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Salmonella nel kebab e nella carne di pollo: l’allerta dell’EFSA e come proteggersi

L’Autorità per la sicurezza alimentare europea ha segnalato 335 casi di Salmonella enteritidis ST11 in tutta Europa, due dei quali sarebbero stato registrati proprio in Italia. Per proteggersi dal batterio, oltre alla classiche norme igienico-sanitarie, è importante cuocere gli alimenti, specialmente la carne di pollo, ad alte temperature.
Kevin Ben Alì Zinati 7 Novembre 2023
* ultima modifica il 07/11/2023

Aumentano i casi di salmonella legata al consumo di carne di pollo contaminato. Se fino a qualche settimana fa era una situazione europea che potevamo guardare con un po’ di distanza, ora tra i paesi coinvolti ci è finita anche l’Italia.

Secondo l’Autorità per la sicurezza alimentare europea ad oggi sarebbero stati registrati 335 casi di Salmonella enteritidis ST11 in tutta Europa, 2 dei quali proprio nel nostro paese.

I cluster infettivi hanno interessato 14 Paesi europei, Regno Unito e Stati Uniti costringendo 9 persone al ricovero ospedaliero e, sfortunatamente, anche un decesso in Austria.

La colpa, ancora una volta, è da ricercare nella carne di pollo e in particolare nel kebab di pollo. Stando alle analisi effettuate dall’Efsa in collaborazione con gli Ecdc, la maggior parte degli alimenti positivi campionati provenivano dalla Polonia.

“Sebbene i dati sulla tracciabilità degli alimenti facciano risalire a produttori situati in Polonia (7 produttori) e in Austria (1 produttore), non è stata trovata alcuna evidenza microbiologica di una contaminazione all’interno di tali strutture – si legge nel report pubblicato dall’Efsa il 26 ottobre 2023 – Gli scienziati si aspettano nuovi casi di questo focolaio multi-paese, in quanto la fonte non è ancora stata individuata”.

Sulla base delle informazioni raccolte, kebab di pollo e carne di pollo contaminati sono i veicoli plausibili dietro le infezioni umane riportate in questi tre cluster. In assenza di prove microbiologiche conclusive e di una tracciabilità completa, ha specificato l’Efsa, il ruolo dei produttori finali identificati, dei loro fornitori di carne e il possibile coinvolgimento di altri operatori del settore alimentare come fonti di infezioni non possono essere confermati o esclusi.

A far alzare l’asticella dell’attenzione da parte delle autorità internazionali non è stata tanto la presenza dell'infezione in sé quanto il rapido aumento dei casi rispetto allo agosto quando erano 134.

Oltre a quelli già citati, ci sarebbero altri paesi coinvolti: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Slovenia e Svezia.

Segnalata per la prima volta nel 1886, la salmonella rappresenta l’agente batterico più comunemente isolato in caso di infezioni umane derivate dagli alimenti.

Si presente in natura con più di 2000 varianti, con due ceppi più frequenti ovvero la salmonella typhimurium e, appunto, la salmonella enteritidis.

La gravità dei sintomi di un’infezione da salmonella può variare da semplici disturbi del tratto gastrointestinale come nausea, vomito e diarrea uniti a febbre e dolore addominale fino a forme più gravi.

Sto parlando di batteriemie o infezioni focali a carico per esempio di ossa e meningi: queste forme colpiscono più spesso i fragili come gli anziani, i bambini e individui con un sistema immunitario debole e compromesso.

La sintomatologia di una salmonellosi può insorgere tra le 6 e le 72 ore dall’ingestione di alimenti contaminati e può perdurare anche per 4-7 giorni.

Nella maggior parte delle volte il decorso di un’infezione simile è benigno: come hai visto, però, a volte l’infezione può aggravarsi al punto tale da rendere necessario il ricovero o condurre l’individuo alla morte.

Come proteggersi dalla salmonella? Considera che se presente in un alimento, puoi eliminare il batterio con una cottura ad almeno 70°C. Nel caso di carne di pollo, è necessario cuocere completamente anche la parte più interna.

L’effetto protettivo della cottura però si vanifica se si dovessero tagliare gli alimenti con posate utilizzate prima su altri alimenti crudi e quindi potenzialmente contaminati. Ricordati bene quindi di fare eseguire tutti i passaggi con calma e precisione.

Altre misure di prevenzione includono norme igieniche di base che possono risultare molto efficaci e si basano su semplici precauzioni di natura igienico-sanitaria e comportamentale.

Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, per diminuire il rischio di salmonellosi, è quindi importante:

  • lavare frutta e verdura prima della manipolazione e del consumosanificare tutti gli utensili e i macchinari usati per la produzione di alimenti
  • lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti
  • refrigerare gli alimenti preparati in piccoli contenitori, per garantire un rapido abbattimento della temperatura
  • cuocere tutti gli alimenti derivati da animali, soprattutto pollame, maiale e uova
  • proteggere i cibi preparati dalla contaminazione di insetti e roditori
  • evitare (o perlomeno ridurre) il consumo di uova crude o poco cotte (per esempio, all’occhio di bue), di gelati e zabaioni fatti in casa, o altri alimenti preparati con uova sporche o rotte
  • consumare solo latte pastorizzato
  • evitare le contaminazioni tra cibi, avendo cura di tenere separati i prodotti crudi da quelli cotti
  • evitare che persone con diarrea preparino alimenti destinati alla ristorazione collettiva e assistano soggetti a rischio (bambini, anziani, ammalati).

Se te lo stai chiedendo, la riposta è no: ad oggi ancora non abbiamo a disposizione in vaccino. Questo è dovuto sopratutto alla grande varietà di salmonelle non-tifoidee esistenti.

Fonti | Istituto Superiore di Sanità; Efsa

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