Ondate di caldo, inondazioni, siccità e malattie: il cambiamento climatico mette a rischio oltre 1 miliardo di bambini

L’Unicef ha messo in relazione i dati sui rischi legati agli shock climatici e ambientali con lo stato dei servizi essenziali cui possono accedere i bambini dei paesi considerati “altamente a rischio” e i risultati non sono confortanti. Quasi la metà degli oltre 2,2 miliardi di bimbi che vivono tra Repubblica Centrafricana, Ciad, Nigeria, Guinea e Guinea-Bissau rischiano di pagare il prezzo più alto del Climate Change.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Agosto 2021
* ultima modifica il 24/08/2021

Ha la mano pesante, il cambiamento climatico. E il Pianeta giorno dopo giorno continua a sentirne i colpi. L’ultimo, per ora purtroppo, è caduto sulla Groenlandia.

Qui a metà agosto 2021 le temperature sono rimaste per oltre 9 ore sopra lo zero e sulla calotta glaciale dove era sempre e solo scesa neve per la prima volta nella storia ha piovuto.

Ben 7 miliardi di tonnellate di pioggia. Acqua più calda. E quindi in grado di sciogliere i ghiacci, riversarli nei mari e innalzare il livello dei mari provocando inondazioni e altri eventi estremi.

Come le tempeste che allagano case, villaggi, campi. O i cicloni, che invece li spazzano completamente via. Senza dimenticare poi gli altri riflessi del Climate Change: le ondate di caldo estremo, la siccità, l’inquinamento atmosferico, il propagarsi di malattie nuove, pesanti, incontrollabili.

Sai chi rischia di pagarne maggiormente le spese? Oltre 1 miliardo di bambini.

Lo sguardo dell’Unicef 

I cambiamenti climatici non sono questioni solo da grandi. La voce la Greta Thunberg e il movimento dei Fridays for Future ce l’hanno dimostrato.

Proprio nel terzo anniversario del movimento globale di sciopero per il clima l’Unicef ha pubblicato "The Climate Crisis Is a Child Rights Crisis": Introducing the Children’s Climate Risk Index”: una vera e propria mappa dei bambini e il rischio cui sono esposti, realizzata tenendo conto della loro vulnerabilità a questi eventi estremi in base al grado di accesso ai servizi essenziali.

L’Unicef ha guardato il mondo – e ciò che gli stiamo facendo – con gli occhi di un bambino e ciò che ha visto, purtroppo, non lascia tranquilli.

Oltre 1 miliardo di bambini, infatti, sarebbero esposti alle più catastrofiche conseguenze del Climate Change. Bambini che vivono nella Repubblica Centrafricana, Ciad, Nigeria, Guinea e Guinea-Bissau e per i quali sono a rischio la salute, l'accesso all'aria pulita, al cibo, all'acqua potabile, all’istruzione, alla libertà. Il diritto alla sopravvivenza.

Numeri impietosi

Sentire che 1 miliardo di bambini è a rischio fa effetto. Ancora di più se pensi che si tratta praticamente della metà di tutti i bambini del mondo, stimati oggi in circa 2,2 miliardi.

Tutti questi piccoli abitanti del mondo vivono in uno dei 33 paesi classificati “estremamente ad alto rischio” e per questo sono costretti ad affrontare una combinazione mortale di esposizione a molteplici fattori: shock climatici e ambientali e servizi essenziali inadeguati, che significa acqua quasi del tutto assente e servizi igienico-sanitari, assistenza sanitaria e istruzione fatiscenti.

Secondo l’Unicef, nello specifico:

  • 240 milioni di bambini sono esposti alle inondazioni delle coste
  • 330 milioni di bambini sono esposti alle inondazioni fluviali
  • 400 milioni di bambini sono a rischio cicloni
  • 600 milioni di bambini sono altamente esposti alle malattie trasmesse da vettori
  • 815 milioni di bambini sono altamente esposti all'inquinamento da piombo
  • 820 milioni di bambini sono altamente esposti alle ondate di calore
  • 920 milioni di bambini sono altamente esposti alla scarsità d'acqua;
  • 1 miliardo di bambini è altamente esposto a livelli estremamente elevati di inquinamento atmosferico

Inoltre, le stime dell’Organizzazione parlano di circa 850 milioni di bambini – praticamente 1 su 3 nel mondo – costretti in aree caratterizzate da almeno quattro di questi shock climatici e ambientali contemporaneamente. Non solo: la casa di oltre 330 milioni di bambini – 1 su 7 – sarebbe colpite da almeno cinque di questi eventi estremi.

Vittime innocenti

Il rapporto dell’Unicef ha messo in evidenza anche un drammatico paradosso. Sì, perché ci sarebbe una disconnessione tra le maggiori fonti di emissioni di gas serra e il luogo in cui i bambini subiscono gli impatti più significativi causati dal clima.

I 33 paesi ad alto rischio, infatti, emettono complessivamente solo il 9% delle emissioni globali di CO2 a differenza del 70% prodotto da 10 dei paesi con le emissioni più elevate: solo uno di questi paesi è classificato come “estremamente ad alto rischio”.

Questo, secondo Henrietta Fore, direttore esecutivo dell’Unicef, significa che “il cambiamento climatico è profondamente iniquo. Sebbene nessun bambino sia responsabile dell'aumento delle temperature globali, pagherà i costi più elevati. I bambini dei paesi meno responsabili soffriranno più di tutti”.

Cosa fare?

I numeri sono solo un altro modo per dare conto di una situazione difficile e urgente. Non ci sono soluzioni rapide e anche in questo caso la famosa “bacchetta magica” non esiste.

Esistono, tuttavia, delle azioni che Governi e Stati, imprese e tutti gli attori coinvolti possono mettere in atto. Si tratta di una strategia, un modo di vivere e pensare che potrebbe concretamente fare la differenza. Anche per i più piccoli.

Cosa vuol dire? Per esempio aumentare gli investimenti nei progetti di adattamento climatico e favorire la resilienza nei servizi chiave per i bambini. Proteggerli dagli shock climatici e ambientali ripristinando i servizi igienico-sanitari ed educativi.

Fornire, come dice l’Unicef, una “educazione al clima” ai bambini, insieme a competenze ecologiche che li guidino in un processo di adattamento e preparazione agli effetti del Climate Change.

Servirà sostenere e promuovere poi il coinvolgimento dei giovani in tutti i negoziati e le decisioni nazionali, regionali e internazionali sul clima, inclusa la COP26. E il movimento dei Fridays For Future, in questo senso, avrà necessità di sempre maggior spinta.

Ovviamente, bisognerà cercare anche di intervenire a monte: sul clima stesso. Riducendo quindi le emissioni di gas serra, lavorando per mantenere il riscaldamento a non più di 1,5°.

E ricordandoci sempre che la nostra casa, il nostro Pianeta, è uno solo. E per questo dobbiamo preservarlo.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.