Osteoporosi: anche l’inquinamento tra i fattori di rischio

Alcune sostanze presenti nell’aria e altre che invece si trovano nel packaging degli alimenti o in prodotti per la casa sembrano ridurre la mineralizzazione e la densità ossea. Lo scheletro si usura più rapidamente e diventa più fragile e soggetto a fratture. E i numeri confermano che in Italia si verificano sempre più incidenti di questo tipo.
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Giulia Dallagiovanna 20 Ottobre 2019
* ultima modifica il 12/06/2020

Sul fronte dell'osteoporosi, l'Italia non è messa bene. Se negli ultimi anni ti sembra di aver sentito di sempre più persone che si sono rotte un femore oppure una vertebra, non era solo una tua impressione: sono davvero aumentati i casi. Oggi è la Giornata Mondiale dell'Osteoporosi ed è tempo di fare qualche bilancio, purtroppo per nulla positivo. Dal 200o fino a oggi, si sono verificati più di un milione e mezzo di fratture negli over 65, a causa di questa malattia che che colpisce le ossa. Non solo, ma sono circa 100mila i ricoveri che ogni anno si rendono necessari per complicazioni di questo tipo. E il futuro non sembra per nulla roseo. Al problema dell'alimentazione e della scarsa attività fisica, se ne è aggiunto un nuovo e peculiare del periodo storico in cui vivi: l'inquinamento. Come ha dimostrato uno studio dell'Università di Roma Torvergata, alcune sostanze tossiche presenti nell'atmosfera o nel packaging degli alimenti contribuiscono a ridurre la mineralizzazione ossea e favoriscono l'insorgere dell'osteoporosi.

Il risultato è una situazione davvero al limite, con 200mila casi di in validità permanente, ma anche 400mila decessi come conseguenza indiretta delle fratture riportate. L'aggravante che non devi dimenticare è poi il fatto che la popolazione italiana è destinata a conoscere un aumento costante dell'età media, con tutte le problematiche che la vecchiaia si porta dietro. I costi in termini economici e di qualità della vita non potranno che adeguarsi all'andamento generale: “Sappiamo che già dal 2005 i costi sanitari delle fratture femorali negli ultrasessantacinquenni in Italia hanno superato il miliardo di euro l'anno  – ha confermato il dottor Prisco Piscitelli, epidemiologo dell’Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo e Vice presidente di SIMA (Società italiana di medicina ambientale) – se si include la riabilitazione, superando i costi degli infarti acuti del miocardio che si verificano oltre i 45 anni di età. Il 68% delle fratture si verifica dopo gli 80 anni e in particolare il 40% in donne ultra-ottantacinquenni, mentre il 17% si registra negli ultranovantenni. Rispetto agli inizi degli anni 2000, quello delle fratture femorali sta diventando sempre più un problema del grande anziano”.

In termini di costi sanitari, si spende di più per le fratture causate dall'osteoporosi che per i casi di infarto

E che il panorama sia preoccupante lo ha confermato anche Luigi Sinigaglia, presidente della Società italiana Reumatologia, in un'intervista all'Agenzia DIRE: "Per la frattura del collo del femore, forse la frattura più importante dal punto di vista della fragilità, si conta che ci siano circa 80-90mila fratture l'anno. Un dato molto importante, stiamo parlando di persone che hanno più di 65-70 anni di età. Sono fratture più frequenti nei soggetti di sesso femminile rispetto ai maschi con un rapporto 2-3 a 1, però le conseguenze sono solitamente più severe nell'uomo dove la prognosi è peggiore rispetto alla femmina". Per non contare, poi, tutte le altre ossa che si rompono. A volte persino senza che la persona interessata se ne accorga.

Ma se puoi agire sulla prevenzione attraverso una dieta equilibrata e un'attività fisica regolare, ora si è aggiunto un nuovo problema contro il quale, da solo, non puoi fare molto. Si tratta, come ti accennavo prima, dell'inquinamento, sia atmosferico che domestico. Alcuni elementi potenzialmente tossici, come piombo, mercurio e cadmio, favoriscono l'usura dell'osso e la perdita di quei minerali, calcio in primis, che dovrebbero renderlo più forte. Non solo, ma sostanze chimiche come i PFAS (sostanze perfluoroalchile), presenti anche negli involucri degli alimenti, nelle pentole antiaderenti che utilizzi per cucinare e in altri prodotti per la casa, sembrano avere un'azione negativa sul sistema endocrino. Modificano dunque l'azione degli ormoni, che è però fondamentale per mantenere costante la densità ossea.

"Questi risultati indicano che tra i possibili rischi della decalcificazione e fratture ossee si possono includere anche fattori ambientali – a commentato Alessandro Miani, Presidente di SIMA – Cambiamenti tecnologici e politici volti a ridurre le emissioni atmosferiche dannose potrebbero ridurre l’impatto economico per la sanità pubblica anche in quest’ambito”.

Fonti| "Decreasing trend of hip fractures incidence in Italy between 2007 and 2014: epidemiological changes due to population aging." pubblicato su Archives of Osteoporosis il 20 marzo 2019; Agenzia Dire del 16 ottobre 2019

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