Ritorno a scuola senza misure anti-Covid: dal Ministero della Salute nessuna circolare

Per la prima volta dall’inizio della pandemia, si torna a scuola senza nessuna misura ristrettiva per prevenire i contagi. Intano però i casi di coronavirus nel Paese continuano a salire a causa della diffusione della variante Eris. L’Associazione nazionale dei presidi critica l’assenza di misure da parte del Ministero e la mancata attuazione di misure per garantire l’aerazione necessaria a limitare i contagi. Il presidente Mario Ruscono: “Basiti dall’assenza di disposizioni, limitiamo gli assembramenti tra ragazzi”.
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Maria Teresa Gasbarrone 11 Settembre 2023
* ultima modifica il 11/09/2023

Mascherine, lezioni in dad, tamponi, settimane in isolamento e mesi interi rinchiusi nelle proprie camere in attesa di tornare alla normalità. La scuola ai tempi del coronavirus è stato questo per milioni di studenti in tutto il Paese.

Oggi, 11 settembre 2023, dopo più di tre anni e mezzo, si torna a scuola per la prima volta dall'inizio della pandemia come se il Covid-19 non fosse mai esistito. O meglio, così sembra stando all'assenza di disposizioni da parte del Ministero della Salute e quello dell'Istruzione.

Tuttavia, i dati raccontano un'altra realtà, con un aumento importante dei casi di coronavirus nelle ultime settimane, a causa della diffusione della variante Eris. "Niente allarmismi", ha rassicurato il direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Francesco Vaia. "Adesso – ha dichiarato Vaia – abbiamo gli strumenti per la tutela e in questo momento sono sufficienti".

Eppure, non tutti sono d'accordo con questa visione ottimistica. Anche all'interno delle scuole. Il presidente di Anp Roma (Associazione nazionale dirigenti pubblici delle scuole) Mario Rusconi  ha fortemente criticato l'assenza di disposizioni, ma soprattutto i mancati interventi per garantire l'aerazione nelle aule e limitare la possibilità di contagio. Anche per questo il presidente Anp ha invitato il personale scolastico a evitare gli assembramenti degli alunni e ha annunciato che verranno messe a disposizione delle scuole che le chiederanno scorte di mascherine rimaste inutilizzate dai tempi della pandemia.

Scuola e Covid-19: cosa dice il ministero della Salute

Stando a quanto diffuso a oggi dal ministero della Salute e da quello dell'Istruzioni, non ci sono disposizioni specifiche sulla gestione del rischio contagi in classe.

Dopo l'inizio anticipato a Bolzano, oggi, 11 settembre, tornano sui banchi di scuola gli studenti del Piemonte, Trentino, Valle D'Aosta, mentre domani toccherà ai ragazzi in Lombardia. Il 13 settembre è il turno degli studenti di Abruzzo, Basilicata, Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sicilia, Umbria e Veneto. Il ritorno tra i banchi per gli studenti della Calabria, Liguria, Molise, Puglia e Sardegna è fissato al 14 settembre. Gli ultimi a riprendere le lezioni saranno gli allievi di Emilia Romagna, Toscana e Lazio, il 15 settembre.

A oggi, negli istituti scolastici che hanno riaperto i cancelli non sta girando nessuna circolare sull'argomento Covid-19. Possiamo quindi dedurre che per il momento non sono state previste misure restrittive anti-Covid-19.

Le misure "consigliate" in caso di sintomi

Nonostante le rassicurazioni del direttore generale della programmazione del ministero della Salute, Francesco Vaia, non tutti gli esperti si sentono di approvare questa (non) gestione del rischio contagi a scuola, soprattutto a fronte della fine dell'obbligo di isolamento per i positivi.

Il ministero della Salute lo ha stabilito nella  circolare del Ministero della Salute dell'11 agosto 2023. Nel documento, oltre a eliminare l'obbligo di isolamento di cinque giorni, si fa un punto delle misure cui oggi deve adeguarsi chi sospetta di aver contratto il coronavirus.

Nel documento firmato dal direttore della Prevenzione, Francesco Vaia, si legge che a chi risulta positivo al tampone è "consigliato":

  • Indossare un dispositivo di protezione delle vie respiratorie (mascherina chirurgica o Fff2) se si entra in contatto con altre persone;
  • Se si è sintomatici, rimanere a casa fino al termine dei sintomi;
  • Applicare una corretta igiene delle mani;
  • Evitare ambienti affollati;
  • Evitare il contatto con persone fragili, immunodepresse, donne in gravidanza, ed evitare di frequentare ospedali o RSA;
  • Informare le persone con cui si è stati in contatto nei giorni immediatamente precedenti alla diagnosi, se anziane, fragili o immunodepresse;
  • Contattare il proprio medico curante se si è persona fragile o immunodepressa, se i sintomi non si risolvono dopo 3 giorni o se le condizioni cliniche peggiorano.

Di fatto, stando a queste disposizioni, a chi è sintomatico è raccomandato a restare a casa, ma non c'è nessuno obbligo che lo vincola a farlo.

Quali rischi

La riapertura delle scuole implicherà nuove possibilità di assembramenti, sia in classe che sui mezzi pubblici. Il rischio, avvertono alcuni infettivologi, è che si favorisca un aumento dei contagi e quindi un nuovo intasamento delle corsie in ospedale.

Certo, fare allarmismo, ipotizzando un ritorno alla situazione del 2021 sarebbe solo dannoso, oltre che infondato, ma ciò non significa che la soluzione sia ignorare il problema e pensare che il coronavirus sia un problema ormai archiviato.

Sulla stessa linea si è detto Rusconi dell'Anp, che alla vigilia dell'anno scolastico ha fatto un appello ai docenti e a tutto il personale scolastico, sollecitandoli a "evitare gli assembramenti degli alunni, soprattutto in questi primi giorni di scuola". Inoltre, ha raccomandato l'uso delle mascherine per i docenti e alunni con fragilità, per limitare l'esposizione al virus.

"Siamo molto colpiti che non ci vengano date indicazioni di nessun tipo, siamo abbandonati a noi stessi. Il Covid difficilmente sarà debellato per metà settembre e siamo davvero basiti che non ci diano indicazioni sulle mascherine o sugli orari di ingresso dei ragazzi. Non sono attività che si possono fare all'ultimo. Non sono stati, inoltre, fatti i lavori di aerazione e per questo dovremo intervenire con altri strumenti, come tenere le finestre aperte", ha detto Rusconi all'Adnkronos.

Resta – ha ribadito Rusconi – il problema delle cosiddette "classi pollaio". Ovviamente, maggiore è il numero di persone nella stessa stanza, maggiore è il rischio di contagio tra i presenti: "Mi sento, poi, in dovere di lanciare un appello agli enti affinché siano più solleciti nei lavori di ristrutturazione negli istituti scolastici: avere classi con 27-28 alunni, in ambienti non grandi, non può che favorire la trasmissione di qualsiasi virus. Sarebbe, infine, prezioso che le scuole potesse riottenere quegli spazi oggi adibiti ad appartamenti dove spesso vivono figli o nipoti di bidelli oramai morti. Nella sola Roma sono 500, ma la situazione è simile anche in realtà come Napoli e Bari".

Fonte |Ministero della Salute

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