
La pubertà precoce è in aumento tra le bambine. Lo ha dimostrato uno studio realizzato dagli esperti dell’Ospedale Gaslini di Genova e pubblicato sul Journal of the Endocrine Society che prende in esame i dati di 133 ragazze sospettate di essere in pubertà precoce.
La pubertà precoce (PP) consiste nella comparsa di segni di sviluppo puberale prima dell’età di 8 anni per le femmine e 9 anni per i maschi. Questa condizione può causare disagio psicologico, ma anche aumentare il rischio di alcune malattie, come diabete, malattie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore dell’apparato riproduttivo. Prima della pandemia la pubertà precoce colpiva appena un bambino su 10.000 ed è 10 volte più comune nelle bambine che nei bambini.
“Durante la pandemia di Covid-19, il numero delle bambine che abbiamo valutato per sospetta pubertà precoce è aumentato di quasi l’80% rispetto ai quattro anni precedenti, e la percentuale di bambine a cui è stata diagnosticata la pubertà precoce rapidamente progressiva è stato del 30% più alto durante il periodo pandemico. Prima della pandemia, solo il 41% delle ragazze indirizzate al nostro Istituto per sospetta pubertà precoce presentava una forma rapidamente progressiva, ma durante la pandemia la percentuale è salita al 53,5%” sottolinea Daniela Fava, pediatra della Clinica Pediatrica ed Endocrinologia.
L’obiettivo della ricerca è stato valutare l’incidenza della pubertà precoce centrale idiopatica (ICPP) nelle femmine durante la pandemia di COVID-19 in Italia rispetto all’incidenza della PP valutata nei 4 anni precedenti.
Ma quali possono essere le cause? Al momento più che cause, si può parlare di possibili fattori scatenanti, come un BMI (indice di massa corporea) più elevato nelle ragazze con diagnosi di pubertà precoce. Un rapido aumento del peso corporeo è associato all’avanzamento dello sviluppo puberale e un aumento della massa grassa corporea, in particolare del grasso viscerale, sembra svolgere un ruolo importante in questo senso.
Hanno poi probabilmente giocato un ruolo importante i cambiamenti nelle abitudini quotidiane, come la sedentarietà. “Le bambine con diagnosi di pubertà precoce durante il periodo pandemico hanno mostrato una media di 2 ore giornaliere in più (rispetto al periodo precedente) trascorse utilizzando dispositivi elettronici e 88,5% di queste hanno interrotto l’attività fisica programmata che svolgevano prima della pandemia” spiega Mohamad Maghnie, direttore della UOC Clinica Pediatrica ed Endocrinologia dell’Istituto Gaslini. A questo quadro poi si possono aggiungere, lo stress psicologico, le tensioni familiari, la situazione economica e la possibile maggiore esposizione agli interferenti endocrini.
Fonte | Ospedale Gaslini