracciato alcuna traccia di DNA tumorale prima dell’intervento di rimozione della vescica.

Il tumore dei nervi periferici

La biopsia liquida, in futuro, potrebbe diventare decisa anche per diagnosticare un tumore del rivestimento che copre i nervi periferici.

Si tratta di una patologia rara causata dalla neurofibromatosi di tipo 1, una malattia genetica ereditaria.

In questi pazienti è difficile determinare se il tumore che ha colpito le guaine del nervo sia benigno o maligno.

Analizzando con la biopsia il DNA presene in un campione di sangue i ricercatori sono stati in grado di distinguere tra individui sani, pazienti affetti da tumore benigno o maligno.

“Se siamo in grado di distinguere tra tumori cancerosi e precancerosi, apriamo la porta alla diagnosi precoce del cancro in condizioni ereditarie che predispongono le persone allo sviluppo del cancro” hanno spiegato i ricercatori.

Fonte | Washington University School of Medicine di St. Louis

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