Nella sala da ballo, Marilena è in attesa dei suoi corsisti. Nell’aria risuona il ritmo di un tango e dalla finestra entra una luce calda. Entro pochi minuti, quel ritmo diventerà la colonna sonora di una vera e propria terapia non farmacologica.

Coordinatrice infermieristica del reparto di riabilitazione neuromotoria dell’Istituto auxologico italiano, da qualche anno Marilena ha deciso di unire la sua competenza sanitaria alla passione per il tango argentino e nel 2012 ha registrato il metodo Riabilitango, ormai diffuso in tutta Italia. Si tratta di un metodo riabilitativo nel quale Marilena ha selezionato alcuni tra le centinaia di passi di tango esistenti, per aiutare persone con difficoltà motorie ed emotive a realizzarli facilmente in modo da migliorare, divertendosi, le proprie capacità fisiche e traendo beneficio dal contesto piacevole in cui si trovano.

Uno alla volta, gli allievi di Marilena aprono la porta ed entrano nella sala con l’enorme specchio che riflette il lucido parquet e i passi incerti di persone che, in quell’esatto momento, faresti fatica anche solo a immaginare possano ballare il tango. Cosa che, entro cinque minuti, inizieranno a fare. E anche bene.

In quella stanza, quasi tutti i presenti sono (o sono stati) affette da qualche patologia. C’è Sergio che ha una forma di Parkinson in stato avanzato, c’è Paolo che non tanto tempo fa ha subito un ictus che ha compromesso l’uso del piede, c’è Luciana che dopo la morte del marito è sprofondata in una forte depressione. Tutte persone con una storia alle spalle, tutti individui che hanno qualcosa da recuperare. Che sia la mobilità, la serenità o una vecchia, amata abitudine. Come Mario, che dopo la malattia temeva non avrebbe più potuto ballare con sua moglie e che ora, invece, partecipa alla milonga in Piazza Affari con gli altri ballerini e a volte, dopo aver spostato i mobili, balla nel salotto di casa. Perché il Riabilitango è questo che fa. Restituisce. Regala. Aiuta. E i risultati sono straordinari.