Covid-19 pandemia

Non solo mascherine: ecco tutte le abitudini che faremo bene a conservare del Covid-19

La mascherina serve ancora? I vaccini sono un ricordo o torneranno? La pandemia ha portato tante novità, ma ora che l’emergenza sta rientrando, cosa dovremmo fare di queste “nuove abitudini”? Le risposte dell’esperto.
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Maria Teresa Gasbarrone 20 Gennaio 2023
* ultima modifica il 20/01/2023
In collaborazione con il Dott. Francesco Menichetti Infettivologo e presidente del Gruppo Italiano per la Stewardship Antimicrobica (Gisa)

Il Covid-19 ci ha costretto per oltre due anni a portarla sempre dietro, insieme alle chiavi e al portafogli, oggi c'è chi la usa ancora e chi non ne vuole più sapere, ma la mascherina è di fatto diventata un oggetto familiare, quasi un'abitudine per molti di noi. Quella della mascherina – chirurgica o ffp2 – non è però l'unica pratica che abbiamo conservato della pandemia: smart working, telemedicina, consulto online sono tutte parole che prima di quel 21 febbraio 2020 non erano nemmeno parte del nostro vocabolario, figuriamoci delle nostre vite.

Eppure, nonostante l'impatto drammatico che il Covid-19 ha avuto sull'umanità, queste pratiche potrebbero tornarci utili, anzi potrebbero perfino essere un bene. L'infettivologo Francesco Menichetti, professore di Malattie infettive all’Università di Pisa e presidente di Gisa, il Gruppo italiano per la stewardship antimicrobica, organizzazione impegnata a promuovere un utilizzo etico degli antibiotici.

Mascherina: sì o no?

Sugli autobus, in metro, ma anche nelle farmacie o nei centri commerciali le mascherine si vedono ancora. Forse anche tu la usi, non solo per evitare il contagio con il Covid-19, ma anche perché ti senti più al sicuro dai virus influenzali, soprattutto in quest'ultimo periodo in cui la stagione ha raggiunto il picco. Non sei il solo a pensarla così, ma c'è anche chi sostiene che i numeri record di sindromi simil-influenzali raggiunti tra novembre e dicembre 2022 siano invece proprio il prodotto di tanti mesi trascorsi indossando la mascherina. Il dubbio, per questa seconda categoria di persone, è che il loro uso abbia indebolito i nostri anticorpi. Ecco la risposta dell'infettivologo:

"Per i due anni in cui abbiamo lottato contro il Covid-19, le mascherine ci hanno protetto anche dai virus influenzali. Ecco perché quando abbiamo smesso di indossarle abbiamo avuto una stagione influenzale importane". Il punto è che non c'è nessuna teoria scientifica dietro all'idea secondo cui le mascherine avrebbero avuto un impatto negativo sulle nostre difese immunitarie.

Le mascherine ci hanno protetto durante la pandemia e potrebbero farlo anche in futuro

Prof. Francesco Menichetti, infettivologo

"Attenzione – avverte Menichetti – a non rovesciare il rapporto causa-effetto. La mascherina non ha provocato un calo delle delle delle difese immunitarie, anzi è un efficace presidio di protezione – nello specifico la ffp2 -nei confronti di tutti i virus che si trasmettono per via respiratoria: Covid-19, influenza, ma anche virus para-influenzali, virus sinciziale e raffreddori".

Certo ciò non significa utilizzare le mascherine in modo indiscriminato, anche quando non ce n'è bisogno. Ma farne un uso intelligente e tarato in base alle situazioni. Ad esempio nelle strutture sanitarie, sui mezzi pubblici o nei luoghi molto affollati potrebbe essere un buon metodo per proteggere la nostra salute e quella degli altri e per snellire la mole di lavoro a carico del sistema sanitario.

Covid-19 pandemia

Vaccini mirati

"Cosa ci ha insegnato la pandemia?" La risposta secondo molti esperti è immediata: "Per prima cosa dobbiamo sempre ricordare – sottolinea il professor Menichetti – che sono stati i vaccini a salvarci dalla pandemia. Fidarci dei vaccini: questo è il primo insegnamento che dobbiamo trarre da questi anni".

Meno di uno italiano su dieci ha ricevuto la quarta dose

A guardare i dati sulla quarta dose potresti avere forse qualche perplessità sull'effettivo successo di questo insegnamento. Non sei l'unico, se pensi che al 18 gennaio 2023 hanno ricevuto la seconda dose booster solo 5.803.775 persone, ovvero il 30,35% della platea (over 60, professionisti sanitari, soggetti fragili) e meno di un italiano su dieci.

Abbiamo bisogno di campagne vaccinali basate più sul buon senso che sull'obbligatorietà

Prof. Francesco Menichetti, infettivologo

"La campagna vaccinale per la quarta dose è stata un fallimento – ammette l'esperto – per diversi motivi. È stata fatta a fine estate,  ma soprattutto non è stata ben mirata. Dovrebbe rivolgersi a chi ne ha bisogno, gli over 65 e i soggetti fragili. Proprio a loro, che rischiano di  subire le conseguenze più gravi dovrebbero puntare le campagne vaccinali, anche quelle contro l'influenza".

Le campagne vaccinali dovrebbero quindi avere questi tratti:

  • Essere mirate alle categorie che ne hanno più bisogno
  • Non obbligatorie per tutti (almeno non necessariamente)
  • Stagionali

Se ho sintomi resto a casa

"Il Covid-19 ci ha insegnato a essere più responsabili e corresponsabili, credo che dovremmo conservare questa lezione anche per le altre forme di virus e malanni stagionali". Puoi esserlo, spiega il professor Menichetti, anche oggi che l'emergenza Covid-19 sta rientrando.

"Grazie allo smart working possiamo permetterci di rimanere fin dai primi sintomi. In questo possiamo evitare di trasmettere il nostro eventuale virus respiratorio a chi ci è vicino. Lo stesso discorso vale, qualora possibile, se sei un genitore: se tuo figlio ha raffreddore o tosse è consigliato non portarlo a scuola, per impedire che lo passi ai compagni e quindi potenzialmente ai rispettivi familiari".

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Non esiste solo il pronto soccorso

Terapie intensive piene, ospedali sull'orlo del collasso. Ricorderai che la pandemia ha significato anche questo. "Una lezione – spiega Menichetti – che non bisogna dimenticare: il Covid-19 ci ha mostrato chiaramente come non si può concentrare tutto sull'ospedale". Ma sempre dalla pandemia abbiamo capito come si possa lavorare per produrre un miglioramento, soprattutto attraverso:

  • Medicina territoriale
  • Telemedicina

Di fronte alla pandemia i problemi del sistema sanitario in Italia sono diventati evidenti soprattutto per quanto riguarda la sua organizzazione. "C'è bisogno – sottolinea Menichetti – di potenziare la medicina territoriale, così da alleggerire gli ospedali e i pronti soccorso, ma anche i medici di famiglia, presi d'assalto dai pazienti".

Durante la pandemia il governo ha istituito le Usca – Unità Speciali di Continuità Assistenziale – per aiutare i medici di medicina generale nella gestione sul territorio dei pazienti Covid o sospetti.    "Dobbiamo continuare – aggiunge l'infettivologo – a far affidamento a queste figure, senza prendere d'assalto i pronto soccorsi. Anche in questo caso il rischio è ancora una volta i pazienti più bisognosi di cure ne paghino il prezzo più salato. Essere responsabili può fare davvero la differenza in queste circostanze".

Fonti | Governo

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