Per l’Oms dobbiamo vaccinarci tutti contro la poliomielite, la prof.ssa Castagna: “È precauzione, serve a preservare l’Europa”

Il direttore dell’OMS Europa aveva definiti i mini focolai di Londra e New York come dei campanelli d’allarme, sollecitando così più di qualche timore. Il primario di Malattie Infettive del San Raffale di Milano, però ci ha spiegato che oggi non siamo di fronte a un’imminente nuova epidemia globale. l’invito a vaccinarci tutti serve per dare continuità alla massiccia campagna già avviata, che ha reso l’Europa “polio-free” dal 2002.
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Kevin Ben Alì Zinati 5 Settembre 2022
* ultima modifica il 12/09/2022
In collaborazione con la Prof.ssa Antonella Castagna Primario di Malattie Infettive dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e ordinario Università Vita -Salute San Raffaele

Ad incentivare la prevenzione e la precauzione. E a spingere all’immunizzazione quella piccola nicchia di popolazione ancora scoperta, specialmente se rappresentata dai bambini.

A questo servirebbero le parole del direttore regionale per l’Europa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Hans Kluge, con cui ha definito i recenti casi di poliomielite ritrovati tra Londra e New York come “un campanello d’allarme per tutti”, sottolineando che “tutti coloro che non sono vaccinati, o i cui figli abbiano saltato le vaccinazioni programmate, dovrebbero effettuare la vaccinazione il prima possibile”.

Ne è convinta la prof.ssa Antonella Castagna, primario di Malattie Infettive dell'IRCCS Ospedale San Raffaele, secondo cui no, non dobbiamo correre ai ripari né tantomeno temere – almeno per ora – per una nuova imminente epidemia globale pronta a colpire.

Dobbiamo invece raccogliere la raccomandazione dell’OMS e spingere sull’immunizzazione contro la poliomielite perché dobbiamo eradicare il virus una volta per tutte, continuando a tenere l’Europa «polio-free» “Essendo una malattia che ha come serbatoio solo l’uomo, è chiaro che più la protezione cresce e si diffonde, più il momento dell’eradicazione della malattia si avvicina”. 

La prof.ssa Castagna è convinta che tornare a spingere oggi sul vaccino antipolio sia strettamente necessario per bloccare altri eventuali piccoli focolai simili a quello inglese o americano. Non dobbiamo insomma lasciare al virus alcun tipo di speranza di proliferare.

“Questo «campanello d’allarme» non significa che siamo di fronte a un’emergenza. Non lo siamo. Siamo semmai di fronte a quello che ormai è stato stabilito anche nel caso del vaiolo delle scimmie: una «public health emergency of international concern». Vuol dire – ha aggiunto – che c’è una maggior attenzione sulla sorveglianza generale perché vi è circolazione del virus in zone non endemiche”.

Dopo quelle rinvenute nella rete fognaria del Regno Unito, le tracce del poliovirus ritrovate anche in alcuni serbatoi d’acqua della città di New York sono la prova che in qualche modo il virus è riuscito a uscire dalle zone del mondo dove ancora è endemico, come Afghanistan, Pakistan, Mozambico e Nigeria, riaffacciandosi in quelle «libere».

Come è stato possibile? Secondo il primario di Malattie Infettive del San Raffaele di Milano, “ci sono due vie attraverso cui, da queste aree del mondo il virus potrebbe arrivare in quelle «polio-free». Anche se si tratta di un problema limitato, dobbiamo prima di tutto tenere sempre in mente che la globalizzazione e l’interconnessione esasperata in cui viviamo oggi è sono fattori che favoriscono l’importazione di questi virus”.

No, non siamo di fronte a un’emergenza globale. L'Oms sta spingendo sulla prevenzione

Prof.ssa Antonella Castagna, primario Malattie Infettive San Raffaele Milano

L’altra possibilità in cui il poliovirus potrebbe rientrare in paesi «free», ha spiegato, sarebbe strettamente correlata a uno dei vaccini di cui disponiamo contro il virus. Accanto a quello inattivato, che utilizzano quotidianamente anche in Italia, c’è infatti il vaccino orale, basato su un virus vivente ma attenuato.

“Questo vaccino è stato molto usato in diverse regioni del mondo ma porta con sé un piccolo rischio. Con la vaccinazione per via orale, infatti, il virus, pur attenuato, viene emesso con le feci. Se queste finissero nelle tubazioni di zone del mondo in cui non c’è un’immunità importante, vi è la possibilità che si contraggano dei casi di polio chiamati VDPV, ovvero casi di polio derivati appunto dal virus usato per vaccinare”. Un po’ quanto si pensa sia accaduto a Londra.

In Europa abbiamo comunque pochi casi di poliomielite, quest’anno ne sono stati documentati 19, infettati con il virus «wild-type» (si trattava di persone che vivevano fuori dal Continente) mentre in altri 223 è stato isolato il poliovirus derivato dal vaccino. Nessun caso è stato registrato in Italia.

Dal momento però che oggi non abbiamo armi terapeutiche per curare la poliomielite, l’unica possibilità è la prevenzione attraverso il vaccino.

L’interconnessione esasperata favorisce l’importazione di questi virus da zone dove è endemico ad aree considerate "libere"

Prof.ssa Antonella Castagna, primario Malattie Infettive San Raffaele Milano

“La raccomandazione dell’OMS è dunque quella di insistere sulla vaccinazione per portare chi ancora non si è vaccinato a farlo. In Italia – ha continuato la prof.ssa Castagna – la vaccinazione contro la polio è obbligatoria dal 1966, è contenuta nella vaccinazione esavalente quindi la stragrande maggioranza dei bambini italiani è vaccinata, così come moltissimi adulti”. 

Le parole dell’OMS sarebbero dunque indirizzate a quelle piccole nicchie di genitori che hanno rifiutato di vaccinare i bambini. “Non c’è una fascia di popolazione più a rischio: diciamo che se una persona non vaccinata dovesse venire a contatto con il virus polio (ad esempio attraverso le feci di un malato), avrebbe un rischio molto maggiore di infezione rispetto ai vaccinati” ha concluso la professoressa Castagna.

Nei paesi in cui la protezione immunitaria è alta, infatti, i focolai di poliomielite sono rarissimi e il virus praticamente scompare.

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