Non ci sono più dubbi: le microplastiche invadono anche gli organi dell’uomo

Secondo uno studio dell’Università dell’Arizona, particelle anche inferiori ai 5 millimetri di grandezza sarebbero state ritrovate all’interno di porzioni di tessuto prelevate da organi come il fegato, i reni, la milza e i polmoni: stiamo parlando di materiali come il policarbonato, il polietilene e il polietilene tereftalato.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Agosto 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Era inevitabile che prima o poi avremmo trovato tracce di microplastiche anche nell’uomo e così è stato. In fondo, se questi materiali di dimensioni inferiori ai 5 millimetri finiscono all’interno della catena alimentare, era solo una questione di tempo prima che venissero scoperte anche dentro di noi, non credi? E infatti dopo l’acqua, l’aria, animali acquatici come pesci o molluschi e il suolo, le microplastiche sarebbero in grado di invadere anche i nostri organi. L’ha annunciato un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Arizona durante il convegno tenuto in forma virtuale dalla American Chemical Society.

Microplastiche ovunque

I ricercatori avrebbero individuato tracce di microplastiche all’interno di organi umani. Come sai, parliamo di particelle piccolissime, inferiori ai 5 millimetri o anche a 0,001 millimetri e in questo caso parleremo di nanoplastiche. Nella presentazione dello studio spiegano di aver utilizzato un ampio archivio di tessuti cerebrali e corporei istituito originariamente per studiare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e di essersi concentrati, in particolare, su 47 biopsie. Da qui hanno prelevato campioni da polmoni, fegato, tessuto adiposo, milza e reni, tutti organi che teoricamente potrebbero essere esposti, filtrare e raccogliere microplastiche. E i risultati sarebbero stati chiari: in quei campioni di tessuto vi sarebbero state tracce di bisfenolo A, un interferente endocrino ancora presente in alcuni vecchi contenitori per alimenti, policarbonato (Pc), polietilene (Pe) e polietilene tereftalato (Pet). Sebbene non sia ancora chiaro come e quanto incidano sulla nostra salute, lo studio dell’Università dell’Arizona è comunque il primo a sciogliere i dubbi: sì, le microplastiche si accumulano anche nell’uomo.

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