Ora i tamponi per chi arriva dalla Cina sono obbligatori, il prof Clementi: “Niente allarme, ma un atto di prudenza”

Il Governo ha dato luce verde al provvedimento durante il Cdm di mercoledì 28 dicembre: ora i viaggiatori in arrivo dalla Cina, atterrando negli aeroporti italiani, dovranno sottoporsi a un test antigenico obbligatorio, e risultare negativi. Secondo il virologo Massimo Clementi si tratta di un atto dovuto: la situazione cinese è di quelle poco rassicuranti anche se, al momento, non sembra rappresentare un problema epidemiologico urgente per il resto del mondo.
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Kevin Ben Alì Zinati 30 Dicembre 2022
* ultima modifica il 03/01/2023
In collaborazione con il Prof. Massimo Clementi Già direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano

Il déjà vu, alla fine, è diventato realtà. L’aeroporto di Milano Malpensa aveva aperto le danze lo scorso 26 dicembre, consigliando ai viaggiatori provenienti dalla Cina a sottoporsi a un tampone molecolare: ora però il test negativo è obbligatorio in tutti gli scali italiani.

Il Consiglio dei Ministri di mercoledì sera ha dato luce verde all’idea che da ore balenava già nella mente del ministro della Salute Orazio Schillaci e così da oggi chiunque arrivi dalla Repubblica cinese e voglia sbarcare in Italia deve necessariamente sottoporsi a un test antigenico. E risultare non infetto.

Si tratta di un ritorno al passato, insomma: a quei mesi in cui era ancora in vigore lo stato di emergenza e faticavamo a contenere la pandemia. La nuova misura del governo, nonostante oggi la situazione fortunatamente si sia ribaltata (merito della larghissima diffusione della campagna vaccinale), ci ricorda tuttavia che nonostante tutto la pandemia non è ancora finita.

quando-fare-un-tampone

Sars-CoV-2 è ancora un problema da affrontare, a dispetto di quanto potrebbero far credere l’addio a tutte le restrizioni e la normalità ormai riconquistata.

Secondo il professor Massimo Clementi, già direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e professore ordinario di Microbiologia e Virologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, il tampone obbligatorio per chi arriva dalla Cina è soprattutto un atto dovuto perché in quel paese, stando a quanto sappiamo, c’è una ripresa dell’epidemia locale di Covid-19, con un numero di casi notevole”. 

Parlare di «allarme» al momento è eccessivo, ha detto, e valutare il numero di persone infette che arrivano nel nostro paese (secondo l’assessore alla Sanità di Regione Lombardia Guido Bertolaso 1 passeggero su 2 di due voli provenienti da Pechino e Shangai è risultato positivo al Covid) e sfruttare le tecniche di sequenziamento per distinguere la forma di Sars-CoV-2 che ci troviamo ad affrontare sarebbe quindi una politica di prudenza adottata già da tanti altri paesi oltre al nostro”.

I tamponi obbligatori in aeroporto per chi arriva dalla Cina sono un atto dovuto e di prudenza

Prof. Massimo Clementi, virologo

La situazione cinese, infatti, è di quelle poco confortanti. I contagi nell’ultimo mese sono letteralmente scoppiati e secondo le stime nei primi 20 giorni di dicembre oltre 248 milioni di persone si sarebbero infettate, quasi il 18% della popolazione.

Sto parlando di più di un milione di nuovi contagi al giorno, oltre ad almeno 5mila morti quotidiani. “Una situazione dovuta al fatto che dopo un periodo di strategia da Covid Zero in cui sulla base di pochissimi casi si bloccavano intere città con milioni di abitanti si è passati a un’apertura totale. Una decisione – ha spiegato il virologo – che ha sorpreso molti esperti e istituzioni nel mondo”.

La gestione della pandemia, in Cina, ha seguito binari decisamente diversi rispetto al mondo occidentale, con scelte che hanno disegnato un quadro epidemiologico estremamente differente. Pechino infatti non ha utilizzato vaccini a Rna, con cui noi abbiamo fatto diversi round di immunizzazione, ma ha invece preferito vaccini di prima generazione meno efficaci e per di più ha allestito una campagna vaccinale poco diffusiva.

Chiusure e lockdown totali di intere città o quasi, poi, hanno determinato anche una situazione immunitaria diversa dalla nostra: “La popolazione cinese è più ricettiva a quest’infezione e quindi nel momento in cui è stato deciso di riaprire tutto, i cittadini si sono infettati in gran numero anche se, come pare, con minimi rischi clinici”. 

La scelta del Governo cinese di riaprire tutto dopo la strategia del Covid Zero ha sorpreso molti esperti

Prof. Massimo Clementi, virologo

Cosa abbia determinato questa strategia di controllo fatta di chiusure totali prima e riaperture di massa poi, il prof Clementi non sa spiegarselo. Come non riesce a trovare senso nella mancata presa di posizione da parte dell’Oms, rea a suo dire anche di non aver ancora chiarito l’origine del virus.

Fatto sta che alla domanda se la Cina oggi rappresenti un problema per il resto del mondo, il virologo non ha dubbi: “In questo momento non lo è perché non stiamo vedendo emergere qualcosa di pericoloso. Se si diffondesse un virus della linea Omicron, allora questo non ci creerebbe grosse preoccupazioni perché è lo stesso che ha circolato da noi in questi mesi”. 

Con tutte le virgolette del caso, Clementi ha definito Omicron una sorta di “benedizione” perché come variante più contagiosa ma meno patogenica ha favorito un alleggerimento della situazione, anche dal punto di vista clinico. “Se possano insorgere evidenze diverse non è tuttavia possibile escluderlo a priori. Al momento però lo ripeto: non c’è nulla che ci dice che stiamo correndo questo rischio”. 

Il provvedimento del governo, come di Paesi quali India, Giappone, Taiwan e Stati Uniti va nell’ottica della prudenza e quindi, a detta del virologo, è assolutamente corretto.

E forse dovrebbe anche ispirare una riflessione più ampia e di carattere internazionale, anzi globale. “Ormai dobbiamo porci il problema futuro – ha concluso il professor clementi – Non stiamo combattendo solo il Covid-19. Avremo anche altre sfide, come l’influenza aviaria o infezioni sempre di origine animale ma di tipo diverso. In una civiltà globalizzata che nel giro di poche ore porta un’infezione dalla Malesia a Roma e Londra e Parigi è necessario che ci sia un controllo sanitario globale”.

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