Sanificare gli ambienti o disinfettare? L’Istituto superiore di sanità fa chiarezza

Termini che sono stati ampiamente utilizzati in occasione della riapertura di negozi e locali, ma cosa significano davvero? A volte tenderai infatti a usarli in modo poco corretto quindi vediamo insieme cosa si fa effettivamente negli esercizi commerciali che stanno ripartendo.
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Giulia Dallagiovanna 21 Maggio 2020
* ultima modifica il 23/09/2020

Questi ultimi giorni sono stati caratterizzati dagli annunci di sanificazione e riapertura di diversi bar e negozi. Ciascuno di loro ha giustamente festeggiato per la ripresa delle attività e nel tentativo di rassicurare i clienti ha postato sugli account social immagini di persone con tuta protettiva bianca che, armati di apposito strumento, sparava per il locale una nube chimica che doveva uccidere ogni germe. Non solo, ma se secondo le nuove direttive questa operazione dovrà essere fatta sempre più spesso, anche quotidianamente, per ridurre il più possibile il rischio di contagio da Covid-19. Facciamo però ancora un po' di confusione con i termini. Vediamo allora cosa spiega sull'argomento il rapporto dell'Istituto superiore di sanità.

I termini

Prima di tutto facciamo un po' di chiarezza sui termini, che il più delle volte utilizzerai senza aver compreso fino in fondo il loro significato.

Sanificazione

Quando si sanifica un ambiente si mettono in atto tutta una serie di operazioni e protocolli che comprendono la pulizia, la disinfezione, ma anche una buona qualità dell'aria che deve essere mantenuta garantendo un costante ricambio.

Disinfezione

Più specifico rispetto alla sanificazione, si riferisce proprio all'utilizzo di prodotti che, appunto, disinfettino, cioè elimino ogni traccia di virus nelle stanze, sulle superfici e su ogni materiale dove queste potrebbero essersi depositate. I prodotti utilizzati devono però essere autorizzati dal Ministero della Salute e riportare quindi il numero di registrazione sull'etichetta.

Igienizzazione

Igienizzare è un'azione molto più comune rispetto a quelle di cui ti ho parlato prima. Significa semplicemente pulire ed eliminare eventuali sostanze nocive presenti nell'ambiente. In poche parole, è quello che fai anche a casa tua, utilizzando prodotti che magari vengono indicati come contro germi e batteri, ma non riportano l'autorizzazione del Ministero. Sono utili dunque per rendere una stanza igienica e vanno benissimo per la tua abitazione e per i locali in tempi normali. Non significa però che l'ambiente sia disinfettato.

Detersione

Anche in questo caso di parla di una normale azione quotidiana. Se rimuovi lo sporco, e di conseguenza anche i microbi che questo può contenere, avrai deterso la stanza o un tessuto. Nessuno dei due risulterà però disinfettato. In tempi di Covid si deterge un ambiente prima di utilizzare i disinfettanti veri e propri perché lo sporco ne ridurrebbe l'efficacia.

Sterilizzazione

Questo invece non lo avrai mai fatto in casa tua e non è nemmeno necessario che una qualsiasi attività economica lo metta in pratica. Si tratta di un processo che viene eseguito soprattutto negli ospedali o in alcune fabbriche in cui si rende necessario e serve per distruggere in modo mirato ogni microorganismo che possa rappresentare una possibile minaccia per la salute.

Cosa pulire?

Se sei proprietario di un negozio o di un bar, l'Istituto superiore di sanità raccomanda di sanificare l'ambiente sia prima della riapertura che dopo ogni chiusura. E non si tratta solo del pavimento o di tavolini e sedie, ma anche degli arredi in tessuto. Dovrai dunque assicurarti che vengano puliti con cura anche eventuali tappeti, tende, imbottiture di divani o di sedie e tutta la merce esposta, anche se sono vestiti.

Quanto resta il virus sulle superfici

La ragione per cui bisogna sanificare tutto per bene è che le particelle virali, come ben saprai, vengono emesse nell'aria e si depositano poi sulle superfici. Certo, non ci rimangono per sempre perché in mancanza di altri organismi ai quali attaccarsi il virus muore, però il tempo di permanenza può essere sufficiente per innescare nuovi contagi. Pensa ad esempio se sposti la sedia per essere più comodo e se poi inavvertitamente ti tocchi il viso. In caso di oggetto contaminato anche tu rischi di infettarti.

Ma quanto resta il virus sulle superfici? Per la verità ti avevamo già spiegato cosa diceva in proposito uno studio americano pubblicato sul New England Journal of Medicine. Anche l'Istituto superiore di sanità, però, ha fatto alcuni chiarimenti.

I materiali più a rischio sono acciaio inox e plastica: qui le particelle rimangono attive anche per 4 giorni, prima di morire ed essere innocue. Per quanto riguarda le banconote, invece, si scende a due giorni e lo stesso periodo vale anche per vetri e finestre. Sui tessuti e sulle imbottiture rimane per un giorno solo, mentre sulla carta se va dopo appena 30 minuti.

I materiali più a rischio sono plastica e acciaio inox, dove può restare anche per 4 giorni

In generale, dopo 7 giorni su nessuna superficie veniva più rilevata nemmeno una minima traccia del virus. In teoria dunque in locali che sono rimasti chiusi per un paio di mesi non dovrebbe essere presente nessuna particella virale attiva, ma in casi come questo è sempre meglio essere più prudenti.

Quali prodotti usare

Poiché si parla di sanificazione, dovrai ricorrere ai disinfettanti approvati dal Ministero della Salute. Più nello specifico, i prodotti più utili in questa occasione sono quelli a base di: etanolo, sali di ammonio quaternario, perossido di idrogeno e sodio ipoclorito. Per quanto riguarda la quantità da usare è, come sempre, indicata direttamente sull'etichetta. Sarebbe comunque meglio che tu affidassi questa operazione a un'impresa specializzata.

Prima però dovrai assicurarti di aver dato una prima pulita con acqua e detergenti comuni, in modo da rimuovere lo sporco che, come ti dicevo io, può rendere i prodotti sanificanti meno efficaci.

Fonte| "Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza COVID-19: superfici, ambienti interni e abbigliamento", pubblicato dall'Istituto superiore di sanità il 15 maggio 2020

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