Nucleare, l’Ue lo include nella tassonomia delle risorse green ma mezza Europa protesta: cosa sta succedendo e a che punto siamo?

La Commissione europea a fine 2021 ha diffuso una bozza della tassonomia della finanza sostenibili includendo l’atomo, e il gas naturale, tra le fonti d’investimento ritenute sostenibili e in grado di facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle rinnovabili. Gli Stati membri restano divisi sul potenziale ruolo del nucleare e nel frattempo lavorano alla versione definitiva del documento. Le prossime novità sono previste per luglio 2022.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Gennaio 2022

Sì o no? Ancora una volta, il nucleare è appeso a questa scelta binaria. Al rosso o al verde di semaforo tecnologico e politico – e un po’ anche sociale – da cui dipenderà almeno una parte del suo futuro: quella che lo vede tra i potenziali alleati per la transizione energetica.

Con la consapevolezza più o meno accettata che le fonti rinnovabili, da sole, non possono sostenere tutto il peso della rivoluzione green, è dunque necessario riflettere su quali ulteriori tecnologie potrebbero affiancarle e inevitabilmente è stato (ri)scoperchiato il dibattito sul ruolo del nucleare.

L’ha fatto in particolar modo la Commissione europea, che ha recentemente annunciato di voler includere l’atomo nella cosiddetta Tassonomia della Finanza sostenibile.

L’idea, in sostanza, è che per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici del Green Deal europeo è fondamentale indirizzare gli investimenti economici verso progetti e attività sostenibili e il nucleare può essere una di queste.

Ti ricorderai le parole del premier Mario Draghi, che durante la Cop26 di Glasgow aveva riconosciuto i potenziali limiti delle rinnovabili spiegando come “dobbiamo iniziare a sviluppare alternative su tutta la linea ora, perché verranno pienamente realizzate solo tra alcuni anni”. Specificando poi che “si tratti di nuove tecnologie o di programmi infrastrutturali per l'adattamento, il denaro potrebbe non essere più un vincolo se introduciamo il settore privato.

Togliere il coperchio a ogni discussione sul nucleare significa, ovviamente, innescare anche tutta una serie di polemiche e confronti più o meno accesi tra chi trova nell’atomo un risorsa e chi invece lo condanna. E così è stato.

Ma andiamo con ordine.

Cos’è la tassonomia 

La Commissione europea definisce la tassonomia come una sorta di “linguaggio comune”. Un modo chiaro e univoco per dire cosa è “sostenibile” e cosa invece non lo è quando si parla di fonti di energia.

In modo più dettagliato, posso dirti che la tassonomia è un sistema di classificazione che specifica quali sono le attività economiche green permesse all’interno dell’Ue e quali, quindi, possono contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici o all’adattamento ad essi.

La tassonomia, nelle parole della Commissione, funzionerebbe come un manuale per fornire alle imprese, agli investitori e ai politici definizioni appropriate per cui le attività economiche possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale.

In questo modo, puoi leggere nei documenti, dovrebbe dunque “creare sicurezza per gli investitori, proteggere gli investitori privati dal greenwashing, aiutare le aziende a diventare più rispettose del clima, mitigare la frammentazione del mercato e aiutare a spostare gli investimenti dove sono più necessari”.

I criteri green

In questa sede, per ora, ti parlerò soltanto dell’atomo anche se tra le nuove fonti di energia della tassonomia per la finanza sostenibile la Commissione europea ha proposto anche l’inclusione del gas naturale.

Basandosi sui pareri scientifici raccolti dagli esperti di tutti gli Stati membri, l’Ue ha stilato una serie di criteri, chiari e rigorosi, affinché queste tecnologie possano essere considerate sostenibili.

Sul fronte del nucleare, sarà necessario che ogni progetto abbia ottenuto i permessi di costruzione prima del 2045 e che sia fornito di un piano di sviluppo estremamente accurato. Strategie e i fondi necessari per consentire uno stoccaggio dei rifiuti radioattivi sicuro e lo smantellamento degli impianti stessi, il cosiddetto decomissioning, dovranno garantire efficienza e sostenibilità, economica e ambientale.

Anche gli investimenti mirati ad allungare la vita degli impianti nucleari già esistenti e funzionanti potranno rientrare nella tassonomia, a pattò però che siano autorizzati entro il 2040 e che puntino a raggiungere i più alti standard in fatto di sicurezza.

Le reazioni

La definizione dei parametri che dicono quale nucleare è green e quale no, ma più in generale la possibilità di vedere la parola “sostenibile” associata all’atomo, ha inevitabilmente acceso gli animi di tutto il mondo.

Tornando alla dicotomia “sì-no”, puoi immaginare in questo senso due veri e propri schieramenti.

Da un lato ci sono i Paesi (europei) del , guidati dalla Francia. Forse non lo sapevi ma lo stato francese da anni fa largo affidamento al nucleare: secondo le stime le sue 56 centrali nucleari soddisferebbero addirittura il 76% del proprio fabbisogno elettrico nazionale.

