Gli allevamenti intensivi potrebbero rappresentare un problema per la qualità dell'acqua di alimentazione che arriva nella case attraverso le falde acquifere. A lanciare l'allarme è uno studio dell'ong spagnola Ecologistas en Acción, secondo il quale il problema riguarderebbe gli alti livelli di nitrati immessi nell'acqua dagli allevamenti industriali, ma anche dai massicci quantitativi di fertilizzanti impiegati nell'agricoltura.
Nel 2021 l'ong ha analizzato l'acqua di 197 Comuni spagnoli per verificare la presenza di queste particelle, ritenute in dosi eccessive dannose per la salute umana. I risultati però avrebbero mostrato concentrazioni di nitrati superiori al tetto massimo fissato dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) affinché si possa parlare di acqua potabile.
Non solo, gli autori della ricerca sostengono di aver evidenziato una relazione tra gli alti livelli di nitrati e l'alta presenza di allevamenti di bestiame nelle aree analizzate: "Si tratta di – si legge nel report – un aspetto direttamente collegato alle alterazioni ambientali causate dall'azione dell'uomo, che possono avere anche effetti negativi molto significativi sulla salute umana".
"I nitrati – spiega Airc – si trovano naturalmente in diversi alimenti, tra cui le verdure (bietole, sedano, rape, spinaci), e nell'acqua potabile. Di per sé, i nitrati sono innocui, possono però essere convertiti in nitriti dall'azione delle ghiandole salivari nella bocca. I nitriti, a loro volta, possono combinarsi con altre molecole, le ammine, presenti negli alimenti ricchi di proteine come carne, salumi, formaggi, a formare le N-nitrosammine, che sono invece cancerogene".
È proprio questo il punto sollevato dallo studio spagnolo: "La presenza di nitrati nell'acqua potabile è fonte di preoccupazione in tutto lo Stato, data la loro tossicità legata alla formazione di due tipi di sostanze: nitriti e i composti di N-nitroso". La N-nitrosammine – ritenuta cancerogena – è una di queste.
Nello specifico Ecologistas en Acción sottolinea come "la riduzione dei nitrati a nitriti può causare metaemoglobinemia soprattutto nei neonati di età inferiore ai 6 mesi".
Si tratta di una condizione in cui la quantità di metaemoglobina nel sangue è superiore al normale. Il problema nasce dal fatto che la metemoglobina, a differenza dell'emoglobina, non è in grado di trasportare l'ossigeno: quindi nei casi in cui questa proteina sia presente in quantità maggiori rispetto ai valori standard l'ossigeno non arriva ai tessuti in quantità sufficienti.
"I sintomi della metaemoglobinemia – si legge ancora nel report – includono cefalea, vertigini, stanchezza, respiro corto, nausea, vomito, battito cardiaco accelerato, perdita di coordinazione muscolare e pelle blu".
Incrociando i dati del ministero della Salute con il numero di animali da allevamento registrati nelle città interessate, l'ong spagnola ha dedotto che la causa di questa forma di inquinamento dell'acqua sia "l'allevamento industriale, a cui si aggiunge l'inquinamento agricolo diffuso generato dall'uso massiccio di fertilizzanti in agricoltura, soprattutto per l'irrigazione".
Gli autori dello studio riportano alcuni dati emblematici di quella che definiscono una situazione molto preoccupante: a Puebla de la Reina – uno dei Comuni presi ad esame -, nella Spagna sud-occidentale, a fronte di 710 abitanti si contano 876.448 capi di bestiame. Non si tratta di un caso isolato: "il 90% dei comuni che ha registrato un eccesso di nitrati ha meno di 500 abitanti", ma anche città e paesi con una popolazione significativa presentano lo stesso problema come Sagunto, vicino Valencia, o Manacor sull’isola di Maiorca.
Uno dei Comuni indicati nel rapporto – Cantalejo, nella comunità autonoma di Castiglia e León – ha diffuso una nota in risposta al report per rassicurare i suoi circa 3.500 cittadini sulla qualità dell'acqua. In sua difesa il Comune ha dichiarato che "tutti i parametri" sarebbero risultati nella norma, sia nelle analisi del 2021 che in quelle del 2022.