Nuovi alleati per la diagnosi precoce dell’Alzheimer: ora potrebbe bastare una semplice risonanza magnetica

Un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra ha riadattato un algoritmo di apprendimento automatico insegnandogli ad analizzare e riconoscere le caratteristiche strutturali del cervello “sospette” e legate alla forma di demenza.
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Kevin Ben Alì Zinati 22 Giugno 2022
* ultima modifica il 22/06/2022

Cura e diagnosi. Quando si parla del morbo di Alzheimer, sono poche le certezze sui possibili trattamenti: oggi infatti non abbiamo ancora a disposizione un percorso terapeutico in grado di eliminare del tutto la malattia, possediamo solo gli strumenti per rallentarne l’avanzamento e gestire i sintomi.

Abbiamo però qualche alleato in più sul lato della diagnosi. In assenza di una cura, per individuare precocemente e in maniera rapida e precisa la presenza della malattia è forse il più importante vantaggio per i pazienti.

Ti avevamo già raccontato, per esempio, del test in vitro per una diagnosi precoce: ora invece per diagnosticare il morbo di Alzheimer potrebbe bastare una sola e semplice risonanza magnetica al cervello.

Un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra ha riadattato un algoritmo di apprendimento automatico creato per la classificazione dei tumori, insegnandogli ad analizzare e riconoscere le caratteristiche strutturali del cervello “sospette” e legate alla forma di demenza, anche in quelle regioni cerebrali finora mai associate alla malattia.

Per testare l’efficacia del loro sistema basato sulla risonanza magnetica e il “nuovo” algoritmo, i ricercatori inglesi hanno prima suddiviso il cervello in 115 regioni descrivendone 660 caratteristiche diverse, poi hanno addestrato l’algoritmo ad identificare il modo in cui le modifiche alle peculiarità di ciascuna di queste aree potessero prevedere la comparsa di sintomi dell’Alzheimer.

Sfruttando i dati dell'Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative, hanno così messo all aporia il loro sistema sulle risonanze magnetiche ottenute da oltre 400 pazienti.

Risultato? Un nuovo potenziale strumento per la diagnosi precoce dell’Alzhemeir. La nuova metodica, infatti, era stata in grado di prevedere il rischio di Alzheimer con un tasso di precisione del 98%. Come hanno specificato sulla rivista Nature Communications Medicine, erano riusciti anche a distinguere tra una forma di malattia in stadio iniziale e uno avanzato con una precisione del 79%.

Fino ad oggi la diagnosi del morbo viene effettuata attraverso la combinazione di una serie di esami come i test di memoria e cognitivi e scansioni cerebrali, necessarie per ricercare la presenza di depositi proteici nel cervello o possibili variazioni nell'area del cervello deputata alla memoria (l’ippocampo).

Test possono richiedere diverse settimane rispetto invece alla nuova metodica: più rapida e dipendente solo da una risonanza magnetica cerebrale eseguita su un macchinario standard.

“Aspettare una diagnosi può essere un'esperienza orribile per i pazienti e le loro famiglie. Se potessimo ridurre la quantità di tempo che devono aspettare, rendere la diagnosi un processo più semplice e ridurre parte dell'incertezza, ciò sarebbe di grande aiuto. Il nostro nuovo approccio potrebbe anche identificare i pazienti in fase iniziale per le sperimentazioni cliniche di nuovi trattamenti farmacologici o cambiamenti nello stile di vita, cosa attualmente molto difficile da fare” ha spiegato il professor Eric Aboagye, del Dipartimento di Chirurgia e Cancro dell’Imperial e coordinatore della ricerca.

Fonte | "A predictive model using the mesoscopic architecture of the living brain to detect Alzheimer’s disease" pubblicata il 20 giugno 2022 sulla rivista Nature Communications Medicine  

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