Perché è importante la scoperta del virus dell’epatite C, che oggi è valsa il Nobel per la Medicina

Il virus dell’epatite C è stato scoperto 1989, dopo un lavoro durato più di 10 anni. E solo quest’anno, gli autori di questo importante studio sono stati premiati con il Nobel. Come mai così tanto tempo? Perché la scienza non può lavorare di corsa e solo ora è possibile fare un bilancio degli ultimi 30 anni. Finalmente l’epatite C è una malattia curabile.
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Valentina Rorato 5 Ottobre 2020
* ultima modifica il 05/10/2020

Sono passati più di 30 anni da quando il virologo britannico Michael Houghton e i virologi americani Harvey Alter e Charles Rice hanno scoperto il virus dell’epatite C e proprio per questo lavoro, datato 1989, quest’anno si sono aggiudicati il riconoscimento scientifico per eccellenza, il premio Nobel. Come mai solo ora e perché questa scoperta è così importante?

Il Comitato Nobel, guidato dal segretario Thomas Perlmann, ha dichiarato che il lavoro dei tre scienziati ha contribuito a spiegare "scientificamente" un'importante fonte di epatite trasmissibile per via ematica, che non poteva essere associata ai virus dell'epatite A e B.

L’aver individuato questo nuovo virus ha cambiato in parte la storia della medicina, perché permesso di sviluppare "esami del sangue e nuovi farmaci che hanno salvato milioni di vite”. E non solo, ma ha dato il via anche “al rapido sviluppo di farmaci antivirali diretti all'epatite C". Oggi, i farmaci antivirali possono curare più del 95% delle persone con questa infezione, riducendo così il rischio di morte per cirrosi e cancro al fegato.

Identificazione del virus dell'epatite C

Per l’identificazione del virus dell’epatite C sono state utilizzate tutte le tecniche tradizionali per anni e il virus, decisamente subdolo, è riuscito a sfuggire all'isolamento per oltre un decennio. Michael Houghton, che ai tempi lavorava per l'azienda farmaceutica Chiron, ha intrapreso l'arduo lavoro necessario per isolare la sequenza genetica del virus. Houghton e i suoi colleghi hanno creato una raccolta di frammenti di DNA da acidi nucleici trovati nel sangue di uno scimpanzé infetto.

La maggior parte di questi frammenti proveniva dal genoma dello scimpanzé stesso, ma i ricercatori hanno previsto che alcuni sarebbero derivati ​​da un virus sconosciuto. Partendo dal presupposto che gli anticorpi contro il virus fossero presenti nel sangue prelevato dai pazienti con epatite, i ricercatori hanno utilizzato i sieri dei pazienti per identificare i frammenti di DNA virale clonati che codificano per le proteine ​​virali. È stato così trovato un clone positivo. Ulteriori lavori hanno dimostrato che questo clone era derivato da un nuovo virus a RNA appartenente alla Famiglia Flavivirus ed è stato chiamato virus dell'epatite C.

Cosa significa questa scoperta?

La scoperta del virus dell'epatite C è una pietra miliare nella battaglia in corso contro le malattie virali. Grazie a questo lavoro, sono ora disponibili esami del sangue altamente sensibili per il virus che hanno sostanzialmente eliminato l'epatite post-trasfusionale in molte parti del mondo, migliorando notevolmente la salute globale.  La scoperta ha, inoltre, consentito il rapido sviluppo di farmaci antivirali diretti contro l'epatite C.

I dati sull’epatite C sono ancora oggi allarmanti, ma le cure stanno cambiando il panorama: sono stimati 70 milioni di casi di epatite C nel mondo, e il dato potrebbe essere sottostimato, e 400mila decessi all’anno. Inoltre, quest’infezione è una delle cause più comuni di trapianti di fegato.  Se in passato, però, 6 trapianti su 10 riguardavano individui con epatite C, con questi farmaci oltre il 30% delle persone in attesa di un fegato nuovo ritarda, o addirittura esce dalle liste, perché non ne ha più bisogno. E non è tutto, perché essendoci meno richiesta di fegati a causa dell'epatite c, stanno aumentando le persone che ricevono l'organo per altre ragioni, come la dipendenza da alcol, la steatoepatite non alcolica e il tumore del fegato.

Per la prima volta nella storia, la malattia può essere curata, facendo sperare nell'eradicazione del virus. Per raggiungere questo obiettivo, saranno necessari sforzi internazionali per facilitare gli esami del sangue e rendere disponibili farmaci antivirali in tutto il mondo, ma molti passi vengono compiuti ogni anno in questa direzione. E finalmente c’è profumo di ottimismo.

Fonti | Who; The Nobel Prize

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