Pap test: come funziona il test di screening per la prevenzione del tumore al collo dell’utero

Il Pap-test è un esame di screening che ti aiuta a diagnosticare eventuali lesioni o cellule tumorali del collo dell’utero. È molto importante farlo con regolarità in modo tale che qualsiasi anomalia venga riscontata il prima possibile. Non è doloroso né invasivo. Tu l’hai già fatto? Scopriamo insieme in cosa consiste e come ci si prepara.
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Valentina Danesi 25 Dicembre 2020
* ultima modifica il 04/08/2022
Con la collaborazione della Dott.ssa Giada Almirante Ginecologa presso l'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano

Sicuramente se hai più di 25 anni la tua azienda sanitaria territoriale di competenza ti chiederà ogni tre anni di sottoporti al Pap test. Sai che cos’è e a cosa serve? Approfondiamo insieme un esame di screening molto importante per la prevenzione del tumore al collo dell'utero.

Cos’è

Il Pap test (abbreviazione di test di Papanikolaou, dal nome del medico che lo ha inventato) non è altro che un esame di screening, quindi di controllo e prevenzione, molto utile per verificare l’eventuale presenza di cellule tumorali e alterazioni nella cervice uterina. Quindi, ti viene prescritto per verificare che tu non abbia un tumore al collo dell’utero. Lo scopo non è solo quello di diagnosticarlo ma anche di farlo il prima possibile, in modo si possa eventualmente intervenire, in caso di esito positivo, nel minor tempo possibile e con un risultato migliore.

Come in tutti i tumori, infatti, anche quello al collo dell’utero prima viene diagnosticato, rimosso ed, eventualmente, curato, maggiore è la possibilità di vivere più a lungo e senza problemi. Di norma il servizio sanitario nazionale lo propone gratuitamente a partire dai 25 anni ogni tre anni. Tuttavia, la cosa migliore sarebbe effettuarlo all’inizio dell’attività sessuale, quindi quando hai iniziato ad avere rapporti sessuali.

Come si esegue 

Prima di parlarti di come si volge l’esame è bene che tu sappia che ci sono alcuni consigli da seguire sulla preparazione. Per esempio è meglio evitare di avere rapporti sessuali nelle 48 ore precedenti al test ed evitare l'inserimento all’interno della vagina di ovuli, soluzioni intime, gel, schiume nelle 12 ore precedenti. Questo perché eventuali sostanze potrebbero alterare il risultato dell’esame rendendolo quindi non attendibile.

Poi si passa all’esame vero e proprio, ecco i passaggi:

  • il ginecologo ti farà sdraiare su un lettino e ti farà appoggiare le gambe sul divaricatore
  • poi metterà in evidenza il collo dell’utero grazie allo speculum, uno strumento piuttosto piccolo e normalmente di plastica che non provoca alcun dolore
  • il medico inserisce una spatola con cui preleva tramite piccoli e delicati movimenti il materiale che trova sulla cervice dell’utero e nel canale (cellule e muco).

A questo punto l’esame è concluso e questo materiale appena raccolto verrà strisciato su dei vetrini da inviare al laboratorio per l’analisi, in cui ricercheranno eventuali cellule affette da qualche alterazione benigna (legata magari a un’infezione), elementi cellulari tipici della menopausa ma anche cellule tumorali e anomalie varie. Il pap test non è un esame doloroso e non comporta rischi per la tua salute.

Come interpretare i risultati

Quando riceverai l’esito dell’esame, questo avrà riportato la parola “positivo” o “negativo”. Ma cosa significa? Se è negativo indica che non ci sono problemi di alcun genere, non ci sono lesioni, e ti è consigliato sottoporti ancora al test nell’arco dei tre anni successivi. Se, invece, l’esito è positivo e sono state riscontrate cellule anomale, dovrai sottoporti a un ulteriore esame di approfondimento. Il medico, quindi, vorrà vedere nello specifico di cosa si tratta, l’anomalia che ti è stata riscontrata.

Per farlo ti verrà chiesto di sottoporti alla colposcopia. Con questo esame, per certi versi molto simile al Pap test, il ginecologo illumina con il colposcopio il collo dell’utero in modo da vederlo ingrandito. Dopo aver tamponato le zone da esaminare con un batuffolo di cotone, inserirà una soluzione a base di acido acetico o di iodio per aiutare a visualizzare meglio eventuali anomalie dei tessuti. È quasi come se questo liquido fungesse da evidenziatore, una sorta di illuminante per le zone “a rischio”. In questo modo, con la parte ingrandita ed “evidenziata” il ginecologo osserverà la zona sospetta. Se poi avrà bisogno potrà effettuare una biopsia, quindi un piccolo prelievo della parte di tessuto che sembra “strana” da inviare a un laboratorio. Sarà quindi l’esito della biopsia a confermare o meno la natura delle lesioni, ovvero di cosa soffri. Solo a questo punto ti verrà detto cosa fare e l'eventuale terapia da seguire.

Il parere dell'esperto

Abbiamo intervistato la dott.ssa Giada Almirante, ginecologa dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e le abbiamo chiesto quali sono le patologie rilevate dal Pap test, quali non riesce a riconoscere e quando è bene iniziare con lo screening.

Il Pap test cerca di individuare precocemente alterazioni sul collo dell’utero che possono poi in futuro portare al tumore al collo dell’utero. Quindi, tutte quelle patologie cervicali benigne, precancerose o cancerose come polipi, ectropion, displasie cervicali lievi/gravi, carcinomi li possiamo individuare con questo esame di screening, ma possiamo anche trovare alterazioni cellulari legate a virus come tutte quelle collegabili al Papilloma Virus. Non riesce, invece, a trovare specifiche infezioni batteriche. O meglio, l’esame rileva che ci sono alterazioni cellulari ma non dice quale batterio: in quel caso, servirà un tampone vaginale o cervicale. Non riconosce, per esempio la Clamidia, il Mycoplasma, etc o i ceppi di papillomavirus coinvolti. Similarmente, in caso di anomalie trovate dal test come carcinomi del collo dell’utero, lesioni intraepiteliali, displasie o alterazioni ghiandolari all’interno del canale è poi necessario effettuare la colposcopia per verificare con precisione di quale anomalia si tratta.

Per riassumere: se il risultato è negativo va tutto bene. Se, invece, dovesse essere positivo, in base a cosa rileva se alterazioni cellulari o infezioni da virus (o batteri) viene effettuato un secondo esame di approfondimento che nel primo caso è la colposcopia, nel secondo è il tampone vaginale. Il Pap test è un tipo di esame molto richiesto dalle pazienti stesse che oggi ancora di più capiscono l’importanza dello screening e che quindi non solo eseguono ogni tre anni quello consigliato dal Sistema Sanitario Nazionale ma si sottopongono annualmente di propria iniziativa. I numeri lo confermano. Il consiglio? Non avere “paletti” su quando iniziare lo screening. Non c’è un’età giusta, ma è importante controllarsi già dall’inizio dell’attività sessuale.”

Fonti| AIRC, Fondazione Veronesi, Humanitas

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