Osteoporosi: un nuovo studio ha scoperto un meccanismo che arresterebbe la perdita di massa ossea

Un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania ha individuato nei topi un gruppo di cellule in grado di favorire la disgregazione dell’osso tipica dell’osteoporosi. Agendo su questo bersaglio cellulare, in futuro potrebbero essere messe a punto nuove terapie capaci di rallentare o bloccare questo processo di perdita di massa ossea.
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Alessandro Bai 23 Novembre 2020
* ultima modifica il 17/12/2020

La terapia per l’osteoporosi potrebbe giungere in futuro a un punto di svolta grazie alla scoperta di un tipo di cellula sul quale intervenire per rallentare o arrestare la perdita di massa ossea provocata dalla malattia.

Questa nuova speranza si deve al lavoro di un team di ricercatori dell’Università della Pennsylvania, che è riuscito per la prima volta a mettere in luce nei topi “nuovi meccanismi cellulari e molecolari che controllano il ricambio dell’osso e che potranno permettere di affinare le terapie già esistenti o svilupparne di nuove”, come spiegato da Link Qin, professore di chirurgia ortopedica e tra gli autori dello studio.

Lo studio sul meccanismo che porta all'osteoporosi

La ricerca condotta sui roditori si è concentrata sulle alcune cellule chiamate MALP, o precursori della linea adipogenica del midollo osseo, che possiedono un ruolo chiave nel meccanismo che porta le ossa a rimodellarsi nel tempo. Come evidenziato dai risultati, pubblicati sulla rivista Journal of Clinic Investigation, sarebbero proprio alcuni difetti all’interno di questo processo a determinare quei problemi di disgregazione dell’osso che sono alla base di malattie come l’osteoporosi.

Prima di questa scoperta, molti scienziati erano a già conoscenza del fatto che l’equilibrio tra osteoclasti e osteoblasti fosse l’aspetto più importante per il mantenimento di un osso sano, dato che può bastare una qualsiasi alterazione di questi elementi per creare dei problemi. Forse non lo sai, ma è proprio quello che accade in chi si ammala di osteoporosi: in questi casi, gli osteoclasti, normalmente adibiti ad assorbire il vecchio materiale osseo che verrà poi sostituito, diventano iperattivi e arrivano a disgregare l’osso prima che questo possa riformarsi.

Quello che si ignorava, però, è il ruolo giocato delle cellule MALP in questo processo. A inizio 2020, il team guidato da Qin aveva dimostrato come questi precursori fossero in grado di produrre una proteina, chiamata RANKL, considerata essenziale per la formazione degli osteoclasti. Partendo proprio da questi ultimi risultati, i ricercatori hanno condotto degli studi su topi che presentavano carenze di RANKL nelle proprie cellule MALP: è emerso che, al compimento di un mese di vita, i roditori mostravano una densità superiore del 60-100% nei componenti spugnosi delle ossa lunghe, come il femore, un aumento molto importante rispetto a quella che è solitamente la massa ossea di un topo.

Il team di ricerca ha quindi identificato nelle MALP, e nella loro secrezione della proteina RANKL, il fattore decisivo che regola la funzione di assorbimento dell'osso svolta dagli osteoclasti. Questa scoperta apre la strada allo sviluppo di nuove possibili terapie, dato che, secondo Qin, "se la secrezione di RANKL potesse essere disattivata, questo potrebbe riequilibrare il processo di rimodellamento osseo in chi soffre di osteoporosi, permettendo agli osteoblasti e gli osteociti di rimettersi al passo con gli osteoclasti".

In altre parole, i ricercatori si augurano che, qualora i risultati fossero confermati anche nell'essere umano, sia possibile sfruttare le tecniche più avanzate come l'editing genetico per regolare il comportamento delle cellule MALP, in modo da bloccare il processo di perdita di massa ossea dell'osteoporosi.

Fonte| "Bone marrow adipogenic lineage precursors (MALPs) promote osteoclastogenesis in bone remodeling and pathologic bone loss" pubblicato su Journal of Clinic Investigation il 18 novembre 2020.

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