Sulla stessa linea ci sono poi altri Paesi tra cui la Finlandia (dove ci sono 4 centrali attive), il Belgio (7 impianti), l’Ungheria, (4), la Repubblica Ceca (6), la Bulgaria (2), la Polonia, la Slovacchia (4), la Slovenia (1) o la Romania (2). Questi stessi paesi, tra l’altro, lo nell’ottobre 2021 sono stati tra i firmatari di una lettera indirizzata proprio alla Commissione europea con cui hanno chiesto ufficialmente di “riconoscere l'energia nucleare come fonte di energia a basse emissioni, da inserire nei piani Ue per la transizione verso la neutralità climatica”.

Il fronte del no, invece, è costituito in primis dall’Austria, che si è detta pronta a fare ricorso alla Corte di Giustizia dell'Unione europea qualora il nucleare e il gas naturale fossero inclusi tra le fonti sostenibili per gli investimenti a favore della transizione energetica.

Tra i più strenui oppositori c’è anche la Germania. Il governo del neo-cancelliere Olaf Scholz, deciso a spegnere le sue restati tre centrali entro il 2022, ha definito l’atomo una “tecnologia pericolosa” (mentre il gas naturale come una “tecnologia di passaggio”) ribadendo invece il proprio impegno per spingere forte sulle rinnovabili.

Gli ha fatto eco anche Claude Turmes, il ministro dell’Energia del Lussemburgo. Sul proprio account Twitter Turmes ha definito la bozza della tassonomia Ue “una provocazione dal punto di vista procedurale”, inviata “in un’azione notturna e nebulosa. Questo la dice lunga sulla trasparenza” e che “in termini di contenuto nasconde il rischio di un greenwashing”. La Spagna, per bocca della vicepresidente e ministro per la Transizione ecologica Teresa Ribera, ritiene che il nucleare (insieme al gas) “non siano energie verdi o sostenibili”.

In questa “fazione” devi considerare anche il fronte delle Ong e associazioni ambientaliste di tutta Europa. Su tutte Greenpeace, che denunciando i rischi di tassonomia con il nucleare l'ha paragonata prima a un gigantesco dinosauro, il Taxonosaurus rex “alto quattro metri, fatto con metallo riciclato e coperto di segnali di rischio da radioattività e classiche fiamme blu da gas fossile” e poi a un “grosso meteorite” scagliato contro il Green Deal europeo.

E l’Italia?

Tra le posizioni ufficiali manca però l’Italia. O meglio, quella del nostro Governo ad oggi resta ambigua.

Ti ricorderai infatti le parole del del Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che in più occasioni si è detto favorevole a un nucleare “green”. Le ultime a ridosso della pubblicazione della bozza della tassonomia: “Sono sicuro che vadano studiati i piccoli reattori modulari che sono in pratica motori di navi nucleari, piccoli e più sicuri. Da lì potrebbero arrivare ottime notizie in termini di costi e benefici. Ma sono in fase di studio in vari paesi, ci vorranno ancora diversi anni. Se si dovesse studiare una tecnologia del genere, credo che sarebbe saggio, io lo farei”.

Nel suo intervento che ti ho citato all’inizio, Mario Draghi aveva parlato di “alternative su tutta la linea” alle fonti rinnovabili. Non l’ha citato esplicitamente ma il riferimento non può che portare anche al nucleare.

Eppure, una linea chiara e univoca non c’è e nei prossimi mesi, in cui l’iter di approvazione della bozza rimbalzerà tra i vari Stati membri, si attende quindi una novità anche dal fronte italiano.

Cosa succede ora?

Tutto quello che ti ho raccontato finora rientro in un testo che per il momento è ancora una bozza. La Commissione europea ha condiviso con gli Stati membri questa versione non definitiva della Tassonomia il 31 dicembre 2021.

Dal momento della sua ricezione, ogni governo aveva tempo fino al 12 gennaio 2022 per pendere visione del testo e presentare eventuali obiezioni. Oltre ai paesi europei servirà anche la revisione da parte di un gruppo di consulenti energetici riunito nelle Platform on sustainable finance.

A quel punto, bozza ed eventuali obiezionifaranno ritorno al Parlamento e al Consiglio dell’Unione europea che avranno a disposizione quattro mesi (o anche sei) per esaminarne il documento ed eventualmente per opporsi.

L’atto delegato non potrà essere modificato ma solo approvato o respinto e per farlo servirà la maggioranza assoluta in Parlamento europeo o la maggioranza qualificata rinforzata in Consiglio, dunque almeno 20 Stati che rappresentino il 65% della popolazione europea. Una quota difficile da raggiungere, ma non impossibile.

In ogni caso, per il mese di luglio si saprà il destino del nucleare “green”: sì oppure no.