Circa otto pazienti oncologici su dieci non hanno ricevuto una valutazione nutrizionale dopo l'inizio delle cure. Lo rivela un sondaggio condotto dall'associazione no profit Loto Odv, che da anni si occupa di migliorare la consapevolezza sul carcinoma ovarico.
I dati emersi evidenziano la mancanza di un'adeguata attenzione all'aspetto nutrizionale, prima, durante e dopo le cure oncologiche.
Sebbene infatti ancora non si dia abbastanza spazio all'argomento, le condizioni nutrizionali del paziente oncologico svolgono un ruolo determinante nel percorso di cura, ma anche nella qualità di vita e nelle aspettative di sopravvivenza di quest'ultimo.
"Quando parliamo di valutazione nutrizionale parliamo di una valutazione a tutto tondo, che non riguarda solo la dieta e le abitudini alimentari del paziente, ma anche il suo stato nutrizionale e lo stato di salute correlato a quest’ultimo", spiega la dottoressa Giulia Mentrasti, Dirigente Medico in Oncologia, presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche di Ancona, che ha partecipato alla creazione dell'indagine.
Circa l'80% dei pazienti con cancro non ha ricevuto una valutazione nutrizionale dopo l'inizio delle cure, il 71% ha modificato la propria dieta in seguito ai trattamenti e solo il 36% è seguito regolarmente da un nutrizionista o da un dietologo.
Questi sono i dati allarmanti emersi dal sondaggio condotto da Loto Odv nell'ambito di una survey, che punta a costituire una base per affrontare il tema della malnutrizione dei pazienti oncologici, ancora oggi troppo spesso lasciata in secondo piano.
La malnutrizione tra i pazienti oncologici è un fenomeno più diffuso di quanto si possa pensare, nonostante il suo ruolo determinante per il buon esito delle cure. "È bene specificare – aggiunge l'oncologa – che si tratta di una percentuale variabile, compresa tra il 30% e il 70% dei pazienti. Ad esempio nelle pazienti di tumori ginecologi si attesta intorno al 50%, quindi quasi metà".
Per "malnutrizione" si intende infatti un serio problema di salute, che consiste nell'impoverimento delle riserve energetiche e dei nutrienti fondamentali, che può compromettere in maniera importante lo stato di salute di una persona.
In definitiva, è importante sottolineare come la nutrizione non sia un aspetto solo correlato al trattamento di cura, ma un elemento fondamentale di quest'ultimo.
Le condizioni nutrizionali incidono infatti anche sulla qualità di vita e sulla tolleranza ai trattamenti effettuati, in quanto possono avere un impatto sul profilo di tossicità della terapia e gli eventuali effetti collaterali.
"La presa in carico del paziente oncologico dal punto di vista nutrizionale – aggiunge Mentrasti – è innanzitutto volta a educare il paziente su tutti quei falsi miti in fatto di alimentazione, che se messi in pratica potrebbero anche peggiorare la sua condizione di salute".
Un esempio è la falsa credenza per cui dopo una diagnosi di tumore è consigliato eliminare gli zuccheri perché i tumori se ne servirebbero per crescere. Non solo si tratta di una raccomandazione priva di basi scientifiche, ma chi lo fa si espone anche al rischio di sviluppare gravi carenze dal punto di vista nutrizionale.
"In secondo luogo – aggiunge l'oncologa – la valutazione nutrizionale del paziente oncologico serve anche a monitorare le sue condizioni di salute durante il trattamento così da intervenire tempestivamente per sopperire a un’eventuale carenza, modificando la dieta, prescrivendo integratori o ricorrere alla nutrizione artificiale, qualora fosse necessaria".
Un altro problema riguarda le tempistiche. "La valutazione nutrizionale – spiega Mentrasti – andrebbe fatta al momento di diagnosi del tumore, ma anche durante il percorso di cura e alla fine di quest'ultimo. Si è infatti visto che lo stato nutrizionale del paziente può incidere in maniera sostanziale sulla sopravvivenza dei pazienti. Tuttavia, lo screening della malnutrizione nei malati oncologici deve essere effettuato nei tempi giusti, invece ancora oggi troppo spesso la diagnosi di malnutrizione arriva quando è troppo tardi e non c'è più spazio di manovra per migliorare le condizioni del paziente".