Oggi si parte con le terze dosi in Italia: l’esempio di Israele può ispirare fiducia e sicurezza

Un recente studio ha analizzato i dati di oltre 1 milione di persone forniti dal Ministero della Salute israeliano, confermando che chi ha ricevuto la terza dose di vaccino ha avuto 19 volte meno probabilità di sviluppare una forma grave di Covid-19 rispetto a chi aveva ricevuto solo 2 dosi e e che la probabilità di contagiarsi scendeva di 11 volte.
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Kevin Ben Alì Zinati 20 Settembre 2021
* ultima modifica il 20/09/2021

Si parte con le terze dosi. Oggi è il giorno in cui per quasi 3 milioni di persone inizia il nuovo giro di iniezioni contro il Covid-19.

Si tratta di quella fascia di popolazione immunocompromessa, di trapiantati e malati oncologici per i quali, come aveva chiarito il ministro della Salute Roberto Speranza, le due dosi “standard” di vaccino non sono state sufficienti per sviluppare un’adeguata risposta immunitaria.

Il viaggio, per l’Italia, è appena iniziato ma la strada è tracciata e l’arrivo non appare così lontano. Tradotto, significa che di fronte abbiamo l’esempio che la terza dose di vaccino funziona ed è efficace sia in termini di riduzione del rischio di malattia grave che di minor rischio contagio.

Luce verde in Italia 

Quella che parte oggi sarà dunque una terza dose “addizionale”. Cioè un’iniezione che aggiungerà a quelle già effettuate e che completerà il ciclo vaccinale.

Il Ministero della Salute l’ha distinta dalla dose “booster” che, invece, riguarderà chi ha avuto una risposta immunitaria adeguata dopo le prime due dosi ma che, a causa del tempo ormai trascorso o per via delle varianti del virus, ha bisogno di un richiamo per rinvigorire gli anticorpi.

Ovvero le persone fragili o la cui professione li espone a un maggior rischio di contagio, come i medici e il personale sanitario.

L’esempio di Israele

L’Italia non è il primo paese ad avere il semaforo verde per le terze dosi. L’apripista è stato Israele che già dallo scorso 30 luglio aveva approvato la somministrazione di una terza dose del vaccino Pfizer ai 60enni in su.

La prova sono dunque i numeri della campagna vaccinale israeliana, pubblicati qualche giorno fa sul New England Journal Of Medicine. Lo studio basato sui dati del Ministero della Salute israeliano ha coinvolto 1,13 milioni di over60 che avevano completato l'immunizzazione 5 mesi prima e li ha divisi in due gruppi: chi ha ricevuto due dosi e chi invece era stato sottoposto alla terza.

L’analisi ha dimostrato che a 12 giorni di distanza, la terza dose aveva abbassato di 19 volte il rischio di sviluppare un Covid-19 in forma grave rispetto a chi, invece, aveva ricevuto solo due dosi.

La nuova iniezione è stata collegata poi anche a una significativa riduzione delle infezioni da Sars-CoV-2: ad almeno 12 giorni dopo la dose di richiamo, il tasso di infezione confermata nel gruppo di persone con la terza dose era sceso di 11 volte rispetto a chi non l’aveva ricevuta.

I ricercatori israeliani hanno sostenuto le ragioni della terza dose sottolineando anche che in presenza della variante Delta, tra le più contagiose e aggressive, è in grado di riportare l’efficacia del vaccino quasi al 95%, quel valore iniziale che il farmaco di Pfizer aveva contro la variante Alfa.

Fonte | "Protection of BNT162b2 Vaccine Booster against Covid-19 in Israel" pubblicata il 15 settembre 2021 sulla rivista New England Journal of Medicine

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