Oms: microplastiche nell’acqua potabile non sono oggi un rischio, ma servono dati e ricerche per il futuro

Le microplastiche che ingerisci non sono un pericolo per la tua salute. O meglio, non lo sono ancora. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha condotto la prima ricerca di ampia portata sul problema, la loro presenza nell’ambiente è destinata ad aumentare e prima o poi l’essere umano ne pagherà le conseguenze.
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Giulia Dallagiovanna 22 Agosto 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Dalle microplastiche non puoi sfuggire. Il Pianeta ne è letteralmente invaso. Non le vedi e per questo motivo ti spaventano meno delle confezioni vuote di cibo o dei mozziconi di sigaretta gettati in parchi, spiagge e corsi d'acqua. Eppure sono proprio loro a galleggiare nel mare, infilarsi nel tuo corpo attraverso l'aria che respiri, contaminare il cibo che mangi e, addirittura, piovere dal cielo. Uno studio pubblicato nel 2018 ha rilevato la presenza di una media di 20 particelle di questo materiale per ogni 10 grammi di feci umane. Così, l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha promosso la prima indagine su acqua del rubinetto e in bottiglia per valutare quanto questi frammenti possano mettere in pericolo la tua salute.

In particolare, sono stati analizzati tre aspetti: il rischio di ingerirle, i pericoli provocati dalle sostanze chimiche e quelli dovuti alla presenza di batteri agglomerati, cioè dei biofilm. Per capire meglio perché questi microorganismi ti riguardino da vicini, ti basti sapere che l'80% delle infezioni batteriche che colpiscono le persone nei Paesi occidentali sono provocate proprio da loro. In ogni caso, va specificato subito, il risultato della ricerca non è allarmante. Anzi, sembra che al momento le microplastiche non rappresentino ancora un reale pericolo per te. Ma il futuro è incerto e poco promettente.

A questi ritmi di produzione e consumo, le microplastiche diventeranno un pericolo per la salute

Questa inoltre è il primo vero studio scientifico di questa portata sull'argomento, il che significa che i dati a disposizione rimangono ancora piuttosto limitati. Inoltre, avendo pochissimi precedenti con i quali confrontare i risultati, non è possibile considerare quest'analisi come definitiva. Lo stesso Oms conferma la necessità di condurre altre valutazioni, più approfondite.

Anche perché è un materiale la cui presenza sulla Terra è destinato solo ad aumentare, a meno che non vengano corretti i ritmi di produzione e consumo che tutti noi stiamo mantenendo. Quello che è certo è che, dopo aver inquinato mari e montagne, aver intossicato pesci e animali e messo in pericolo diversi ecosistemi, presenterà il conto anche all'essere umano. E potrebbe essere piuttosto salato da saldare.

Fonte| Organizzazione mondiale della sanità

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