Quest’anno l’influenza non circola, potrebbe essere un problema per il prossimo vaccino? Risponde la prof. Angeletti

Le misure anti-Covid hanno avuto l’effetto secondario di limitare anche la circolazione dei virus influenzali, tanto che i classici malanni di stagione quest’anno sembrano del tutto scomparsi. Una buona notizia sicuramente, ma potrebbe essere più complicato sviluppare un vaccino efficace per il prossimo anno. Vediamo perché.
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Giulia Dallagiovanna 29 Gennaio 2021
* ultima modifica il 29/01/2021
Intervista alla Prof.ssa Silvia Angeletti Professore associato di Patologia Clinica e direttore dell'Unità operativa complessa Laboratorio di analisi presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma

Quest'anno l'influenza sembra praticamente scomparsa. Come ti raccontiamo nel nostro aggiornamento periodico, l'Istituto superiore di sanità ha stimato un'incidenza di circa 1,5 casi ogni mille assistiti dai medici di Medicina Generale. Tanto per darti un'idea, l'anno scorso, nello stesso periodo, i casi erano 10,5 ed erano già 2 milioni gli italiani colpiti dall'inizio della stagione fredda. Cosa sta accadendo quindi nel 2021? "Sicuramente il fatto che si sia verificata una pandemia ha influito anche sulla circolazione dell'influenza  – ci ha spiegato la professoressa Silvia Angeletti, docente associato di Patologia Clinica e direttore dell'Unità operativa complessa Laboratorio di analisi presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma. – È la prima volta che l'intera popolazione è soggetta a restrizioni agli spostamenti, all'obbligo di indossare le mascherine e al rispetto del distanziamento sociale. Le mascherine in particolare sono un dispositivo molto utile contro i virus da infezioni respiratorie, perché bloccano il passaggio dei droplets infetti da una persona all'altra.  Anche l'utilizzo di gel idroalcolico per le mani è un'ulteriore forma di limitazione alla circolazione dei patogeni. È normale quindi che per effetto delle misure anti-Covid, i casi di influenza siano diminuiti rispetto al passato".

La professoressa Silvia Angeletti. Credit photos: Ufficio stampa Università Biocampus di Roma

Non solo, ma quest'anno l'adesione alla campagna vaccinale antinfluenzale è stata così elevata, che è stato persino difficile garantire le dosi a tutti coloro che ne hanno fatto richiesta. "Misure di sicurezza e vaccini insieme ci hanno consentito di raggiungere questo risultato – prosegue la professoressa Angeletti. – Non dimentichiamoci poi che quest'anno chiunque mostrasse sintomi influenzali doveva sottoporsi restare in isolamento e prima di entrare in qualsiasi edificio pubblico veniva misurata la temperatura. Di norma invece può capitare che un bambino con la febbre venga comunque mandato a scuola o che ci si rechi sul posto di lavoro anche se non si sta bene".

Potremo mantenere alcune di queste misure in futuro, soprattutto quando saremo a contatto con persone fragili

Questa forma di educazione sanitaria che abbiamo dovuto apprendere nostro malgrado in questi ultimi mesi, potrebbe aiutarci anche una volta che la pandemia sarà terminata. Potrebbe ad esempio diventare un'abitudine indossare una mascherina ogni volta che si avvertono sintomi influenzali e soprattutto se si deve entrare in contatto con persone anziane. E ancora, si potrebbe pensare due volte se sia davvero necessario recarsi al lavoro anche quando si ha la febbre. "L'utilizzo di alcune misure di prevenzione può evitare di far circolare il virus, soprattutto in ambienti abitati da persone più fragili. Ricordiamoci infatti che i pazienti a rischio di complicanze da infezione respiratoria non sono una novità arrivata con il Covid-19. Si moriva già e si muore tuttora anche a causa di un'influenza, quando si ha una certa età o si soffre di patologie pregresse, perché le complicanze di questa infezione possono aggravare dei quadri polmonari già compromessi". Se quindi inizi a non sentirti troppo bene, magari evita di andare a trovare i nonni per un po'. Se non puoi fare altrimenti, potresti pensare di indossare una mascherina e rimanere a una certa distanza: è una forma di protezione nei loro confronti.

Ma in mezzo a tutte queste buone notizie, c'è anche il rovescio della medaglia. Dal momento che quest'anno i ceppi influenzali non hanno avuto molta libertà di circolare, potrebbe essere un problema capire su quali basi sviluppare un vaccino efficace per il prossimo anno. E se per te non è un gran problema dal momento che hai già le difese immunitarie per contrastare il virus, a farne le spese potrebbero essere di nuovi le fasce più fragili della popolazione. "Il vaccino viene prodotto sulla base dei ceppi virali isolati durante l'epidemia dell'anno precedente. Poiché quest'anno i casi sono stati pochi, ci si aspetta anche di riuscire a isolare un ridotto numero di virus. E questo potrebbe causare delle difficoltà nella composizione di una soluzione davvero efficace. È anche vero però che i ceppi in circolazione sono comunque simili tra di loro. Si potrebbe quindi utilizzare una composizione vicino a quella sviluppata negli ultimi anni". Insomma, non disperiamo.

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