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Priapismo: cause e conseguenze dell’erezione dolorosa e indesiderata

Il priapismo è un’erezione anomala e dolorosa che può avere delle complicanze importanti, soprattutto in determinate condizioni: esaminiamo insieme in quali casi ciò può avvenire e come si può curare.
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27 Ottobre 2022 * ultima modifica il 27/10/2022

La frequenza di priapismo è maggiore negli uomini tra i 20 e i 50 anni; la causa principale di insorgenza (circa i due terzi dei casi) è dovuta all’utilizzo di farmaci per contrastare la disfunzione erettile.

Significato

Con priapismo si intende il disturbo in cui il pene mantiene un’erezione rigida e prolungata (si tratta di durate superiori alle 4 ore) in assenza di stimolazione, non accompagnata da desiderio sessuale, ma associata a dolore. Durante una normale erezione il pene si irrigidisce grazie all’aumento del flusso sanguigno e il rilassamento dei muscoli lisci; al termine della stimolazione normalmente il sangue defluisce dal pene mettendo fine all’erezione: quando il ritorno alla normale condizione non avviene siamo in presenza di priapismo.

L’etimologia del termine deriva dalla divinità greca Priapo, simbolo della forza generativa maschile e della fecondità della natura, spesso rappresentato con un fallo di dimensioni sproporzionate: anche per questo motivo il priapismo viene spesso erroneamente utilizzato come sinonimo di satiriasi, ossia l’aumento morboso dell’istinto sessuale maschile, dimenticando che lo stesso non provoca eccitazione o piacere in chi ne è affetto.

La patologia si suddivide in due categorie: ischemica e non ischemica; è molto importante intervenire tempestivamente, nei casi di priapismo ischemico, per evitare complicazioni successive legate al mancato efflusso di sangue, che potrebbero portare a necrosi dei tessuti con conseguenze permanenti come disfunzione erettile e impotenza.

Spesso si sente parlare erroneamente di priapismo notturno quando si presentano erezioni dolorose notturne anormali: sebbene abbia molto in comune la condizione non è associata a priapismo (solitamente durano meno di un’ora), ma da altre condizioni sottostanti che mantengono inalterate le normali funzionalità del pene durante il giorno.

Cause

Come abbiamo accennato il priapismo si suddivide in ischemico e non ischemico. Le cause quindi possono essere differenti, in base alle due categorie.

Tra le cause ischemiche possiamo elencare:

  • emoglobinopatie che impediscono al sangue di defluire normalmente dal pene: malattie genetiche dell’emoglobina, come anemia falciforme e talassemia, leucemia e mieloma multiplo;
  • assunzione di farmaci vasoattivi: ad esempio quelli per curare la disfunzione erettile, prevalentemente quelli somministrati con terapia iniettiva nel pene;
  • farmaci antidepressivi e antipsicotici;
  • anticoagulanti, beta-bloccanti, antipertensivi;
  • utilizzo di droga (soprattutto cocaina e amfetamine) e alcol;
  • processi tumorali;
  • disturbi neurologici;
  • disturbi metabolici;
  • infezioni.

Tra le cause di priapismo non ischemico, che è meno comune, possiamo trovare:

  • traumi e lesioni, al pene o al bacino o altre zone limitrofe;
  • conseguenze di interventi chirurgici;
  • malformazioni arteriose congenite.
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Si parla di priapismo nei casi in cui si verifica un’erezione dolorosa non accompagnata da stimolazioni e della durata di oltre 4 ore.

Sintomi e durata

Il priapismo è un processo patologico dovuto al rilassamento della muscolatura liscia che costituisce le arterie che porta ad un aumento del calibro dei vasi sanguigni, chiamato vasodilatazione: nel priapismo non vi è la capacità di invertire questo processo e permettere l’efflusso del sangue, per questo motivo l’erezione persiste.

Per quanto riguarda il priapismo ischemico, al rilassamento della muscolatura liscia sono associate manifestazioni quali:

  • un basso afflusso arterioso che provoca un aumento della pressione;
  • ipossia, cioè carenza di ossigeno nei tessuti;
  • dolore nella zona;
  • rigidità del pene, ma glande non rigido.

Il priapismo viene definito tale solitamente quando l’erezione ha una durata di oltre 4 ore: i danni ai tessuti iniziano a presentarsi dopo le 6 ore, mentre cambiamenti strutturali permanenti si possono sviluppare dopo le 12 ore; i danni maggiori, che possono portare alla disfunzione erettile permanente iniziano entro le 36 ore. Tra coloro che sono stati affetti da priapismo per almeno 24 ore, circa la quasi totalità ha subito dei danni permanenti, non riuscendo più ad avere rapporti sessuali dopo di esso.

I casi di priapismo non ischemico, quindi dovuti nella maggior parte dei casi da traumi o lesioni, sono generalmente indolori e solitamente si risolvono spontaneamente, senza necessità di cure mediche urgenti.

Conseguenze

Le complicazioni maggiori di priapismo si verificano nei casi di priapismo ischemico perché, come abbiamo accennato, quello non ischemico solitamente ha una prognosi favorevole, essendo causato perlopiù da condizioni meccaniche temporanee, e di solito tende a risolversi senza causare complicanze.

Nei casi ischemici il sangue che rimane intrappolato nel pene senza poter defluire per un periodo lungo viene privato dell’ossigeno e, quando la mancanza di ossigeno dura per diverse ore, si può assistere ad un danneggiamento dei tessuti. Il priapismo che non viene adeguatamente e tempestivamente trattato può portare ad una situazione di disfunzione erettile perenne e, nei casi più gravi, a necrosi e cancrena del pene.

Trattamento

La cura per ilpriapismo varierà in base alla natura dello stesso.

Nei casi di priapismo ischemico le procedure da adottare sono le seguenti:

  • drenaggio del sangue in eccesso: il sangue che non riesce a fuoriuscire dalla sede interessata viene drenato con l’utilizzo di una siringa (aspirazione);
  • assunzione di farmaci vasocostrittori;
  • eventuale chirurgia: se le procedure precedenti non portano beneficio si potrebbe optare per un intervento che permetta il drenaggio del sangue o per reindirizzare il flusso dello stesso;
  • trattamento della patologia che causa priapismo.

Nei casi di priapismo non ischemico, invece:

  • spesso il trattamento non avviene in quanto nella maggior parte dei casi si risolve senza intervento;
  • impacchi di ghiaccio e pressione nella zona perineale (tra la base del pene e l’ano);
  • eventuali interventi chirurgici per riparare lesioni dovute da traumi.
Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Pavia, ha svolto periodi di formazione in ospedali universitari della Comunidad altro…
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