
In Italia il 5,9% delle persone soffre di diabete. Parliamo di 3,5 milioni di persone, secondo i dati Istat riferiti al 2020, che potrebbero aumentare nei prossimi anni. A fronte della crescita del numero dei casi nei paesi occidentali, è importante sottolineare che, soprattutto grazie alle diagnosi precoci, continua a diminuire il tasso di mortalità associato alla malattia. Ma quali esami del sangue sono in grado di diagnosticare il diabete?
Prima di capire quali sono, facciamo un piccolo ripasso su questa malattia. Il diabete è una malattia che si caratterizza per la presenza di quantità eccessive di glucosio (zucchero) nel sangue. L’eccesso di glucosio, noto con il termine di "iperglicemia", può essere causato da un'insufficiente produzione di insulina o da una sua inadeguata azione. L'insulina è l’ormone che regola il livello di glucosio nel sangue.
Esistono diversi tipi di diabete. Tra i più diffusi ci sono il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Mentre il primo è una patologia cronica, autoimmune, causata da un’alterazione del sistema immunitario che va a distruggere le cellule che riconosce come estranee, il secondo si manifesta per lo più in età adulta e tardiva.
Il diabete 2 – di cui ci occupiamo in quest'articolo – è il più diffuso e rappresenta più o meno il 90% dei casi totali: si tratta di una patologia cronica in cui si manifesta una riduzione della secrezione dell'insulina, che può progressivamente peggiorare nel tempo e che si instaura su una condizione preesistente di insulino-resistenza.
Tra gli esami del sangue da fare per diagnosticare il diabete i principali sono l'OGTT, la glicemia e l'emoglobina glicata. Vediamoli uno a uno.
Il primo valore da guardare è la glicemia. Questo valore nelle analisi del sangue indica la concentrazione di glucosio nel sangue. Il glucosio è il principale "carburante" che utilizzano le cellule per lavorare. Lo attingono dall'alimentazione (zuccheri semplici e complessi) oppure dal fegato, che è il "magazzino" dell’organismo. Un'elevata concentrazione di glucosio può essere dovuta a un'alimentazione eccessiva, o a un'alterata produzione di insulina.
L'esame della glicemia si effettua dopo almeno otto ore di digiuno. La SID (Società Italiana di Diabetologia) e l’ADA (American Diabetes Association) considerano valori di glicemia a digiuno compresi tra 100 e 125 mg/dl indicativi di prediabete; mentre valori superiori a 126 mg/dl diagnostici di diabete.
Due ore dopo un pasto normale o un ‘carico’ di glucosio si considerano normali valori fra 100 e 140 mg/dl.
Per avere un quadro più completo si procede a misurare anche l'OGTT (test di carico orale di glucosio) o curva glicemica. Ancor prima che il diabete si manifesti, l'OGTT permette infatti di individuare alterazioni del metabolismo dei carboidrati.
Il diabete vero e proprio è infatti preceduto da un lungo periodo nel quale il pancreas riesce ancora a tenere sotto controllo la glicemia, sebbene a fatica. In questa situazione la glicemia a digiuno può non rivelare nessun problema, ma l’Ogtt sì.
L'OGTT viene eseguito attraverso un prelievo di sangue con misurazione della glicemia prima, e due ore dopo aver assunto una soluzione glucosata di 75 grammi per via orale. Valori di glicemia a due ore inferiori a 140 mg/dl sono da ritenersi normali, valori tra 140 e 199 mg/dl sono indicativi di prediabete, valori al di sopra dei 200 mg/dl indicano una diagnosi di diabete mellito.
Infine, l'emoglobina glicata (HbA1c) è un parametro indicativo dei livelli di glicemia ‘media’ negli ultimi 2-3 mesi. Un valore maggiore di 6,5% è diagnostico di diabete, mentre un valore compreso tra 5,7% e 6,4% è indicativo di prediabete.
Fonti | Associazione Medici Diabetologi; Santagostino; Lucea;