Le ossa che si assottigliano, perdono di massa e si deteriorano fino a rompersi con tanta, troppa facilità. È l’osteoporosi: una malattia sistemica dello scheletro che in Italia colpisce circa 5 milioni di persone, tendenzialmente sopra i 50 anni di età, l’80% delle quali sono donne in post-menopausa.
“In queste pazienti però sarà possibile per la prima volta curare definitivamente la patologia”. L’hanno annunciato il dottor Gerolamo Bianchi, direttore delle reparto di Reumatologia e il dottor Andrea Giusti, direttore di Malattie Metaboliche Ossee e Prevenzione delle Fratture nell’Anziano della Asl3 di Genova, riferendosi a Romosozumab.
Si tratta di una sostanza appartenente a una nuova categoria di farmaci chiamati «bone builders», ovvero «costruttori di ossa». Esatto: il principio attivo non solo bloccherebbe la perdita di osso prevenendo così anche le fratture ma favorirebbe anche la formazione di un osso nuovo e giovane.
La Asl3 genovese è la prima Azienda Sanitaria in Italia a utilizzare questo nuovo farmaco per il trattamento dell'osteoporosi grave nelle donne che hanno giù superato la menopausa.
Il Romosozumab era già stato approvato negli Stati Uniti e nel resto dell’Europa da circa 12-18 mesi e dopo le procedure autorizzative è arrivato finalmente anche nel nostro Paese. Che non ha perso tempo: è da tre settimane infatti che la terapia viene prescritta alle prime pazienti della struttura ligure.
I trattamenti antiosteoporotici tradizionali, infatti agiscono rallentando la perdita ossea ma si inseriscono in un tessuto comunque già molto impoverito e quindi a rischio fratture, specialmente se effettuati tardivamente. La nuova terapia invece, stimolando la neo formazione, porta ad una sorta di ringiovanimento del tessuto stesso.
“Ci si aspetta molto da questo farmaco – hanno spiegato gli specialisti genovesi – che per le sue caratteristiche cliniche sarà il più efficace nella lotta all'osteoporosi mai commercializzato nella storia”.
Fonte | Asl 3 Genova