Poliomielite, la pericolosa malattia sconfitta dai vaccini

La poliomielite non circola più in moltissimi paesi, ma è ancora una malattia che spaventa, perché può provocare paralisi permanente e morte. Inoltre, chi ha la fortuna di guarire potrebbe sviluppare la sindrome post-polio, che ha sintomi simili all’infezione e si può manifestare anche decenni dopo. Non esiste una cura e l’unico modo per prevenirla è la vaccinazione.
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Valentina Rorato 8 Settembre 2020
* ultima modifica il 28/09/2020

La poliomielite è una malattia invalidante e pericolosa causata dal poliovirus, che colpisce il sistema nervoso centrale, provocando anche la paralisi. È più frequente tra i bambini piccoli, ovvero con meno di 5 anni, ma può manifestarsi anche negli adulti. Questa grave infezione non esiste praticamente più nel mondo occidentale, grazie al vaccino, ma ci sono ancora diversi Paesi che stanno lottando contro il virus della polio.

Che cos’è

La poliomielite è una malattia altamente contagiosa che può provocare la paralisi del midollo spinale e del tronco cerebrale. Il primo a descrivere questa infezione è stato un medico britannico, Micheal Underwood, nel 1789, anche se la prima epidemia in Europa risale al XIX secolo. La diffusione della polio ha raggiunto il picco negli Stati Uniti nel 1952 con oltre 21mila casi registrati (gli esperti sostengono che in realtà superassero i 50mila) e l’ultimo caso americano è datato 1979, mentre in Italia nel 1958 ci furono 8mila casi e l’ultimo malato è del 1982. È questa la data che segna il nostro paese come libero dalla polio.

La malattia è provocata da tre tipi di polio-virus (1,2 e 3), che appartengono alla famiglia dell’ enterovirus. La polio riesce a colpire in poche ore il sistema nervoso centrale, distruggendo le cellule neurali e causando una paralisi che può diventare, nei casi più gravi, totale. La poliomielite si manifesta soprattutto a livello muscolare: la perdita di tono è tale da rendere molto faticosi i movimenti, tanto da ridurre tetraplegico il malato. Nei casi più gravi, il virus riesce a paralizzare i muscoli innervati dai nervi craniali, riducendo la capacità respiratoria, di ingestione e di parola. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), 1 infezione da polio su 200 provoca una paralisi permanente.

Grazie al vaccino antipolio, sviluppato nel 1953 e reso disponibile nel 1957, molti paesi sono stati certificati liberi dalla malattia. Oltre all’Italia e agli Stati Uniti, che abbiamo già citato, anche l’America centrale e del Sud, tutta l’Europa, il Pacifico occidentale e il Sud-est asiatico. La polio è ancora persistente in Afghanistan, in Pakistan, mentre in Africa non circola più.

Cause

La causa della poliomielite è il poliovirus, che può essere trasmesso attraverso il contatto diretto con qualcuno di infetto o, meno comunemente, attraverso cibo e acqua contaminati. I poliovirus si suddividono in 3 sierotipi. Il tipo 1 è quello che più frequentemente causa paralisi e rappresenta la causa maggiore di epidemia. Il poliovirus, che fa parte della famiglia degli Enterovirus, è formato da una parte proteica, il capside, e dal genoma (RNA).

I sintomi

I sintomi della poliomielite non sono sempre ben identificabili all’inizio dell’infezione, infatti il 72% è asintomatico, mentre 1 su 4 potrebbe manifestare sintomi simil-influenzali come:

  • Gola infiammata
  • Febbre
  • Stanchezza
  • Nausea
  • Mal di testa
  • Mal di stomaco

Questi sintomi di solito durano da 2 a 5 giorni, quindi scompaiono da soli. Una percentuale minore di persone con infezione da poliovirus sviluppa altri sintomi più gravi che colpiscono il cervello e il midollo spinale:

  • Parestesia (sensazione di spilli e aghi nelle gambe)
  • Meningite
  • Paralisi o la debolezza delle braccia, delle gambe o di entrambi (colpita 1 persona su 200)

Non è tutto perché una volta superata la malattia potrebbe manifestarsi la sindrome post-polio. Anche i bambini che sembrano riprendersi completamente possono avere nuovi dolori muscolari, debolezza o paralisi da adulti, dopo un lasso di tempo molto lungo, da 15 a 40 anni dopo.

Come si trasmette

Il poliovirus è molto contagioso e si diffonde attraverso il contatto da persona a persona. La trasmissione avviene attraverso le goccioline di saliva infette (starnuti e tosse) ma anche attraverso le feci (fondamentale lavarsi bene le mani dopo essere stati in bagno). Una persona infetta può diffondere il virus ad altri fino a 2 settimane dopo la comparsa dei sintomi. Inoltre, anche gli asintomatici sono molto infettivi.

Il vaccino

Il vaccino è lo strumento numero uno in tema di prevenzione e questo farmaco ha permesso di debellare la malattia in moltissimi Paesi.  Esistono due tipi di vaccini diversi: quello “inattivato” di Salk (IPV), da somministrare con iniezione intramuscolo e utilizzato negli Stati Uniti, e quello “vivo attenuato” di Sabin (OPV), da somministrare per via orale. Il vaccino di Sabin è quello che ha realmente permesso di eradicare la poliomielite in Europa ed è raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità.

La diagnosi

La diagnosi di poliomielite avviene attraverso una visita medica, per verificare i riflessi compromessi, la rigidità della schiena e del collo o la difficoltà a sollevare la testa mentre si è distesi. Il medico potrebbe poi chiedere un tampone, l’esame delle feci o del liquido cerebrospinale per la ricerca del poliovirus.

La cura

Purtroppo non esiste una cura per la poliomielite, l’unica strada è prevenirla con la vaccinazione. I trattamenti di supporto prevedono: riposo a letto, antidolorifici, farmaci antispastici per rilassare i muscoli, antibiotici per le infezioni del tratto urinario, ventilatori portatili per aiutare con la respirazione, terapia fisica o tutori correttivi per aiutare a camminare, terapia del dolore, riabilitazione polmonare per aumentare la resistenza polmonare.  Nei casi avanzati di debolezza delle gambe, potrebbe essere necessaria una sedia a rotelle o un altro dispositivo per la mobilità.

Fonte | Epicentro; VaccinarSì

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