Ossigenate e nutrite, le cellule nervose della retina tornano a percepire la luce e a comunicare dopo la morte

Un esperimento condotto su quaranta occhi provenienti da donatori di organi ha permesso di dimostrare che le cellule fotorecettrici della retina, opportunatamente ossigenate e nutrite, tornano a percepire la luce e a inviare segnali di comunicazione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Gaia Cortese 15 Maggio 2022
* ultima modifica il 15/05/2022

Uno studio pubblicato su Nature e condotto dai ricercatori del John A. Moran Eye Center all'Università dello Utah, in collaborazione con lo Scripps Research Institute e il Salk Institute for Biological Studies in California e l'Università di Berna in Svizzera, è stato in grado di fornire nuove prospettive per la cura delle malattie neurodegenerative, inclusa la degenerazione maculare senile che colpisce la vista con l'avanzare dell'età.

I ricercatori hanno condotto un complesso esperimento su oltre quaranta occhi prelevati da donatori di organi deceduti da poco tempo, riuscendo a ripristinare la trasmissione del segnale delle cellule nervose sensibili alla luce che permettono la vista.

Inizialmente i ricercatori dell'Università dello Utah hanno esaminato sia la retina di topo che quella umana per cercare di ripristinare le cellule nervose sensibili alla luce. In questa circostanza, hanno scoperto che le cellule fotorecettrici, perdono la capacità di comunicare con le altre cellule della retina a causa della privazione di ossigeno dopo il decesso.

La comunità scientifica ora può studiare la visione umana in modi non possibili con gli animali da laboratorio.

Frans Vinberg

Per superare questo ostacolo, è stata quindi sviluppata una moderna unità di trasporto per gli organi da donatore che fornisce agli occhi oltre la corretta ossigenazione anche altri preziosi nutrienti. In questo modo, opportunamente ossigenate e nutrite, le cellule nervose sono in grado di tornare a percepire la luce e di inviare segnali per comunicare.

"Siamo stati in grado di risvegliare le cellule fotorecettrici della macula, la parte della retina responsabile della nostra visione centrale e della nostra capacità di vedere i dettagli e i colori – ha spiegato Fatima Abbas, prima autrice dello studio -. Negli occhi ottenuti entro cinque ore dal decesso del donatore, queste cellule hanno risposto a luce intensa, luci colorate e persino lampi di luce molto deboli".

Lo studio apre sicuramente nuovi interrogativi sul concetto di irreversibilità della morte per le cellule del sistema nervoso centrale, e al contempo motiva la comunità scientifica ad avviare nuove tipologie di ricerca per la cura delle malattie neurodegenerative.

Fonte| "Revival of light signalling in the postmortem mouse and human retina" pubblicato su Nature l'11 maggio 2022; 

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.