Sai cosa succede al tuo cervello quando discuti con qualcuno?

Discutere con qualcuno perché semplicemente non si è d’accordo su qualcosa può alterare non solo il tuo stato d’animo, ma anche l’attività cerebrale che, in questo caso va un po’ in tilt. Lo spiega uno studio condotto all’Università di Yale e alla University College di Londra.
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Gaia Cortese 27 Gennaio 2022
* ultima modifica il 27/01/2022

Andare d’accordo fa funzionare meglio il cervello. A sostenerlo è un recente studio condotto all’Università di Yale e all’University College di Londra, pubblicato su Frontiers of Human Neuroscience che ha dimostrato come discutere o litigare possa avere degli effetti nopn solo sul tuo stato d'animo, ma anche sulla tua attività cerebrale.

Lo studio ha coinvolto 38 persone adulte a cui è stato chiesto di dire se erano d’accordo o meno in risposta a una serie di affermazioni come: “I videogame sono una perdita di tempo”,“la marijuana dovrebbe essere legalizzata”, “il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un diritto civile” e così via.

Utilizzando una tecnologia di imaging, i ricercatori sono stati in grado di registrare l’attività cerebrale dei partecipanti allo studio, durante le discussioni. Hanno così scoperto che quando le persone erano d’accordo su un argomento, l’attività cerebrale era armoniosa e si concentrava sulle aree sensoriali della corteccia cerebrale come per esempio la vista o l'udito. Diversamente, durante una disputa o quelle volte in cui non si era d’accordo, le stesse aree del cervello erano meno attive, e l’attività aumentava nei lobi frontali del cervello, più concentrata sul controllo dei movimenti volontari, come la coordinazione dei movimenti volontari o l'esecuzione di varie attività motorie.

In pratica è come se entrambi i cervelli delle due persone che discutono facessero molta più fatica a lavorare, trovandosi impegnati maggiormente nelle risorse emotive che inevitabilmente vanno a disturbare quelle cognitive. L’esempio più chiaro che può spiegare cosa succede nel cervello durante una discussione è immaginare un’orchestra in cui i musicisti suonano due melodie diverse. Insomma, un pessimo concerto.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.