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Piede equino: cause e trattamenti di questa deformazione del piede

Il piede equino o piede torto è una patologia congenita che se trattata fin dalla nascita può essere risolta con grandi risultati: esaminiamone insieme le cause, i sintomi e i trattamenti che vengono utilizzati per curarla.
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30 Ottobre 2021 * ultima modifica il 30/10/2021

Il piede equino è una deformità comune del piede, con un’incidenza tra lo 0,5 e i 2 casi ogni 1.000 nascite: la popolazione maschile ha il doppio delle probabilità rispetto alle femmine di presentare la condizione, e circa la metà dei casi presenta piede equino in entrambi i piedi.

Cos’è

Il piede equino, chiamato anche piede equino-varo o piede torto, è una deformità congenita del piede tra le più comuni, che può avere diversi gradi e gravità. Si tratta di una condizione derivante da un’anomalia dell’astragalo (un osso del tarso) caratterizzata da una flessione plantare, con inclinazione del calcagno verso l’interno (piede varo) e adduzione dell’avampiede (supino).

Se diagnosticato e riconosciuto durante i primi anni di vita del bambino questa condizione presenta elevate percentuali di successo nella correzione dello stesso, in concomitanza con un adeguato trattamento.

Cause

Le cause di piede equino non sono esattamente chiare: una correlazione di vari fattori di rischio genetici ed ambientali potrebbero favorirne l’insorgenza e avere un ruolo nelle sue diverse manifestazioni cliniche.

Tra i fattori ambientali che più di tutti possono essere associati alla presenza di piede equino possiamo includere:

  • abuso di fumo durante la gravidanza e assunzione di alcol;
  • carenze alimentari;
  • diabete materno;
  • posizionamento dell’utero durante la gestazione.

Per quanto riguarda i fattori genetici non sono esattamente chiari, una buona percentuale di casi presenta una storia familiare di piede equino nonostante non sia stata chiaramente identificato in che modo questa ereditarietà venga trasmessa.

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Un esempio di piede equino (o piede torto), la deformità che fa sì che le ossa tarsali siano rivolte verso l’interno.

Sintomi

La deformità del piede equino colpisce principalmente le ossa tarsali cioè quelle che costituiscono il tarso, ossia la zona del piede posizionata tra il calcagno e le ossa del metatarso. La deformità porta le ossa tarsali in posizione di massima flessione e adduzione, avvicinandole alla linea mediana del corpo, girandole verso l’interno.

Questa deformità impedisce di poter camminare correttamente sulla pianta del piede, portando il peso sull’esterno: ciò può anche causare calli, ulcere e ferite nei punti in cui il piede viene appoggiato; se non trattata, a lungo andare può causare artrosi del piede e della caviglia, molte limitazioni dell’attività motoria, fino alla zoppia grave.

Nei casi unilaterali il piede colpito si presenta più piccolo rispetto al piede sano, e il polpaccio è sottosviluppato. Nella maggior parte dei casi la deformità appare isolata, mentre in alcuni casi potrebbe essere associata ad altre condizioni come l’artrogriposi o la displasia distrofica, la spina bifida o la mielomeningocele.

Diagnosi

Il piede equino è identificabile il più delle volte tramite l’ecografia di routine del feto durante la gravidanza. Solitamente le radiografie del piede subito dopo la nascita non sono utili in quanto le ossa del tarso non hanno ancora iniziato l’ossificazione e la loro giusta formazione; possono rivelarsi utili invece nei bambini più grandi, per valutare il grado di deformità.

Nei casi in cui si sospetta un’associazione ad una sindrome sottostante sarà appropriato valutare delle indagini genetiche.

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Rimedi

Il principale metodo di correzione del piede equino è, ormai da molti anni, il metodo Ponseti, nome derivante dal medico spagnolo Ignacio Ponseti, il quale per primo curò in modo efficace questa deformazione.

Si tratta di un metodo utilizzabile già dopo le prime settimane dalla nascita, basato su una serie di manovre manipolative e gessi che permettono una correzione progressiva e graduale del piede; la chirurgia è utilizzata solamente quando necessaria, al termine della fase di utilizzo dei gessi, e ridotta alla tenotomia percutanea del tendine di Achille (un’incisione di pochi millimetri per sezionare il tendine). I gessi vengono cambiati generalmente ogni settimana.

Per mantenere la giusta correzione che si è ottenuta sarà poi fondamentale, come seconda fase della procedura, l’utilizzo di tutori che mantengano il piede in abduzione (ruotato verso l’esterno); per i primi mesi si tratterà di un tutore fisso, successivamente le ore in cui verrà indossato diminuiranno, ma occorrerà utilizzarlo comunque fino all’età di 4 anni.

Nei casi gravi di piede equino o in quelli in cui il trattamento più conservativo non ha dato i suoi frutti, potrebbe rivelarsi necessario un intervento chirurgico più importante che consiste in un allungamento delle articolazioni, dei tendini e dei muscoli. Anche successivamente a questa tipologia di intervento sarà necessario indossare un gesso fisso per un paio di mesi, nonché un tutore per un ulteriore anno.

Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Pavia, ha svolto periodi di formazione in ospedali universitari della Comunidad altro…
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