Rottura del tendine di Achille: trattamento e riabilitazione della lesione tendinea che colpisce soprattutto gli sportivi

La rottura del tendine di Achille è una lesione acuta che riguarda nella maggior parte dei casi chi pratica sport a livello professionistico, ma può succedere anche a chi pratica sport saltuariamente: esaminiamo insieme la condizione e vediamo come recuperare nel migliore dei modi.
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25 Settembre 2021 * ultima modifica il 25/09/2021

Il tendine di Achille, o tendine calcaneale, è costituito da fibre elastiche e da un rivestimento di tessuto connettivo, ha origine dal muscolo tricipite della sura e si inserisce nell'osso calcaneale; si tratta del tendine più grande del nostro corpo, con una lunghezza di circa 15 centimetri, ed ha la funzione di fornire energia elastica durante la camminata, il salto o la corsa. Tra i danni più comuni che lo possono riguardare troviamo la rottura: esaminiamo insieme quest'ultima condizione.

Cos’è

L'arto inferiore è caratterizzato dalla presenza di diversi tendini, come ad esempio il tendine rotuleo o quello del quadricipite, ma la rottura del tendine di Achille rappresenta la più comune rottura tendinea dell'arto inferiore. Si tratta di una lesione che avviene principalmente negli adulti tra la terza e quinta decade di vita: le rotture avvengono in modo brusco e acuto, causando dolore significativo. Il paziente avverte solitamente uno strappo e un suono di rottura improvviso nel sito della lesione. Il tendine solitamente si rompe tra i 2 e i 4 centimetri sopra l'inserzione calcaneale.

La rottura del tendine di Achille avviene soprattutto negli sportivi, a causa del continuo utilizzo e sovraccarico di lavoro nella zona, ma può accadere anche alle persone che praticano sport in modo intermittente, non continuativo, e non sufficientemente allenate. Tra gli sport più a rischio di lesione troviamo il tennis, il ciclismo, l'atletica e la ginnastica, con circa un milione di atleti l'anno che ne soffrono.

Sintomi

La rottura del tendine di Achille rappresenta solitamente l'evento conclusivo di un processo di degenerazione precedente.

Tra i sintomi principali della rottura troviamo:

  • dolore acuto e lacerante nella zona;
  • impossibilità nello stare eretti in piedi o flessione plantare molto debole;
  • segni di lividi nella parte posteriore;
  • discontinuità del tendine alla palpazione;
  • gonfiore.

Cause

Le cause di rottura del tendine di Achille possono comprendere:

  • improvvisa flessione plantare forzata del piede;
  • traumi diretti;
  • tendinopatie pregresse;
  • condizioni degenerative dei tendini.

Esistono delle patologie che possono essere associate a questo tipo di lesione come l'insufficienza renale cronica, la carenza di collagene, il diabete, la gotta, il lupus, i disturbi della tiroide e artrite reumatoide.

Come abbiamo già visto ne risentono soprattutto gli sportivi, tra le cause indicabili possiamo elencare:

  • scarso riscaldamento prima dell'esercizio;
  • uso prolungato di corticosteroidi che alla lunga indeboliscono i tendini;
  • sforzi eccessivi e movimenti ripetuti che causano un'eccessiva pronazione della caviglia;
  • uso di antibiotici chinolonici: spesso utilizzati nel trattamento di infezioni urinarie, comportano un rischio serio di effetti collaterali a carico dell'apparato muscolo-scheletrico e del sistema nervoso.

Diverse disfunzioni ai piedi possono agevolare la rottura del tendine, come il piede cavo, la tibia vara o il muscolo gastrocnemio (che fa parte della parte posteriore della gamba) poco flessibile e forte.

Diagnosi

Secondo stime la rottura del tendine di Achille viene erroneamente diagnosticata come distorsione della caviglia nel 20-25% dei pazienti.

In caso di sospetta rottura si eseguirà il test di Simmonds-Thompson, il cui risultato positivo conferma una rottura completa del tendine di Achille. Il test viene eseguito tramite la palpazione della gamba posteriore: con il paziente disteso prono con i piedi oltre il bordo del lettino, si comprime tra le dita il polpaccio, in condizioni normali la compressione dei muscoli provoca la flessione plantare del piede, in caso di rottura, invece, il piede rimane completamente fermo e la manovra provoca un intenso dolore.

Per escludere la presenza di fratture si può eseguire una radiografia, mentre la diagnosi di rottura può essere definitivamente confermata tramite ecografia o risonanza magnetica.

Trattamento e riabilitazione

Il trattamento per la rottura del tendine di Achille può avvenire sia tramite intervento chirurgico che in sua assenza, la sua esecuzione verrà valutata in base alla situazione, esaminando caso per caso i rischi e i benefici dello stesso. La gestione iniziale, invece, è la stessa per ogni tipologia successiva di azione, e prevede:

  • riposo;
  • elevazione della parte;
  • controllo del dolore;
  • rinforzo funzionale.

Il trattamento non chirurgico solitamente viene prediletto per i pazienti che non necessitano di un ritorno all'attività fisica o con stili di vita sedentari, e prevede l'utilizzo di serial casting, ossia delle ingessature correttive progressive da intercambiare nel tempo, che offrono stadi diversi di riabilitazione, o l'utilizzo di ortesi, che garantiscono immobilizzazione e una successiva rieducazione funzionale; la soluzione non chirurgica prevede quindi tempi di recupero più prolungati, e un maggior rischio di nuova rottura.

In caso di intervento chirurgico lo scopo dello stesso sarà di sutura delle estremità strappate nel minor tempo possibile per evitare la retrazione delle stesse, e prende il nome di tenorrafia achillea, un intervento che richiede piccolissime incisioni, quindi poco invasivo; la chirurgia implica, oltretutto, una minor probabilità di recidiva, ma allo stesso tempo potrebbe avere maggior rischi di complicanze rispetto al trattamento non chirurgico.

L'intervento è solitamente prescelto per coloro che hanno necessità di tornare operativi nel minor tempo possibile (ad esempio gli sportivi), ma in ogni caso il riposo post intervento è fondamentale: la caviglia verrà poi immobilizzata con un tutore in equinismo per circa 2-3 settimane e successivamente con un tutore in flessione neutra per 4 settimane.

Sono previsti in entrambi i casi la terapia fisica, accompagnata da attività leggere come il nuoto, la bicicletta, o la camminata, anche dopo l'operazione chirurgica (di solito dalla quinta settimana post intervento), per riabilitare i movimenti, la funzionalità e la muscolatura della gamba e della caviglia.

Prevenzione

La prevenzione dell'infortunio si basa su una corretta informazione sulle modalità di riscaldamento prima dell'attività fisica e di esercizi durante l'attività, ed è orientata principalmente verso i non sportivi.

È molto importante eseguire esercizi che permettano un buon allungamento e rafforzamento della muscolatura del polpaccio e della zona posteriore della gamba, nonché, soprattutto per coloro che non svolgono sport regolarmente, esercitarsi in modo graduale e progressivo, senza esagerare.

Anche l'abbigliamento, soprattutto le calzature, devono essere adeguati, cercando di evitare superfici troppo dure dove svolgere i propri allenamenti.

Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli studi di Pavia, ha svolto periodi di formazione in ospedali universitari della Comunidad altro…
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